La Grecia sembra ormai a un passo dall’intesa con i propri creditori internazionali per un nuovo pacchetto di aiuti per poco meno di 54 miliardi che, in cambio di una manovra che vedrebbe l’eliminazione graduale delle “pensioni baby”, l’estensione dell’aliquota Iva ordinaria anche alle isole e 13 di miliardi di euro di tagli alla spesa pubblica, dovrebbe, secondo le anticipazioni circolate nelle ultime ore in borsa, essere suddiviso tra 30-35 miliardi di misure a favore della crescita e i restanti 25-30 miliardi per garantire il puntuale rimborso dei prestiti accordati da Bce e Fmi da qui al 2018.
Accanto a tali fondi vi sarebbe poi la necessità di reperire, possibilmente sul mercato dei capitali privati (ma non escludendo il ricorso allo strumento di ricapitalizzazione diretta europea, una nuova linea di credito sinora non utilizzata) altri 10-14 miliardi necessari a ricapitalizzare il sistema bancario, che al momento avrebbe una riserva di liquidità per non più di 750 milioni di euro (ossia meno di una giornata di prelievi ai ritmi raggiunti prima dell’introduzione del limite di 60 euro al giorno per correntista greco), dopo che la Bce ha già iniettato circa 89 miliardi di liquidità attraverso il programma Ela.
A Piazza Affari come sui principali listini europei le voci di un probabile via libera all’accordo, corroborate dalle dichiarazioni del presidente francese Francois Hollande, secondo cui la proposta inviata ieri sera da Alexis Tsipras ai rappresentanti delle Istituzioni (Bce, Fmi e Ue, che già in serata potrebbero esprimersi) è “seria, credibile”, hanno fatto festa anzitutto i titoli del settore bancario, in quanto evitare la Grexit servirà anche all’Italia a evitare un ulteriore rialzo dei tassi e dunque un calo delle quotazioni dei titoli di stato (di cui restano pieni i portafogli delle banche italiane, che per questo continuano a mostrare un andamento strettamente correlato ad essi).
Ma a fare festa sono anche titoli di società come Terna che potrebbero approfittare della ripresa del processo di privatizzazioni delle principali infrastrutture greche. Tra queste vi è infatti Admie, gestore della trasmissione elettrica greca, il cui 66% dovrebbe tornare a prendere la via del mercato come sarebbe dovuto accadere lo scorso anno, prima che Tsipras bloccasse il piano di privatizzazione varato dai precedenti governi di Atene. Assieme ad Admie sul mercato finiranno anche i porti del Pireo e di Salonicco (il calendario per presentare le offerte sarà reso noto entro il prossimo ottobre, si è impegnato Tsipras), che interessano al colosso olandese Moeller-Maersk e alla cinese Cosco, gli aeroporti regionali, che invece interessano ai tedeschi di Fraport (gestore dell’hub di Francofort) e il vecchio aeroporto Hellenikon, che sembra interessare al Qatar. Verrebbero infine vendute anche le quote di minoranza del gestore telefonico Ote, già finito sotto controllo tedesco.
Ma se la riapertura del “banchetto” delle privatizzazioni scatena gli appetiti di colossi mondiali, anche i piccoli investitori privati sembrano sempre più attratti dalla Grecia, in particolare dal suo mercato immobiliare, per cercare di approfittare dei bassi prezzi attuali per comprare e attendere che una volta superata la crisi i prezzi risalgano. La Grecia come la Calabria di alcuni decenni fa? Possibile, di certo l’interesse sta crescendo: secondo il sito Immobiliare.it, ad esempio, da lunedì scorso, il giorno dopo la vittoria del “no” al referendum, mentre le ricerche immobiliari effettuate da utenti in Grecia sono calate in media del 38%, quelle arrivate dall’estero sono aumentate mediamente del 60%.
Dati che sembrerebbero indicare una “riscoperta” della Grecia (certamente anche a causa della forte copertura mediatica delle ultime settimane) da parte di piccoli e grandi investitori immobiliari di tutto il mondo, un segnale che fa ben sperare per un mercato che sta vivendo la seconda crisi dopo quella che seguì le Olimpiadi del 2004 e che ha già registrato una prima forte contrazione dei prezzi. A guardare con più attenzione alle opportunità del mercato immobiliare greco appaiono essere le nazioni più vicine e quelle storicamente legate alla Grecia: in primis la Russia, con un aumento del 244% nelle ricerche rispetto al periodo precedente alla proclamazione del referendum, quindi l’Italia (+194%), la Francia (+156%) e la Turchia (+105%). Per ora gli unici a non interessarsi al mattone ellenico sono i tedeschi: le ricerche di immobili greci effettuate dalla Germania sono infatti calate del 5%. Chissà se è un disinnamoramento legato alle tensioni di questi giorni o è il segnale di un amore finito per sempre?