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Generali si salva dalla caduta della borsa di Milano

Il calo a sorpresa del Pil italiano nel primo trimestre scatena vendite sulla borsa di Milano. I titoli finanziari pagano più di altri lo scotto, ma Generali evita il peggio: merito della trimestrale incoraggiante e delle trattative per cedere Bsi a Btg Pactual.
A cura di Luca Spoldi
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La ripresa in Europa resta effimera e a macchia di leopardo tanto che il sospetto è che se si esclude la Germania (+0,8% nei primi tre mesi dell’anno, +2,3% rispetto al primo trimestre di un anno prima, in accelerazione dal +1,4% annuo di fine 2013) per tutti gli altri “l’inverno” causato prima dalla crisi finanziaria mondiale del 2008-2009, poi dalla crisi del debito sovrano europeo del 2010, infine dalla “ricetta tedesca”, basata in larga misura su riforme solo dal lato dell’offerta e su una repressione fiscale senza precedenti che ha peggiorato la crisi da domanda in quasi tutto il vecchio continente, sia destinato a proseguire nonostante i perenni annunci di “luci in fondo al tunnel”. Risultato: le borse europee si spaventano e Milano (salita più delle altre negli ultimi tempi) batte in ritirata, con indici in rosso di oltre il 3,5% a fine giornata dopo aver visto il Pil perdere lo 0,1% nei primi tre mesi dell’anno (ci si aspettava un più incoraggiante +0,2%) in compagnia, ma non è motivo di conforto, di paesi “virtuosi” come l’Olanda (-1,4% nel trimestre, -0,5% sull’anno) e la Finlandia (-0,4% nei primi tre mesi del 2014, -0,8% dal marzo 2013).

Dalle vendite, che hanno penalizzato tutto il listino ma in particolare il comparto finanziario (salito più di tutti gli altri negli ultimi 12 mesi) non si salva, nonostante una buona trimestrale (503 milioni di euro di utile netto, in crescita del 64,4% rispetto a un anno fa e contro attese di mercato pari a 325 milioni), neppure Intesa Sanpaolo, che cede oltre il 6% dopo il coinvolgimento del suo presidente e nume tutelare, Giovanni Bazoli, in un’inchiesta su Ubi Leasing che ha tra l’altro portato allo scoperto lo scontro in atto, da tempo, all’interno dell’istituto lombardo (in calo del 7,74% a fine giornata). Neppure si salvano Unicredit (-5,66% nonostante i buoni numeri della trimestrale diffusa a inizio settimana) o Mediaset, che anzi lascia sul terreno l’8,54% dopo aver annunciato (ieri) una trimestrale sottotono e aver ammesso di non essere in grado di formulare previsioni sull’andamento della raccolta pubblicitaria in Italia tornerà a crescere (il che non è sattamente un bel segnale per la ripresa “perennemente ventura” italiana).

Si salva invece fino quasi all’ultimo, riuscendo poi a limitare i danni, il titolo Generali (-0,85% a fine giornata) che stamane aveva annunciato la prima trimestrale dell’anno. Il leone di Trieste ha visto l’utile netto salire a 660 milioni di euro (+9,4% rispetto allo stesso periodo del 2013), mentre l’utile operativo è stabile sui 1,296 miliardi (+0,5%) a fronte di premi oltre i 18 miliardi (+1,5%), di cui 12 miliardi nei rami Vita (+2,4%) e 6,416 miliardi nei rami Danni (stabile). Risultati “complessivamente incoraggianti” in particolare per quanto riguarda l’andamento del Danni ma anche del Vita quanto meno in termini di crescita e redditività, commentano gli analisti, tanto più che l’indice di solvibilità Solvency 1 è migliorato di 11 punti percentuali dal 141% di fine 2013 al 152% a marzo (per poi salire a fine aprile al 160%) “grazie al positivo andamento del patrimonio netto”, salito a 21.741 milioni (+9,9%) rispetto ai 19.778 milioni di fine 2013, mentre il combined ratio (rapporto fra spese generali e costi di risarcimento dei sinistri rispetto alla raccolta premi) è migliorato, calando a 92,7% (-0,8% punti percentuali).

Numeri che piacciono anche al Chief financial officer del gruppo Generali, Alberto Minali, secondo il quale i risultati “confermano i progressi che stiamo facendo in termini di redditività del business, performance operative e nel rafforzamento del capitale”. Minali aggiunge anche di  essere convinto “che potremo raggiungere in anticipo i nostri target di dismissioni e di Solvency”. A far ben sperare analisti e investitori è anche l’annunciato avvio della trattativa “in esclusiva” per la cessione del 100% del capitale della controllata Bsi – Banca Svizzera Italiana al Banco Btg Pactual, lo stesso gruppo brasiliano che di recente ha rilevato una quota del 2% in Mps da Fondazione Mps  (attualmente al  9% ma destinata a scendere al 2,5% nel capitale della banca senese), alleandosi con la stessa Fondazione  e Fintech Advisory (cui andrà il 4,5% di Mps una volta che l’operazione, autorizzata ufficialmente ieri dalla Banca d’Italia, riceverà l’avvallo del ministero dell’Economia e Finanze).

Quanto Btg Pactual sia intenzionata a offrire per Bsi, che il gruppo italiano sta provando a vendere da molti mesi, non è ancora emerso: la stampa ha parlato lo scorso anno di una richiesta da parte di Trieste attorno ai 2 miliardi (pari al 2% scarso delle masse in gestione, attualmente attorno ai 90 miliardi di franchi svizzeri, circa 110 miliardi di euro, contro i 100 miliardi di franchi/122 miliardi di euro gestiti da Btg, che in borsa capitalizza 13 miliardi di dollari) che avrebbe fatto naufragare nel giugno del 2013 una prima offerta del portoghese Banco Espírito Santo inferiore agli 1,8 euro. Soldi che ora potrebbero bastare per portar via la posta, se è vero che altri potenziali acquirenti (la cordata Cinven-Investindustrial) non si sarebbero spinti oltre gli 1,25 miliardi.

Vedremo a breve quanto saranno disposti a pagare i brasiliani: le ultima “voci” indicano una cifra tra gli 1,4 e gli 1,5 miliardi, pari a circa l’1,4% delle masse gestite. Si noti peraltro come Anima Holding, sbarcata un mese fa sul listino (e che oggi ha peso il 4% scivolando a 4,01 euro, sotto il prezzo di collocamento di 4,2 euro per azione), capitalizzi oggi poco più di 1,25 miliardi, ossia il 2,5% dei circa 50 miliardi di patrimonio in gestione. Non sarà che chi troppo vuole poco stringe, specie se la crisi non passa? Il mercato per ora sembra pensarla diversamente, anche perchè non è detto che in caso di offerte insufficienti il Ceo del gruppo, Mario Greco, non disponga di un “piano B”, magari proprio lo sbarco di Bsi sul listino.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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