Fmi: nel 2015 il Pil dell’Italia peggio della Grecia
Nel 2015 la Grecia supererà l'Italia come crescita del Prodotto Interno Lordo, lo ha spiegato il Fondo Monetario Internazionale rivelando le previsioni di crescita economica a livello europeo e mondiale. L'anno prossimo, infatti, secondo l'Fmi in Grecia ci sarà una notevole ripresa economica e il Pil di Atene farà segnare un +2,9%, mentre l'Italia pur in ripresa si fermerà ad un +1,1%, in Europa meglio solo di Slovenia e Cipro. La situazione della Grecia resta comunque molto più delicata soprattutto per quanto riguarda debito e pubblico e disoccupazione. Secondo le tabelle elaborate dal Fondo monetario internazionale nel suo World Economic Outlook, in effetti la situazione occupazionale seppur in leggera ripresa resta ancora uno dei punti di maggior debolezza dell'Eurozona. Le stime prevedono che in Italia nel 2015 il tasso di disoccupazione si attesterà all’11,9%, in miglioramento rispetto al 12,4% previsto per quest'anno ma comunque un dato a doppia cifra.
Per quest'anno invece dai dati dell'Fmi emerge che la performance dell’economia italiana sarà equivalente a quella della Grecia davanti solo a Finlandia, e Cipro. Secondo l'Fmi in Italia è necessario far ripartire il credito per avviare un circolo virtuoso di crescita e occupazione. Il basso indice dei prezzi al consumo, che crollerà quest'anno allo 0,7%, infatti per il Fondo monetario è una seria minaccia per la ripresa. "Ulteriori misure per far ripartire l'offerta di credito consentirebbero un aumento del Pil del 2% o anche di più" sottolineano dal Fmi.
In generale "l’area euro è finalmente emersa dalla recessione" spiegano dal Fondo, avvertendo però che "la probabilità di una recessione per l’area euro resta alta" a causa proprio dell'elevato debito e della disoccupazione, ma anche degli scarsi investimenti e la stretta del credito che continueranno a pesare sulla crescita. Nelle economie avanzate la ripresa "sta diventando generalizzata, ma siamo ancora lontani da una piena ripresa" ha spiega il capo economista del Fmi Blanchard, concludendo: "Gli investitori sono meno preoccupati della sostenibilità del debito e le banche stanno diventando gradualmente più forti, tuttavia i rischi non sono scomparsi".