La rielezione di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica e la sensazione che si vada verso la formazione di un governo in tempi rapidi piace ai mercati finanziari, i quali sono strumenti perfettibili e certamente non infallibili, con buona pace della teoria economica, ma sono quanto di meglio abbiamo per dare delle valutazioni efficienti di tutte le variabili in grado di incidere sul valore degli asset che su di essi si scambiano. Fa ridere (o piangere, a seconda dei gusti) la pletora di commentatori di destra, sinistra, centro e “grillini” che a seconda della propria convenienza irridono, imprecano o esultano per un risultato che riporta le lancette praticamente allo scorso dicembre, quando da più parti ci fu chi volle anticipare la tornata elettorale per evitare di mettere mano a riforme incisive che avrebbero avuto un costo politicamente elevato. Fa pensare il fatto che i mercati comunque valutino il piccolo passo in avanti di quest’ultimo fine settimana un passo in avanti importante per sbloccare una situazione di stallo che rischiava di uccidere definitivamente il paese, da troppi anni lacerato tra corporazioni e interessi contrapposti (giovani contro vecchi, lavoratori dipendenti contro lavoratori autonomi, aziende private contro settore pubblico, distretti contro distretti, aree geografiche contro aree geografiche), incapace di crescere da oltre 16 anni e di dare una prospettiva per i prossimi 20 anni.
Perché i mercati valutano positivamente, o non negativamente, quanto accaduto, se i motivi per recriminare sembrano tanti per tutte le parti coinvolte? Ha provato a spiegarlo ieri (domenica 21 aprile) in una nota il Credit Suisse, notando come la rielezione di Napolitano non sia ancora la “fumata bianca” per la formazione di un nuovo governo, principalmente perché il PD è “è allo sbando” e il “rischio principale di un governo di grande coalizione”, resta che “il PD – o una parte significativa di esso – si rifiuti nei prossimi giorni per formare un governo con il PDL di Berlusconi”. Tuttavia perché lo scenario più probabile resta quello di un governo di “larghe intese” nei prossimi giorni, un governo politico che dovrebbe peraltro includere “anche componenti indipendenti di elevato profilo”. Altri scenari sono tuttavia possibili, concedono gli esperti: “l’alternativa più probabile alla formazione di una grande coalizione sarebbe elezioni anticipate. Il PDL potrebbe provare a utilizzare l’attuale debolezza del PD per vincere con un buon margine in elezioni anticipate. Ma una simile strategia potrebbe anche ritorcersi contro dato che la maggior parte degli elettori e le parti sociali chiedono un governo efficiente il prima possibile, invece di nuove elezioni”.
La domanda vera non è tuttavia se si formerà un governo, ma per fare cosa si formerà. “Se un governo di grande coalizione prestasse giuramento, le misure chiave (su cui dovrebbe concentrarsi, ndr) dovrebbero includere quelle presentati dalle due commissioni di “saggi”, quali in particolare modifiche alla legge elettorale (per evitare in futuro un’analoga situazione di stallo politico), riduzione dei parlamentari, come pure come misure per rilanciare l’economia, in conformità con le raccomandazioni della Commissione Ue, in particolare attraverso misure simili a quella varata di recente sul pagamento degli arretrati alle imprese”. Nel complesso, gli analisti del Credit Suisse ritengono che un tale governo “sarebbe percepito come non troppo diversa dal precedente (Monti)”, tuttavia “l’austerità non dovrebbe essere un elemento chiave del nuovo governo anche perché – anche secondo la Commissione europea – l’Italia ha fatto abbastanza aggiustamenti finora per raggiungere una posizione di pareggio di bilancio in termini strutturali quest’anno”.
Dopo essersi mosse molto lentamente, concludono gli analisti, “le cose dovrebbero muoversi velocemente secondo il nostro scenario centrale. Napolitano sarà insediato lunedì (22 aprile, ndr), i passi verso la formazione di un nuovo governo potrebbe partire da martedì (23 aprile, ndr), e un nuovo candidato premier potrebbe essere annunciato entro la fine della settimana, se le cose procedono senza intoppi da qui”, con un nome che circola con insistenza che è quello dell’ex premier Giuliano Amato. Se come pensano gli esperti svizzeri Amato non dovrà tornare a mettere le mani nelle tasche degli italiani e la Ue troverà utile e fattibile un percorso fatto di minore intransigenza fiscale e più attenzione alla crescita la palude in cui l’Italia è finora rimasta sia politicamente sia economicamente potrebbe essere gradualmente superata. Per questo i mercati oggi hanno festeggiato, sia con un ulteriore rialzo degli indici di borsa sia con un calo del rendimento sul Btp decennale guida al 4,13% e dello spread contro Bund al 2,87% (10 basis point meglio di venerdì scorso).