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Opinioni

Dopo il boom di Twitter febbre da matricole in tutto il mondo

Il collocamento “boom” di Twitter, che in tutta la sua storia non ha mai chiuso un bilancio in utile ma ora vale 25 miliardi di dollari, sta riaccendendo la voglia di Ipo in tutto il mondo. Se all’estero si preparano a debuttare da Merlin Entertainments ad Alibaba, a Milano sono attesi Savino del Bene e Moncler…
A cura di Luca Spoldi
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Il canarino azzurro continua a volare alto al New York Stock Exchange (Nyse): il giorno dopo un debutto che definire “stellare” è poco (collocato a 26 dollari, prezzo giudicato da molti già troppo elevato visto che implicava una valutazione di 14,2 miliardi di dollari per il 100% della società, ossia 12,4 volte le vendite attese per il 2014, il titolo ha toccato brevemente i 50 dollari per poi chiudere a 44,9 dollari), le quotazioni a inizio giornata sono in calo di quasi 2 dollari, ossia del 4% abbondante, a 43 dollari a titolo. Anche così la capitalizzazione del sito di microblogging fondato da Evan Williams e Jack Dorsey (che è anche il fondatore di Square, società che ha sviluppato un lettore di carta di credito utilizzato per pagamenti tramite smartphone e che dovrebbe sbarcare a Wall Street l’anno venturo) è pazzesca: 25 miliardi di dollari, quasi 50 mila miliardi di vecchie lire per chi ha memoria del “vecchio conio” italico.

Sarà autentica gloria? Sebbene gli analisti ritengano che pagare più di 40 dollari per azione una società che continua a perdere soldi (dalla sua nascita a oggi Twitter ha sempre chiuso i bilanci in rosso e nei primi nove mesi di quest’anno ha perso altri 80 milioni di dollari) è semplicemente una “esuberanza irrazionale” e che il rischio di finire se non proprio come Facebook, che dopo una fugace fiammata iniziale ha dovuto attendere un anno per vedere le quotazioni risalire sopra i 38 dollari del collocamento (ma certo in quel caso non pochi si mordono le mani per non aver essersi riempiti le tasche di titoli quando, nell’aprile dello scorso anno, le quotazioni erano scivolate sotto i 17,75 dollari visto che nel frattempo sono tornate sopra i 48 dollari, con un picco di 55 dollari lo scorso 18 ottobre), in molti sembrano non avere dubbi, grazie alla rapidità con cui stanno salendo le vendite, 317 milioni di dollari dei primi 9 mesi di quest’anno ma attese sopra gli 1,14 miliardi alla fine del 2014.

Anche così Twitter è quanto meno “costoso”: al momento il canarino azzurro vale in borsa quasi 22 volte le vendite attese, mentre Facebook (115,82 miliardi di capitalizzazione) tratta attorno a 16,84 volte le sue vendite 2012 (circa 11,6 volte quelle attese l’anno venturo) e LinkedIn, che pure ha una capitalizzazione di oltre 25 miliardi di dollari, di circa 17 volte (12,2 volte le vendite future). Di sicuro soddisfatte dell’operazione sono le banche del consorzio di collocamento, capeggiato da Goldman Sachs e a cui hanno partecipato anche Morgan Stanley e Jp Morgan Chase, che si sono “accontentate” di una commissione pari al 3,25%, molto bassa per un’Ipo a Wall Street (anche se nel caso di Facebook le banche si accontentarono ancora di meno, appena l’1,1%, ma l’operazione nel maggio del 2012 raccolta 16 miliardi di dollari contro i meno di 2 miliardi raccolti da Twitter). Anche così i collocatori si son spartiti 59,2 milioni di dollari, di cui secondo stime dell’agenzia Bloomberg poco meno di 23 milioni sono finite nelle casse di Goldman Sachs, una dozzina in quelle di Morgan Stanley e attorno a 9,5 milioni sono toccati a Jp Morgan Chase.

Quello che è interessante è che se non ci saranno intoppi particolari, ossia se le quotazioni di Twitter non si inabisseranno, o l’economia entrerà nuovamente in una fase recessiva inducendo le borse a correggere il tiro rispetto ai rialzi messi a segno nell’ultimo anno e mezzo, il debutto di Twitter potrebbe aprire la strada a un’altra pletora di matricole in tutto il mondo. Tra le più interessanti, già la prossima settimana, si preannuncia quella di Merlin Entertainments, seconda società al mondo dopo Walt Disney nel settore dei parchi di divertimento e musei tematici (controlla tra l’altro il parco italiano di Gardaland, oltre che i musei delle cere Madame Tussauds), che forte di una valutazione pari a 3,1 miliardi di sterline (18 volte gli util) proverà a bissare il recente successo del collocamento di Royal Mail, salita del 36% il primo giorno di quotazione a Londra, un mese fa, nonostante un prezzo di collocamento (330 pence per azione) al top delle indicazioni preliminari e pari ad una valutazione di 3,3 miliardi per le Poste di Sua Maestà. Quotazioni e valutazioni che a distanza di un mese non sono affatto calate, anzi: il titolo oscilla infatti sui 566 pence a titolo, mentre la capitalizzazione è salita a 5,66 miliardi, il che potrebbe far “sognare” il governo italiano che da mesi va annunciando una nuova stagione di privatizzazioni.

In Asia, e precisamente a Singapore, potrebbe nei prossimi mesi debuttare Wechat, servizio di messaggeria vocale e video di grande successo lanciato all’inizio del 2011 dal colosso internet cinese Tencent (quotato a Hong Kong) che già a fine agosto aveva superato i 400 milioni di utenti. Ma le operazioni più interessanti si faranno ancora una volta a Wall Street: Alibaba, colosso cinese dell’e-commerce (partecipato al 24% da Yahoo!) potrebbe ad esempio fare “il botto”, visto che con 5 miliardi di dollari di vendite e un miliardo di utili previsti per quest’anno la società controllata dal miliardario Jack Ma potrebbe collocare un 10%-15% raccogliendo dai 10 ai 15 miliardi di dollari grazie ad una valutazione complessiva che dovrebbe aggirarsi attorno ai 100 miliardi.

E L’Italia? Partecipare a questa “giostra” planetaria richiede mezzi di cui purtroppo il paese, non da oggi, non dispone in termini né di capitali, né di grado di innovazione, né di competenze degli intermediari finanziari. Eppure anche da noi qualcosa si muove: entro fine anno potrebbe sbarcare sul listino Moncler, che ha già presentato domanda di ammissione a quotazione delle proprie azioni ordinarie sul Mercato telematico azionario (Mta) a Borsa Italiana e che dovrebbe collocare tra il 20% e il 30% del capitale. Considerando che titoli del settore moda/lusso, uno dei pochi attorno al quale si può sperare a mio avviso di far ripartire l’economia tricolore, viaggiano su multipli tra i 17 e le 32 volte l’Ebitda (margine operativo lordo), la società guidata da Remo Ruffini, che lo scorso anno ha registrato 489 milioni di euro di fatturato e un Ebitda di 170 milioni potrebbe arrivare a valere attorno ai 3 miliardi, contro i 2-2,2 miliardi di cui si ragionava fino a pochi mesi fa.

Tra pochi giorni parte anche il collocamento di Savino Del Bene: la società, operante nel settore delle spedizioni internazionali marittime ed aeree, si prepara a collocare 31 milioni di titoli di cui 19 milioni ceduti dai due attuali soci (Paolo Nocentini, presidente e amministratore delegato, e Silvano Brandani, vicepresidente) e 12 milioni rivenienti da un aumento di capitale. Saranno inoltre messi a disposizione ulteriori 4 milioni di titoli (sempre ceduti da Nocentini e Brandani) come opzione di “greenshoe”, così che in caso di integrale sottoscrizione della stessa sul mercato arriverebbero 35 milioni di azioni pari al 31,15% del capitale. Più che un “debutto” nel caso di Savino del Bene si tratta peraltro di un ritorno, visto che l’attuale società, in precedenza denominata Palio (costituita da Nocentini e Brandani e partecipata al 22,2% da Mps Merchant), aveva incorporato la “vecchia” Savino del Bene nel 2003, al termine di un’Opa lanciata sul titolo (sbarcato originariamente a Piazza Affari nel 1996) al prezzo di 2,5 euro per azione. All’epoca la società valeva attorno ai 92 milioni, ora secondo Nomura dovrebbe valere tra i 310 e i 390 milioni di euro. L’America è decisamente lontana, quasi dall’altra parte della Luna, ma anche così il segnale è confortante perché indica che persino nell’Italia del “quindicennio perduto” (di crescita) c’è stato chi è riuscito a creare valore. E scusate se è poco.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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