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Eurostat: l’Italia spende poco per cultura e istruzione

Secondo i dati relativi al 2011, sono aumentate le uscite per la protezione sociale, così come la spesa finalizzata al solo pagamento degli interessi sul debito.
A cura di Danilo Massa
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I crolli di Pompei, per molti un esempio molto rappresentativo dell'attenzione italiana alla cultura
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Qual è il comportamento dell'Italia nella spesa pubblica rispetto alle medie del continente? A dircelo è l'Istituto di statistica europeo sulle voci di spesa relative al 2011 dei 27 stati dell'Ue. Benché il nostro paese detenga secondo l'Unesco il maggior numero di beni che rientrano nel patrimonio dell'umanità, dedichiamo alla cultura solo l'1,1% del Pil contro il 2,2% della media UE con la Germania che spende l'1,8%, la Francia il 2,5% e il Regno Unito il 2,1%. Purtroppo, la crisi economica c'entra poco, dal momento che la Grecia, che per prima e più di noi soffre i colpi del mercato, spende nella cultura l'1,2% del Pil, 0,1% in più rispetto a noi. Il penultimo posto sul gradino europeo è ancora nostro se parliamo di istruzione. La spesa per questa voce nel Bel Paese equivale all'8,5%, contro una media Ue del 10.9%. Altre voci della nostra spesa pubblica sono pienamente in linea con la media dei partner europei. Il 3% del Pil, così come in Europa, è destinato alle spese militari, il 4% all'ordine pubblico (lo 0,1% in più rispetto alla media UE), mentre per la sanità pubblica spendiamo leggermente meno degli altri stati, attestandoci sul 14,7% contro il 14,9%.

Gli sforzi di austerità avrebbero anche raggiunto l'obiettivo di ridurre sensibilmente la spesa, se non fosse che hanno accresciuto il peso di tutte quelle voci che inevitabilmente aumentano in tempo di crisi. In primo luogo, l'Italia paga più degli altri paesi i servizi pubblici generali per effetto dell'aumento degli interessi sul debito pubblico. Si tratta del 17,3% dela spesa pubblica complessiva contro una media europea del 13,5%, alterata dal dato drammatico della Grecia (24,6%). Lo stesso dicasi per tutte le uscite relative alle politiche di protezione sociale (41% della spesa pubblica complessiva contro il 39,9% dell'Ue), in crescita negli ultimi anni più per effetto dell'aumento numerico dei pensionati, che per i cosiddetti ammortizzatori sociali. In termini percentuali sul Pil nel 2011 abbiamo speso il 20,5% per la spesa pubblica contro il 19,6% dell'Ue a 27 e il 20,2% dell'Ue a 17. L'Italia, dunque, nel 2011 ha speso il 49,1% del Pil, ovvero meno degli anni precedenti, ma concentrando maggiormente le proprie risorse sui servizi pubblici generali e, dunque, soprattutto per pagare gli interessi sul debito.

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