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Euro, gli effetti positivi della moneta unica a 14 anni dal debutto

L’entrata in vigore dell’euro come valuta ufficiale dell’area Euro è avvenuta il 3 maggio del 2002. Dopo 14 anni le conseguenze positive della moneta unica sono state offuscate dalla crisi e dal propagandismo politico. Risparmio su debito pubblico, integrazione monetaria e maggiori garanzie sono gli effetti favorevoli che l’euro è riuscito a generare.
A cura di Valerio Barbato
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@Jim Dyson/Getty Images.
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Esordiva sui mercati finanziari nel 1999, mentre il 1 gennaio del 2002 aveva inizio la sua circolazione. Ma l'Euro debuttava come valuta ufficiale dei paesi dell'Unione Europea il 3 maggio 2002. A distanza di 14 anni, uscire o restare nell’euro è ancora il dilemma che costituisce uno dei principali terreni su cui la politica consuma le proprie battaglie e che ha accorciato sempre di più le distanze tra l’opinione pubblica e i complessi tecnicismi dell'economia. Dell’euro sono sempre stati strumentalizzati mediaticamente gli aspetti più negativi, alimentati certamente dal tracollo economico e finanziario che ha subito l’area della moneta unica. Le conseguenze positive di questo controverso strumento sono state, invece, troppo poco tema di una valutazione obiettiva e molto di più oggetto di propaganda politica. Ecco i tre principali effetti vantaggiosi che l'euro è stato capace di generare.

Aumento dei flussi commerciali

In relazione ai flussi commerciali ci sono due aspetti da tenere in considerazione, legati principalmente all’integrazione monetaria: il primo relativo alle importazioni e alle esportazioni interne all’area euro e il secondo connesso ai flussi che costituiscono relazioni commerciali esterne. Gli scambi di merce tra l’Italia e gli altri paesi dell’Unione hanno potuto beneficiare della riduzione dei costi di transazione e dell’azzeramento del rischio di cambio, generando così un aumento considerevole del valore economico degli scambi in percentuale del PIL (+38% tra il 1999 ed il 2010). Sul versante internazionale invece, chiaramente la cavalcata dell’euro prima verso il pareggio e poi verso il sorpasso nei confronti del dollaro, ha fatto sì che le esportazioni extra-area euro subissero un rallentamento dovuto all'apprezzamento della moneta unica, ma l’effetto estremamente positivo si è avuto sulle importazioni di materie prime che ai tempi della valuta nazionale avevano un costo decisamente maggiore.

Risparmio sul Debito Pubblico

Dall’entrata in vigore dell’euro, molti economisti auspicavano un risparmio in termini di debito pubblico italiano in alcuni casi anche pari a 700 miliardi. La verità è che grazie alla moneta unica i tassi d’interesse sul debito pubblico, strettamente correlati alla solidità di un paese, hanno conosciuto una discesa evidente ma soprattutto una convergenza considerevole. Se pensiamo ad esempio allo spread tra Bund tedeschi e titoli di Stato italiani, nel 1996 la differenza era di 400 punti base, essa poi è andata via via riducendosi –  salvo nella disastrosa estate del 2011 quando l’Italia era sull’orlo del default – fino ad arrivare sotto il tetto dei 100 punti base. Ciò ha dato l’opportunità ai paesi dell’area euro di poter comprimere i costi relativi al debito pubblico, possibilità che i governi difficilmente hanno saputo sfruttare.

Maggiori garanzie

Nonostante i vincoli imposti nel tempo dall’Europa, in maggiore misura alle economie che più delle altre hanno subito la crisi, come Grecia e Italia, la politica monetaria unificata in capo alla Banca Centrale Europea ha conferito maggiore solidità al sistema economico. Non sappiamo cosa sarebbe avvenuto senza la moneta unica, ma è comunque probabile che in assenza dello scudo BCE, durante la speculazione nei confronti dell’Italia nel 2011, una svalutazione della moneta nazionale non avrebbe ottenuto gli stessi effetti dell’acquisto massiccio di titoli da parte della Banca Centrale. Ciò ha reso, sì, meno autonome le politiche economiche dell'Italia e degli altri paesi dell'area, ma ha dato vita ad un cuscinetto in grado di far fronte alle congiunture negative che intralciano il percorso monetario di una nazione.

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