Quali prospettiva si aprono per l’economia italiana in questo primo scorcio d’anno e nei mesi a venire? Provano a rispondere alla domanda gli uomini di Hsbc, che in un report hanno aggiornato le proprie previsioni per l’Europa, tenuto conto della politica della Bce, della politica fiscale europea, dell’avvio dei colloqui che dovranno portare entro il 2019 alla Brexit e delle prossime elezioni politiche in Francia e in Germania.
Per quanto riguarda l’Italia, in particolare, gli analisti si dicono sorpresi del risultato ottenuto nel terzo trimestre del 2016 dal Pil tricolore, cresciuto dello 0,3% trimestre su trimestre, superando così sia il risultato di periodo della Francia (0,2%) sia della Germania (0,2%) cosa che non accadeva dal secondo trimestre del 2005. A contribuire a questi dati positivi è stata la forte performance della produzione industriale (che rappresenta circa il 20% dell’economia italiana), che grazie ad un incremento dell’1,1% trimestre su trimestre ha contribuito con 0,2 punti percentuali alla crescita complessiva del periodo.
Ne è seguita una forte crescita degli investimenti (+0,8% trimestre su trimestre) in particolare nel settore dei macchinari e delle attrezzature e in quello dei trasporti. Il consumo interno tuttavia è rimasto debole, crescendo del solo 0,1% nel terzo trimestre, il ritmo più lento registrato dal terzo trimestre del 2014. Secondo gli esperti di Hsbc ciò suggerisce che l’impatto dei prezzi bassi del petrolio sull’inflazione (peraltro in queste ultime settimane in via di rialzo, ndr) e il recente calo della fiducia dei consumatori potrebbe aver influito sulla spesa dei consumatori.
L’occupazione continua invece a deludere, essendo rallentata anche nel terzo trimestre dell’anno appena trascorso, probabilmente anche a causa della graduale eliminazione degli incentivi fiscali per le imprese per assumere lavoratori a tempo indeterminato, “che potrebbe anche aver ulteriormente contribuito al rallentamento dei consumi”.
La buona notizia è che la produttività del lavoro appare migliorata (su base annua si tratta della prima volta dalla fine del 2011), mentre l’inflazione, ancora solo marginalmente positiva (+ 0,1% a novembre, dato poi salito a +0,4% a fine dicembre), rimane indietro rispetto al resto dell’Eurozona “a causa dell’aumento degli stipendi derivanti dalle riforme del mercato del lavoro”.
Nel quarto trimestre secondo gli uomini di Hsbc si dovrebbe assistere a un’inversione dell’andamento negativo delle esportazioni nette registrato nel terzo trimestre (quando le esportazioni erano cresciute solo dello 0,1%, anche se questo accadeva dopo l’ottima performance nel secondo trimestre, pari al +2,3%). Le Pmi a livello globale si sono riprese nel recente periodo, cosa ha contribuito anche a una crescita robusta di quelle italiane.
Tuttavia, altri indicatori, dalla fiducia dei consumatori a quella delle imprese, suggeriscono che la dinamica di crescita sia destinata a rimanere nel complesso debole. Pertanto, escluso il commercio, il quarto trimestre potrebbe vedere un rallentamento rispetto alla forte crescita del trimestre precedente (in cui le scorte hanno aggiunto 0,1 punti percentuali alla crescita), con gli analisti che si attendono un calo a 0,1% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.
Se ciò verrà confermato dai dati, si dovrebbe registrare pertanto una crescita del Pil dello 0,9% per l’intero 2016. Sul prossimo futuro grava un’incertezza fondamentale, legata al fallimento del referendum sulla riforma costituzionale e alle successive dimissioni del premier Matteo Renzi. Nel breve termine, tuttavia, gli esperti non vedono “alcuna ragione per modificare le nostre previsioni di crescita dell’Italia per il 2017 (+0,6%)” e per il 2018 (+0,8%).
Infatti “la fiducia dei consumatori era già diminuita prima del referendum e non crediamo possa diminuire ulteriormente, dato che il referendum non ha scatenato una grave crisi politica in Italia”. Nello stesso periodo, peraltro, la Germania dovrebbe crescere dell’1,6% (quest’anno) e dell’1,7% (l’anno venturo), la Francia dell’1 e dell’1,1%, la Spagna addirittura del 2,5% e del 2% e l’Eurozona, in media, dell’1,2% e dell’1,3%. Come dire che l’Italia è destinata a rimanere la Cenerentola d’Europa, almeno in termini di ripresa economica, facendo peggio di tutti gli altri stati membri (ma anche delle altre economie europee, Russia compresa).