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Di Maio, ecco perché scioperare di venerdì non è indecente

Scioperare di venerdì, per chi lavora nei trasporti, permette di infliggere all’azienda il maggior danno possibile. Per questo, si sciopera in coda alla settimana, non per farsi il weekend al mare: è legittimo non lo sappia un cittadino comune. Meno che ignori chi è stato ministro del lavoro e dello sviluppo economico.
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"Sostengo tutte le manifestazioni per il diritto del lavoro, da ministro avevo proposto il salario minimo e il decreto dignità quindi sono insospettabile ma è mai possibile che tutti gli scioperi si facciano di venerdì? La storia che alcuni sindacati fanno sempre sciopero il venerdì per fare il weekend, mi sembra ormai una questione indecente”. E meno male che è arrivato Luigi Di Maio, l’insospettabile, a ripetere la favoletta trita e ritrita secondo cui i sindacati indirebbero scioperi il venerdì per partire col torpedone verso il mare con un giorno di anticipo, come se la questione dei diritti del lavoro fosse in realtà la foglia di fico per prendersi un giorno di vacanza in più.

Che sia una stupidata, in un Paese con un minimo di coscienza politica, dovrebbe essere auto evidente. E sorprende, doppiamente, che un politico che è stato ministro del lavoro e dello sviluppo economico cada nel tranello di una simile banalizzazione e svilimento delle lotte sindacali e del diritto allo sciopero.

Primo: gli scioperi si indicono di venerdì perché è il giorno in cui provocano più danni all’azienda che li subisce. Il venerdì, soprattutto nei trasporti, è il giorno perfetto: perché è giorno feriale, ma anche giorno di partenze per il weekend. Un alto danno provocato all’azienda che subisce lo sciopero equivale a un alto potere negoziale per il sindacato che lo indice. Banalmente, di fronte a uno sciopero di venerdì l’azienda farà di tutto per evitarlo. Di fronte a uno sciopero di sabato o di domenica, il potere negoziale dei lavoratori sarà molto inferiore, al pari del disagio arrecato. Semplice, no?

Secondo: gli scioperi si indicono prevalentemente di venerdì solamente nel settore dei trasporti. Chiedetelo agli operai di Ilva e Whirlpool, o a quelli dell’Embraco o quelli delle oltre e150 imprese in stato di criso, se scioperano il venerdì per farsi il weekend al mare. Vi basterà incrociare lo sguardo di chi rischia il posto di lavoro per rendervi conto di quanto sia offensiva, oltreché pretestuosa, la vostra congettura. Peraltro: persino nel settore dei trasporti non si sciopera solo di venerdì: basta dare un occhiata alla tabella del ministero che comprende tutte le agitazioni sindacali per rendersene conto. Evidentemente, Di Maio non le ha mai viste, o fa finta di non saperlo.

Terzo: fosse anche vero che ci sono dei lavoratori che ne approfittano per regalarsi un weekend lungo, perché il sindacato dovrebbe rinunciare a indire uno sciopero nel giorno della massima adesione e del massimo danno inferto alla controparte? Ignorare questo passaggio, vuol dire semplicemente ignorare – o peggio, stigmatizzare – le ragioni della protesta. Uno sciopero non si fa per ricevere gli applausi della gente, ma per evitare licenziamenti, chiusure aziendali, decurtazioni della paga, discriminazioni, o per chiedere condizioni di lavoro migliori. E in moltissimi casi, gli scioperi del venerdì che maledice Di Maio, e molti lettori con lui, sono stati convocati proprio per questi motivi.

Magari, tra un imprecazione e l’altra, provate a chiedere a un lavoratore che sta rinunciando a un giorno di paga perché lo fa. E perché, magari, sfila in piazza anziché prendere il sole in spiaggia. Scommettiamo che una volta ascoltata la risposta gli scioperi del venerdì vi sembreranno un po’ meno indecenti?

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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