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L’Italia ora compra all’estero: Fincantieri, Bonomi e Gtech in caccia

Dopo tanti marchi e aziende italiane finite in mano all’estero qualcosa forse sta cambiando: i Bonomi mirano al Club Med, Gtech guarda a International Game Technology, mentre Fincantieri ha appena rilevato il controllo di Strx Osv…
A cura di Luca Spoldi
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Non se ne parla molto, ma mentre molti marchi italiani sono finiti e rischiano di finire anche in futuro prede di fondi di venture capital o di colossi esteri, gli ultimi due nomi esseno quelli di Indesit Group, la cui quota di controllo (il 42%) è da molti mesi sul mercato (anche se per ora nessuno dei tre potenziali candidati, l’americana Whirlpool, data per favorita, la svedese Electrolux e la cinese Sichuan Changhong Electric sembra aver avanzato un’offerta vincolante), e Saipem, finora controllata da Eni al 43% e che sembra piacere ai russi di Rosfnet, qualche gruppo italiano prova a crescere all’estero e non si tratta solo di Fiat-Chrysler (che all’estero trasferirà la sede legale e fiscale), per la quale del resto il mercato domestico conta sempre meno mentre cresce l’importanza del mercato Usa e di quelli emergenti.

A cercare “un posto al sole” fuori dall’Italia sono tra gli altri Investindustrial, fondo di private equity della famiglia Bonomi uscito alcuni mesi fa dall’azionariato di Bpm dopo aver sostanzialmente perso lo scontro coi sindacati interni per l’aggiornamento delle regole di governance, che sta provando a conquistare la francese Club Med offrendo sul piatto 790 milioni di euro (che però non piace al top management e al Cda del tour operator francese, che preferirebbe l’offerta della coppia franco-cinese Ardian e Fosun pari a soli 557 milioni ma che consentirebbe “l’ancoraggio francese”), la neo quotata Fincantieri, che giusto oggi ha annunciato l’acquisizione del 50,75% di Stx Osv finora in mano a Stx Europe, con un esborso di circa 455 milioni di euro, e il gruppo De Agostini con Gtech (Lottomatica).

Strx Osv è una società quotata alla Borsa di Singapore, leader mondiale nella costruzione di mezzi di supporto alle attività di estrazione e produzione di petrolio e gas naturale (Osv sta per “Offshore support vessel”, ossia battelli di supporto per le attività estrattive al largo della costa), impiega circa 9.200 dipendenti ed opera con 10 cantieri in tutto il mondo (5 in Norvegia, 2 in Romania, uno in Vietnam ed uno in Brasile al quale se ne aggiungerà a breve un altro in corso di ultimazione). Club Med, di cui indirettamente Investindustrial controlla già il 10,655%, ha chiuso il 2013 con un fatturato (stabile) di 1,48 miliardi di euro e un utile operativo lordo (Ebitda) di 118 milioni, Strx Osv nell’ultimo triennio ha registrato in media ricavi pari a circa 1,6 miliardi di euro l’anno con un Ebitda di circa 190 milioni. Infine International Game Technology, società statunitense di gaming con la quale Gtech ha avviato trattative in vista di una possibile acquisizione, dopo alcuni anni di appannamento lo scorso anno è tornata a fatturare 2,34 miliardi di dollari ed un utile operativo di 123,4 milioni sfruttando il momento felice dei “social games”.

Tre prede interessanti, sicuramente, ma che singolarmente non “pesano ancora quanto le società italiane che rischiano di finire in mani estere. Indesit, ad esempio, leader in Europa nella produzione e commercializzazione di grandi elettrodomestici con 8 poli produttivi (3 in Italia, 2 in Polonia, uno nel Regno Unito, in Russia e in Turchia) e 16.000 occupati oltre 4.000 dei quali in Italia, lo scorso anno ha segnato ricavi per 2,7 miliardi di euro.  Saipem poi pur avendo vissuto lo scorso anno un “hannus horribilis” con un giro d’affari calato da 13,37 a 12 miliardi di euro e una perdita operativa lorda di 98 milioni contro gli 1,48 miliardi dell’anno precedente, poteva vantare a fine 2013 un portafoglio ordini di 17,51 miliardi, già salito a fine marzo a 18,52 miliardi (cui vanno aggiunti altri 3 miliardi di euro di ordini acquisiti dalla fine del periodo al 24 aprile scorso).

Insomma: le aziende italiane stanno cercando di crescere all’estero anche per sottrarsi alla perdurante crisi della domanda domestica e qualcuno inizia a recitare il ruolo di predatore oltre che di preda, ma la bilancia resta inclinata a favore degli investitori esteri, in grado di piazzare colpi decisamente più importanti. A breve non si vede cosa possa riequilibrare questo squilibrio, eppure sarebbe importante che le nostre aziende tornassero a recitare un ruolo da protagonista sui mercati mondiali vuoi per le proprie competenze e capacità produttive e progettuali, vuoi come poli aggreganti in settori, come la cantieristica ma anche la moda, il lusso e persino il turismo, che stanno registrando processi di aggregazione sempre più spinti a fronte di una crescente competitività.

I posti di lavoro, che in tutta Europa (e in Italia in particolare) continuano a mancare ben più che in altre aree del mondo, si possono difendere anche riuscendo a consolidare la propria presenza sui mercati maggiormente in salute ed evitando così di dover portare i libri in tribunale o di passare la mano a qualche banchiere o concorrente in grado di staccare un congruo assegno.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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