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Dossier Coop: “Dal 2008 le famiglie italiane hanno perso 122 miliardi di euro”

Aumentate le diseguaglianze sociali tra nord e sud: tra Trento e Regio Calabria corre una differenza di ben mille euro nella spesa mensile.
A cura di Davide Falcioni
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Nel Sud Italia si allargano le distanze sociali e 39 famiglie su 100 sono a rischio povertà in regioni come la Calabria, la Sicilia, la Campania e la Puglia. È quanto emerge dal rapporto “La crisi sociale del Mezzogiorno” realizzato dal Censis.

Dal 2007 ad oggi la crisi economica è costata alle famiglie italiane ben 122 miliardi di euro, suddivisi in 47 miliardi di risparmi minori e 75 di minori consumi. A renderlo noto è uno studio condotto dalla Coop, secondo cui quello in corso potrebbe essere l'anno dell'inversione di tendenza grazie al lieve aumento del pil. Le diseguaglianze sociali in questi 7 anni di crisi sono aumentate lasciando profonde ferite nel tessuto sociale del paese: basti pensare che tra Trento e Regio Calabria corre una differenza di ben mille euro nella spesa mensile, così come tra giovani e anziani la forbice è aumentata (gli under 35 spendono 100 euro in meno al mese degli over 65). La discriminante centrale è quella del lavoro, che nel meridione soprattutto per i giovani sembra essere pura utopia.

Spiega la Coop che è in atto una "metamorfosi" nell'italiano medio: "Siamo i più palestrati e i più connessi d’Europa (12.000 palestre il record in Italia e più di 6 ore al giorno su Internet tra pc e smartphone) se non atei certo più laici e indifferenti, i più evasori e tra i più altruisti (a fronte di una stima di 200 miliardi di euro di evasione annua, sono 7 milioni gli italiani che prestano il proprio tempo gratuitamente in attività di volontariato). Mangiamo la stessa quantità di cibo degli anni Settanta (2,8 chilogrammi al giorno), ma si è profondamente modificata la dieta alimentare e conseguentemente più estese le tipologie di consumo. Impazziti per il bio da un lato (+ 20% all’anno), cresce anche il “cibo della rinuncia”: vegetariani (sono il 10%), vegani (il 2%) ma anche fruttariani, crudisti, reducetariani. La parola d’ordine dei nuovi italiani è wellness, star bene ma in senso meno edonistico del passato: siamo i più magri d’Europa e tra i più longevi, ci concediamo meno vizi di un tempo (meno alcool, meno fumo). A guardare i carrelli spicca la propensione per i consumi etnici + 18% nell’ultimo anno; l’internazionalizzazione del gusto -Expo o non Expo- ha fatto centro nel nostro Paese".

In questo quadro il dossier rivela che un italiano su tre è a rischio povertà o esclusione sociale, mentre la metà delle famiglie italiane vive – o più spesso sopravvive – con meno di 2mila euro mensili, e che l'epicentro è manco a dirlo il Mezzogiorno. Intanto il 20% delle famiglie detiene il 38% del reddito complessivo del Paese. Ad essersi fermato è il sistema di "ascensore sociale" che ha fatto la fortuna delle precedenti generazioni, permettendo anche ai figli dei lavoratori più umili di ambire a una vita migliore di quella dei genitori. Secondo la Coop "stiamo assistendo alla rinascita della classe operaia se è vero che oltre la metà degli italiani (il 52%, era il 40% nel 2008) si colloca nei ceti popolari, il 42% si definisce ancora classe media (era il 53% nel 2008) e oggi solo il 4% sente di appartenere alla classe dirigente".

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