Col passare delle ore la Brexit fa sempre più paura, col mercato immobiliare britannico che sembra sull’orlo di un crollo e la sterlina sui minimi a 31 anni contro dollaro (contro l’euro la valuta britannica è tornata sui livelli del novembre 2013). Anche per questo, probabilmente, gli azionisti del London Stock Exchange (che controlla anche Borsa Italiana Spa, gestore del listino azionario di Milano) a partire dai soci principali, Qatar Investment Authority (10,3% del capitale), Blackrock (6,9%), Invesco (6%) e Veritas Asset Management (3%), hanno approvato a larghissima maggioranza (il 99,89% dei soci intervenuti nell’assemblea straordinaria appositamente convocata) la fusione da 21 miliardi di sterline di controvalore con Deutsche Boerse, il gestore del listino di Francoforte.
Che il timore sia quello che dopo l’effettiva attivazione della Brexit (che non avverrà prima di settembre, sempre che non slitti ulteriormente visto il terremoto politico in atto a Londra) la Ue possa negare il suo placet all’operazione è apparso evidente dalle parole del presidente di Lse, Donald Brydon, che si è dichiarato in assemblea fiducioso di una “soddisfacente” approvazione dell’accordo da parte di Bruxelles, aggiungendo “non vi è motivo per pensare diversamente, ad oggi”. L’operazione è del resto cruciale per il gestore della piazza finanziaria londinese, che post fusione otterrebbe il 46% della nuova entità, mantenendo la sede a Londra.
Il rischio, peraltro, è che sia Angela Merkel a mettersi di traverso, dato che l’accordo manterrebbe extra-Ue il principale hub finanziario del vecchio continente. A Deutsche Boerse alternative non mancherebbero, a cominciare da una partnership con il listino di Chicago piuttosto che con qualche borsa asiatica. Brydon non ha potuto che confermare ad un azionista che chiedeva informazioni in merito che questi rischi sono concreti e che vi è già chi sta cercando di soffiare l’osso da sotto il naso alla Gran Bretagna: la stessa Italia sta chiedendo che venga trasferita a Milano l’European banking autorithy, Eba, finora con sede a Londra, mentre la Francia sembra voler reimpatriare le operazioni di clearing denominate in euro, finora effettuate da LCH.Clearnet, controllata di Lse e principale clearing house in Europa per quanto riguarda le transazioni su swap in euro.
Brydon ha tuttavia negato che a Lse siano giunte altre offerte concorrenti di quella di Deutsche Boerse, dopo che lo scorso maggio Ice, proprietaria del New York Stock Exchange (Nyse) aveva abbandonato l’idea di lanciare una controproposta per Lse in concorrenza con quella tedesca. Quella di Deutsche Boerse è dunque una scelta obbligata per Lse, che avrà a disposizione poi i due anni dopo l’attivazione dell’articolo 50 dei trattati Ue da parte della Gran Bretagna per arrivare ad una struttura organizzativa “ottimale”, dove ottimale significa probabilmente rassegnarsi al fatto che la sede centrale del gruppo sarà riportata a Francoforte, visto che già la BaFin (l’autorithy tedesca che controlla i mercati finanziari) ha già fatto sapere di ritenere “molto difficile” che la sede centrale del gruppo risultante dalla fusione possa rimanere a Londra con la Gran Bretagna fuori dalla Ue.
La parola passa ora agli azionisti del listino tedesco che entro il prossimo 12 luglio potranno esprimersi riguardo all’operazione che oltre a rappresentare il terzo tentativo di “matrimonio” tra i due operatori negli ultimi 16 anni darebbe vita al principale gestore di mercati regolamentati al mondo in termini di giro d’affari, con un fatturato 2016 pro-forma di 4,7 miliardi di euro ed attività che spaziano dalle negoziazioni su azioni, bond e derivati ad indici, dati di mercato, operazioni di clearing e di settlement.
Intanto sui rispettivi listini azionari il titolo Lse cede l’1,4% a 24,57 sterline per azione, mentre Deutsche Boerse cala del 3% a 70,37 euro. Da venerdì scorso, ossia da quando è emersa la vittoria della Brexit al referendum britannico, Lse cede il 10% e Deutsche Boerse il 14%, mentre rispetto al 22 febbraio scorso, ultimo giorno prima che iniziassero a circolare voci sull’operazione, Lse segna un guadagno del 7,3% e Deutsche Boerse un calo del 5% circa. I mercati non sembrano avere molti dubbi su chi possa trarre guadagno dal matrimonio, al momento.