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Opinioni

Fincantieri: finchè la barca va

Luglio affollato di richieste di capitali tra privatizzazioni, debutti in borsa e aumenti di capitale. Così inizia a emergere qualche flop dal Cerved a Fincantieri, fino a Indesit. Colpa anche di condizioni di incertezza che non riescono a essere superate.
A cura di Luca Spoldi
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Finché la barca va, lasciala andare. Ma in un mese in cui lo stato chiede ai contribuenti di “riversare” qualcosa in più di una cinquantina di miliardi di tasse, le banche italiane propongono aumenti di capitali per una decina di miliardi e sui mercati internazionali si affacciano debutti attesi da mesi, il rischio di flop per chi presenta qualche numero meno che positivo è sempre in agguato. Così dopo un debutto in sordina di Cerved, collocato a 5,1 euro (contro una forchetta indicativa iniziale di 5-6,5 euro) e che stasera ha segnato in chiusura un prezzo di 4,94 euro, è stata Fincantieri a dove ridurre prezzo di collocamento e numero di titoli collocati sul mercato. Se nel caso di Cerved si è parlato di una difficoltà dei piccoli investitori privati a “capire il business” della società operante nel campo delle informazioni finanziarie e di un’operazione che ha fatto felice più i fondi di private equity di Cvc (che hanno ridotto la propria partecipazione pur restando azionisti di controllo) che non i nuovi azionisti, nel caso di Fincantieri a deludere è stata la domanda degli investitori istituzionali, tagliata di un terzo pur con un prezzo di soli a 0,78 euro (il minimo della forchetta indicativa di 0,78-1 euro).

Tra le ragioni del flop, oltre all’affollamento di un giugnorovente” finanziariamente parlando, anche la precisazione giunta dalla società che per i prossimi tre anni almeno non è prevista alcuna distribuzione di cedole (il che significa che i nuovi azionisti debbono sperare solo nell’andamento positivo del titoli in borsa) e lo scattare da domani, primo luglio, del rincaro della tassazione sulle “rendite finanziarie” (titoli di stato esclusi) dal 20% al 26%. Una misura che sommata alla “tobin tax” e alla “patrimonialina” sui conti di deposito di fatto porta la tassazione sui redditi da capitale ampiamente sopra il 32%, vale a dire che il nostro “socio occulto”, lo stato, può sorridere perché ogni 3 euro che in teoria dovremmo incassare investendo (e rischiando) i nostri risparmi, lo stato italiano se ne metterà uno in cassa senza colpo ferire (e senza nulla rischiare). E pensare che secondo alcuni analisti (come quelli di Fidentiis) lo sbarco sul listino di Milano di titoli così “a sconto” rispetto ai competitor internazionali (in base al prezzo di collocamento Fincantieri verrà quotata con un multiplo implicito Ev/Ebitda 2013 di circa 5,5 volte, ovvero un Ev/Ebit 2013 di 7,9 volte, contro rispettivamente le 7,5 e le 10 volte, in media dei competitor) da rendere più che interessante investire in queste debuttanti.

Il rischio, alla lunga, è che se simili sconti si mantenessero, una volta che l’azionista di controllo (lo stato o altri che fossero) dovesse portare la sua partecipazione sotto il 50%, qualche importante concorrente estero possa decidere di fare nuovamente shopping nel “Bel Paese”, come già avvenuto più volte in questi ultimi anni. Attenzione, però: i concorrenti esteri i conti sanno farli bene e così, ad esempio, nel caso di Indesit, che la famiglia Merloni ancora controlla attraverso Fineldo (socia al 42%) ma che nell’ultimo anno ha visto le quotazioni quasi raddoppiare (+92% circa ad oggi) senza apparente motivo (e senza che le autorità di borsa ravvedessero la necessità di alcuna indagine sull’andamento “curioso” delle quotazioni), i tre potenziali acquirenti di cui da tempo si parla, ossia l’americana Whirlpool (data per favorita vista la cassa di cui dispone), la svedese Electrolux (già presente in Italia e che potrebbe avere qualche problema di antitrust) e la cinese Sichuan Changhong Electric (la più fantomatica tra i potenziali offerenti), non avrebbero ancora fatto pervenire alcuna offerta vincolante, nonostante i termini siano ormai giunti a scadenza.

Morale della favola: se è sempre difficile far quadrare il (legittimo) desiderio di massimizzare l’incasso da parte del venditore con quello (altrettanto legittimo) di spendere il meno possibile da parte dei potenziali acquirenti, quando in troppi chiedono soldi al mercato e le prospettive di un paese e di alcuni business specifici sono poco chiare è prevedibile qualche flop. Renzi dovrebbe far tesoro di queste piccole ma grandi lezioni, visto che sulle privatizzazioni ha scommesso come già aveva scommesso Enrico Letta e visto che, tra l’altro, ha in ballo anche la privatizzazione di Enav (operazione già poco agevole di per sé) e visto soprattutto che il risparmio in questo periodo tende di nuovo a crescere o quanto meno a non diminuire non tanto per ritrovate virtù degli italiani quanto per i loro timori circa il persistere di condizioni di incertezza in ambito fiscale e professionale.

Dia retta presidente Renzi, se vuol far ripartire l’economia “reale”, inizi a non tartassare troppo il risparmio e ad adottare provvedimenti che concretamente rendano meno diffidenti imprese e consumatori. Proceda speditamente coi rimborsi alle imprese, provi a limare ulteriormente il cuneo fiscale, cerchi di garantire un minimo di sostegno all’occupazione. Sono tutti provvedimenti che certamente costano e non sono semplici da far passare anche in Europa (dove pure Angela Merkel sembra aver capito, quanto meno, che la corda del “rigore fiscale” non può essere tesa ulteriormente), eppure sono assolutamente necessari per far ripartire la crescita senza la quale per l’Italia il rischio non sarà solo quello di non rispettare gli impegni europei, ma di fare la fine che rischia nuovamente di fare l’Argentina.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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