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Disoccupazione record e crollo ore lavorate, in Italia post-Covid più colpiti sono giovani e donne

L’Employment Outlook 2020 dell’Ocse fornisce il drammatico quadro del mondo del lavoro in Italia dopo le ricadute economiche dell’emergenza Coronavirus. Dall’aumento record del tasso di disoccupazione al crollo delle ore lavorate, il report delinea tutti i problemi e le sfide che soprattutto alcune categorie di lavoratori – a partire da donne, giovani e autonomi – dovranno affrontare.
A cura di Stefano Rizzuti
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Una crisi mai vista prima, con un netto aumento dei disoccupati e la necessità di intervenire per aiutare soprattutto i precari, i giovani, le donne e gli autonomi. Questo è il quadro delineato dall’Employment Outlook 2020 dell’Ocse per l’Italia: un report in cui si sottolinea l’importanza di proteggere i lavoratori dalla crisi causata dal Covid 2019, paragonando anche la situazione italiana a quelli degli altri Paesi. Quella che sarà “la più profonda crisi economica dai tempi della Grande depressione del 1929” per l’Ocse ha già portato un calo del Pil nei suoi Paesi quasi del 15% nel primo trimestre del 2020. Il tasso di disoccupazione è passato dal 5,2% di febbraio all’8,4% di maggio e il totale delle ore lavoratore è crollato dieci volte di più rispetto ai primi tre mesi della crisi del 2008.

L’occupazione in Italia secondo l’Ocse

L’Italia è uno dei Paesi più colpiti dalle ricadute economiche, sia in termini di occupati in meno che di ore svolte tra chi ha lavorato. Il calo delle ore lavorate è stato del 28% nei primi tre mesi della crisi. Le richieste del sussidio di disoccupazione (Naspi) sono aumentate del 40% tra marzo e maggio rispetto allo stesso periodo del 2019 e l’aumento è dato soprattutto da un mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato e dal congelamento delle assunzioni. I più colpiti sono gli autonomi, i temporanei, i lavoratori con bassi salari, i giovani e le donne. Ad aprile i lavoratori con salari più alti hanno avuto il 50% di probabilità in più di lavorare da casa, quindi il rischio è che si aggravino le disuguaglianze.

I dati sulla disoccupazione in Italia

La disoccupazione nei Paesi Ocse raggiungerà un livello record entro la fine del 2020, per poi scendere lentamente nel 2021. Si ipotizzano due scenari: quello con una seconda ondata a fine anno e quello senza un ritorno del lockdown. Se la situazione sarà sotto controllo, l’occupazione dell’Ocse scenderà del 4,1% nel 2020 e crescerà solamente dell’1,6% nel 2021. Il tasso di disoccupazione toccherebbe quindi il massimo storico del 9,4% a fine 2020. Ovviamente in caso di seconda ondata i dati sarebbero ben peggiori. Per l’Italia la disoccupazione dovrebbe raggiungere il 12,4% a fine 2020, cancellando quattro anni di lenti miglioramenti. Se la situazione epidemiologica resterà sotto controllo, entro la fine del 2021 la disoccupazione scenderebbe all’11%, comunque a livelli peggiori del pre-crisi. In caso di seconda ondata, invece, si prevede un dato all’11,5% a fine 2021.

Le misure “senza precedenti” contro la crisi

L’Ocse sottolinea come tutti i Paesi, a partire dall’Italia, abbiano messo in campo “misure senza precedenti” per sostenere il reddito dei lavoratori ed estendere la cassa integrazione. Ma in questa seconda fase non basterà, bisognerà fare anche altro. E cambiare il mercato del lavoro. Un dato sottolineato è che il 49% dei lavoratori italiani ha un’occupazione che richiede interazione fisica. Il che vuol dire cambiare i protocolli di sicurezza. Sulla cassa integrazione si suggerisce di far partecipare le imprese ai costi, inserendo anche incentivi alla ricerca di un altro lavoro e alla formazione. Altro suggerimento è quello di riconsiderare sia il divieto di licenziamento che i limiti alle assunzioni dei lavoratori a tempo determinato. Ancora, un altro invito è quello di rivedere le misure di sostegno al reddito per evitare l’aumento della povertà, rimodulando il reddito di cittadinanza e il reddito di emergenza. Infine bisognerà aiutare i giovani e il loro inserimento nel mercato del lavoro, per esempio con incentivi alle assunzioni e rinnovando programmi come Garanzia giovani.

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