
DIRECT è il Podcast in cui cerchiamo di analizzare le cose che accadono, assieme, partendo dalle domande che mi arrivano. È dedicato agli abbonati di Fanpage (ci si abbona qui), ma le prime due puntate sono disponibili per tutti su Spotify a questo link.
Oggi rispondiamo alla domanda del nostro sostenitore Andrea:
"Ci stiamo avvicinando ad un periodo di stagflazione? L'ipotesi non è remota anzi …. e come prepararci?"
Ok, lo ammetto: vi ho fregato. Nel titolo del podcast ho scritto recessione, mentre Andrea nella sua domanda dice un’altra parola. Dice “stagflazione”. Che sembra una parolaccia, e in effetti lo è. Tanto che in America qualche giornale neanche la nomina. Dice “la S-Word, la parola che inizia con la S”.
Ma cos’è la stagflazione? E perché è così terribile? E soprattutto: stiamo davvero andandole incontro?
Partiamo dall’inizio: di solito, quando c’è una recessione dell’economia il primo effetto visibile è la perdita di posti di lavoro. Ma se la gente perde il lavoro, di solito, compra meno cose, esce di meno la sera, stringe la cinghia. E i prezzi, generalmente, scendono. O perlomeno, non aumentano.
Generalmente, dicevo. Perché in alcuni casi, che si contano sulle dita di una mano, una crisi economica genera contemporaneamente aumento della disoccupazione e aumento dei prezzi. E quando succede questa tempesta perfetta si dice che siamo in “stagflazione”. Per l’appunto: stagnazione + inflazione.
Il problema di questa particolare situazione è che le condizioni di vita delle persone peggiorano drasticamente.
Ecco, veniamo a noi, a Donald Trump e ai suoi dazi. Che Matteo Salvini, qualche settimana fa, ha definito una “grande opportunità per le imprese italiane”.
Perché diversi economisti suggeriscono che una guerra commerciale come quella lanciata al mondo dal presidente americano – al netto degli effetti di lungo termine – è possibile porti gli Stati Uniti, e buona parte del mondo, nel territorio di quel mostro terribile chiamato stagflazione.
Premessa doverosa: gli economisti sono quelle persone che domani ti diranno perché ieri hanno sbagliato a prevedere quel che sta succedendo oggi. E quelli che ora dicono che il mondo è sull’orlo del baratro per colpa dei dazi di Trump sono gli stessi che prevedevano che col tycoon alla Casa Bianca gli indici di borsa sarebbero schizzati verso l’alto. Quindi: calma e gesso.
Però, così stanno le cose. Trump ha imposto dazi su tutti i beni e i servizi che gli Stati Uniti importano dal resto del mondo. Poi li ha sospesi per 90 giorni per tutto il mondo tranne che per la Cina, costringendomi a riscrivere un bel pezzo di questa puntata, ma tant’è: ragioniamo come se i dazi ci fossero ancora, a bocce ferme. Anche perché non è detto che non cambi di nuovo idea.
Passare da un mondo in cui le economie sono interconnesse e interdipendenti come il nostro a un mondo di dazi e tariffe, è una mossa che in teoria restringe di molto i mercati delle imprese esportatrici. Che potrebbero chiudere. O licenziare. O non aumentare i salari e gli investimenti.
E contemporaneamente, fa aumentare i prezzi delle materie prime, dei semilavorati e dei prodotti finiti importati. Cosa che, in teoria, potrebbe far aumentare di molto i prezzi al consumo di tantissimi beni e servizi.
Il risultato? Disoccupazione e inflazione. In una parola sola: stagflazione.
E non lo dico io, eh. La Federal Reserve, la Banca Centrale Americana, ha parlato del rischio stagflazione nella riunione di marzo, prima dell'annuncio dei dazi. Secondo quanto è emerso dai verbali dell'incontro, i membri della banca centrale hanno discusso i rischi al rialzo per l'inflazione e quelli al ribasso per l'occupazione.
Questo in America. Ma a noi interessa l’Italia.
Andiamo al dunque, quindi: cosa ci dicono i dati? L’Italia rischia di finire in stagflazione?
🎧 Ascolta l'episodio 11 per l'approfondimento completo.
