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Opinioni

Esiste ancora un’Italia capace di crescere

Mentre il mercato sembra temere tassi negativi sui depositi Bce molto meno dei membri (tedeschi) del board dell’istituto centrale europeo, proviamo a riflettere su come l’Italia può ripartire, partendo dalle sue eccellenze…
A cura di Luca Spoldi
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Potrei segnalarvi come secondo un sondaggio tra gli investitori condotto da Morgan Stanley l’eventuale ulteriore taglio dei tassi della Bce per cercare di dare un poco di sprint all’anemica ripresa europea (che sta consolidandosi apparentemente solo in Germania dove, curiosamente ma non troppo, le previsioni parlano di una spinta più legata alla crescita della domanda domestica che non alle esportazioni, della serie: “fate come dico io ma non fate come faccio io”), mascherando il tutto da “difesa dell’euro” (il cui tasso di cambio contro dollaro e yen dovrebbe in realtà cadere, contribuendo così a sostenere le esportazioni extra-Ue) non preoccupi affatto gli investitori, che a differenza dei consiglieri (tedeschi e loro alleati) che siedono nel Consiglio direttivo della Bce non temono neppure l’ipotesi di un tasso sui depositi in territorio negativo, visto che “la maggior parte degli investitori sembra anticipare un impatto significativo di breve termine sui tassi Euribor, sui rendimenti degli Schaft a due anni e sul tasso di cambio dell’euro, che pensano cadrà”, che però “dovrebbe moderarsi nel corso del tempo”, mentre “un impatto modesto, ma duraturo, è previsto sugli spread dei titoli di Stato periferici” e “l’impatto sulle banche è ritenuto molto limitato e, se non altro, positivo per le condizioni del credito”.

Ma siccome gli stessi uomini di Morgan Stanley, nonostante le parole di oggi di Mario Draghi, si dicono meno sicuri, anche se ancora ottimisti, circa un effettivo taglio dei tassi Bce dato che “molto dipenderà dalla dinamica dei mercati finanziari e di dati economici in arrivo”, non vale la pena di perderci il sonno. Se e quando i tassi sui depositi che le banche tengono presso la Banca centrale europea diventeranno negativi lo capirete subito perché (ci scommettiamo?) anche i tassi sui vostri depositi bancari tenderanno a zero o sotto zero, mentre (accetto scommesse anche su questo) resteranno pressochè stabili sui prestiti che, sempre più raramente e con malavoglia, le banche concedono a imprese e famiglie, salvo che non siate nel novero di poche fortunate “grandi imprese” molto ben relazionate con i maggiori gruppi creditizi nazionali. Se invece siete un illustre sconosciuto e dovete, per vostra ventura, cercare di farvi dare un mutuo per comprare casa, fatevene una ragione, la musica non cambia.

Secondo quanto rilevato da Mutui.it e Facile.it su un campione di oltre 5.000 domande di mutuo ed erogazioni effettuate nel periodo gennaio-maggio 2013, infatti, appena 1 domanda su 7 è stata accolta e per di più ottenere un finanziamento per acquistare casa in alcune regione è decisamente più difficile che in altre. A fronte di un dato medio del 7%, chi risiede nelle Marche, in Lombardia o in Liguria riesce ad ottenere il mutuo in “ben” il 10% dei casi circa, mentre al contrario chi vive nel Mezzogiorno riesce ad averlo, mediamente, solo nel 4% dei casi. Come dire che nel 96% dei casi qualunque sia la ragione o la formula usata la risposta resta immancabilmente negativa. Aggiungeteci che il dato sulle immatricolazioni auto in Europa ha segnato a maggio il minimo degli ultimi 20 anni con soli 1,08 milioni di veicoli venduti (erano stati1,15 milioni nel maggio 2012) e che secondo gli esperti occorreranno non meno di altri 5 anni prima che il mercato dell’auto del vecchio continente possa superare la crisi attuale e vi apparirà inutile chiedervi ancora una volta perché l’Italia (e l’Europa, specie del Sud) è in crisi.

Perché è un sistema vecchio che ha puntato su settori maturi, su un capitalismo di relazioni, rifiutandosi (per veti incrociati di mille corporazioni, caste e lobbies varie) di attuare nel corso del tempo quelle riforme strutturali che avrebbero minimizzato l’impatto della crisi e che ora sembrano da un lato inevitabili, dall’altro impossibili da attuare “sotto le bombe”. Ma di tutto questo abbiamo già ragionato mille volte, allora per un volta facciamo un ragionamento diverso: da cosa si potrebbe ripartire, “nonostante tutto”? Io credo fermamente dalle eccellenze italiane, e non sono poche. Nella moda, nel turismo, nella sempre bistrattata cultura (che non significa solo musei e scuole, ma anche spettacoli, valorizzazione del territorio, accoglienza, promozione), nel design, nella meccanica di precisione.

Volete qualche esempio di marchi italiani che funzionano? Salvatore Ferragamo, che continua a registrare tassi di crescita di fatturato e margini reddituali se non più a doppia cifra percentuale comunque a livelli vicini ai migliori concorrenti mondiali (tra cui si trovano altri nomi italiani come Tod’s o Prada). O Rossana, da 50 anni noto marchio di arredamento (specializzato nelle cucine di qualità), che dopo essere sbarcata a Napoli e Roma ha aperto uno showroom anche a Strasburgo. Ragioniamo sui nostri punti di forza, proviamo a capirne i segreti e ad applicarne la lezione: il futuro non deve necessariamente essere una infelice e duratura decrescita.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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