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Gli Usa sono fuori dalla crisi? No: la povertà è aumentata del 64% in 10 anni

Un dossier rivela dati allarmanti sull’incremento della povertà nelle periferie delle città: +64% in dieci anni. Colpa di compressione dei salari, crescita demografica, crollo del mercato immobiliare e crisi dei mutui.
A cura di Davide Falcioni
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Mentre si rincorrono a ritmo quotidiano le notizie sui tassi di povertà in Europa, con la Grecia in testa e Italia, Spagna, Portogallo e Cipro subito a seguire, non ci erano ancora note le condizioni dei cittadini degli Stati Uniti. Ebbene, la società privata Brookings ha divulgato uno studio sugli indici di povertà nei sobborghi delle città americane, e i dati sono allarmanti: oltre il 28% dei residenti di Miami versa in condizioni critiche, mentre a Cincinnati, nello stato dell'Ohio, la povertà nella periferia è aumentata dell'83 per cento tra il 2000 e il 2011.

I ricercatori di Brookings stimano che la povertà degli statunitensi che vivono nei sobborghi è aumentata del 64% negli ultimi 10 anni: un dato che è il doppio del tasso di crescita della popolazione urbana, nello stesso periodo. La colpa sarebbe di vari fattori: in primis la compressione dei salari, la crescita demografica, il crollo del mercato immobiliare e la crisi dei mutui. Secondo Isaac Cohen, responsabile della ricerca, l'economia statunitense ha vissuto una profonda fase di recessione seguita, in questi ultimi anni, da "una ripresa economica molto lenta, che non sta generando nuovi posti di lavoro e dunque non abbassa i tassi di disoccupazione". Ma a dare un'ulteriore conferma dei dati rilevati da Brookings è il direttore della dispensa alimentare Mason, che ha affermato di aver notato negli ultimi anni un aumento del numero di poveri bisognosi di assistenza.

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