Governo Meloni pensa a una tassa sugli extraprofitti delle banche, quali sono le ipotesi
Ancora una volta la maggioranza si divide sul tema degli extraprofitti delle banche, ma anche delle assicurazioni e delle grandi aziende energetiche. Quei settori, insomma, che negli ultimi anni hanno visto schizzare verso l'altro le entrate grazie a una serie di circostanze – la guerra in Ucraina, il caro energia, e per quanto riguarda le banche soprattutto il rialzo dei tassi d'interesse per opera della Bce. Da una parte, Fratelli d'Italia e Lega vogliono ragionare su un "contributo solidale", un prelievo che potrebbe valere l'1-2% degli extraprofitti degli ultimi 12 o 24 mesi. Dall'altra, Forza Italia chiude su tutta la linea.
La questione è simile a quella che si presentò poco più di un anno fa, quando il governo annunciò una tassa sugli extraprofitti delle banche. Nei mesi successivi, poi, arrivò una completa retromarcia sulla questione, tanto che gli incassi furono pari a zero. Infatti, dalle opposizioni anche questa volta il dibattito interno è visto con scetticismo. Ma al governo, in vista della manovra, un'entrata aggiuntiva attorno al miliardo di euro potrebbe fare molto comodo per far quadrare i conti.
La proposta di FdI e Lega sul "prelievo solidale"
Il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti ha parlato di un "contributo di solidarietà" senza "intenti punitivi verso alcuno, richiamando tutti ad un autentico spirito di solidarietà a sostegno del Sistema Paese". Anche Matteo Salvini ha affermato: "Ci stiamo lavorando. Realtà importanti come quelle bancarie, finanziarie, assicurative che magari spesso pagano all’estero tasse più basse rispetto a quelle che i lavoratori italiani pagano in Italia, sicuramente faranno la loro parte".
Il governo avrebbe già avviato un confronto informale con il settore bancario, per evitare scontri. A conferma di questa linea ci sono diverse dichiarazioni: "Serve rispetto per il settore bancario e assicurativo", e c'è bisogno di "dialogo", ha detto il sottosegretario all'Economia Federico Freni, sostenendo che "in ogni Paese civile ogni cosa che si fa è frutto di collaborazione concordata nell’interesse generale".
Le obiezioni di Forza Italia
Tuttavia, la linea di Forza Italia è stata decisa finora: "Se si può concordare con le banche affinché diano un aiuto, un contributo alle casse dello Stato, è un’altra cosa. Siamo contrari a qualsiasi tassa sugli extraprofitti. Si danneggerebbero le banche di prossimità e si creerebbe incertezza sui mercati a danno dell’Italia", ha detto il leader Antonio Tajani. La possibilità, invece, sarebbe quella di "aprire un tavolo di confronto con le banche per trovare la soluzione migliore", senza "imposizioni dall'alto".
L'ipotesi di un prelievo una tantum sui profitti delle banche
L'idea, insomma, sembra quella di evitare di parlare di "tassa sugli extraprofitti", e provare a trattare con le banche per ottenere un contributo di qualche tipo. Il punto di partenza per i ‘negoziati' sarebbe un prelievo una tantum sui profitti degli ultimi 12 o 24 mesi, pari all'1% o 2% del profitto ‘extra' rispetto alla media di un certo periodo precedente. Ad esempio, se una banca negli ultimi anni ha incassato 2 miliardi di euro all'anno, e nel 2024 ne ha avuti 6, si parlerebbe dell'1% o 2% della differenza, quindi 4 miliardi.
Quanto valgono gli extraprofitti delle banche in Italia
È un dato di fatto che negli ultimi anni i profitti delle banche italiane siano cresciuti moltissimo. Le stime di Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) parlando di circa 25 miliardi di euro nel 2022, circa 40 miliardi nel 2023 e una proiezione di oltre 50 miliardi di euro nel 2024. In più, un rapporto di Unimpresa ha stimato che le tasse per il settore siano pari a circa il 20% degli incassi: molto più basse della media pagata da aziende e lavoratori.
Un prelievo straordinario non sarebbe un caso unico in Europa, anzi. La Spagna l'anno scorso ha incassato circa 1,2 miliardi di euro tramite una misura simile rivolta agli istituti di credito, e quest'anno prevede di arrivare a 1,7 miliardi. Resta da vedere, però, quale sarà la linea su cui il governo troverà il compromesso non solo con le banche, ma anche al proprio interno.