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Grecia verso l’uscita dall’euro, no dei creditori al piano di salvataggio

I ministri delle Finanze dell’Eurozona rifiutano la richiesta greca di estendere il programma di salvataggio in scadenza il 30 giugno. Intanto il premier sottopone ai cittadini la proposta dell’Europa. “Un no per respingere l’insulto”. Ma i primi sondaggi sembrano già contro di lui.
A cura di Biagio Chiariello
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Il referendum annunciato da Alexis Tsipras ha praticamente contribuito alla rottura dei negoziati con i partner europei e rischia di innescare la clamorosa uscita della Grecia della zona euro. Ieri pomeriggio, per la prima volta i ministri dell’economia di Eurolandia si sono riuniti a Bruxelles senza la partecipazione della delegazione greca all’Eurogruppo. "Non sono state le istituzioni ad andarsene dalla trattativa, sono stati i greci", così il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, durante la conferenza stampa al termine del summit convocato in via straordinaria. "Se i negoziati sono finiti è perché Atene ha detto che quello che stava sul tavolo meritava un no". Ora le speranze di evitare il default per la Grecia sono ridotte al lumicino. L'Ue però lascia una piccola speranza: "Continueremo a lavorare con la Grecia. Ma se il governo seguirà il percorso che ha delineato il programma di aiuti finirà". Se la Grecia dovesse chiedere nuovi aiuti "siamo pronti a fornire supporto".

Schiaffo ad Atene: stop agli aiuti

“Abbiamo inserito le nostre conclusioni in un comunicato che non è stato accettato dal rappresentante della Grecia", ha aggiunto il presidente dell'Eurogruppo. "Il programma di aiuti scade il 30 giugno e non abbiamo più tempo", e "i greci devono capire i rischi che stanno correndo", sottolinea, constatando "con grande dispiacere" che le trattative sono fallite. Il ministro dell'Economia italiano, Pier Carlo Padoan, rassicura comunque che “non c'è nessun rischio contagio per l'Italia". E non manca una stoccata al governo di Atene: "Le loro scelte sono state inadeguate".

Tsipras indice il referendum, ma rischia di perdere

Ad ogni modo il Parlamento greco ha dato l’ok alla mozione di Tsipras, per indire il 5 luglio un referendum sulla proposta "prestiti contro riforme" avanzata dai creditori, Ue-Bce-Fmi e Esm. La domanda sarà se accettare la richiesta, ma il premier spinge perché la risposta sia "no". Ma il primi sondaggio sulle intenzioni di voto, realizzato dalla società demoscopica Alco, lasciare intendere come il popolo greco sia favorevole ad un nuovo piano di restrizioni in cambio di nuovi aiuti economici. I ‘sì’ sono al 57%, contro il 29% di no, mentre il resto è di indecisi. “Non abbiamo voluto accettare la morte lenta dell’economia greca – aveva detto il capo del governo di Atene nel suo intervento alla tv in cui annuncia l’intenzione del referendum -. In ogni caso la nostra volontà per individuare una soluzione percorribile sarà sempre sul tavolo. La Grecia non è semplicemente un turista nella Ue, è un membro con la stessa dignità e gli stessi diritti degli altri”.

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