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Decreto fiscale, stretta contro frodi sui carburanti: cosa prevede e quanto si potrà recuperare

Per contrastare l’evasione fiscale il governo vuole mettere in campo anche una stretta sulle frodi sui carburanti: la bozza del decreto fiscale collegato alla manovra stima il recupero di cifre fino a 1,1 miliardi di euro per il mancato gettito su benzina e diesel. E lo farà attraverso due strumenti: meccanismi informatizzati sui depositi e l’adozione di un documento informatico.
A cura di Stefano Rizzuti
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Potrebbe portare fino a 1,1 miliardi di euro. Una previsione ottimistica che il governo mette nero su bianco nella bozza del decreto fiscale che accompagnerà la legge di Bilancio. Risorse che deriverebbero da una stretta sulle frodi sui carburanti che la maggioranza vuole mettere in campo a tutti i costi, come mossa per recuperare parte dell’evasione fiscale, in particolare sulle accise sui carburanti. Nella relazione tecnica correlata a l’articolo del decreto fiscale dedicato a questo tema, si stima un recupero di risorse per “la gestione in regime di deposito fiscale degli impianti strategici di stoccaggio di prodotti energetici per autotrazione mediante utilizzo di sistema informatizzato” pari a una cifra che varia da 100 a 200 milioni l’anno (dalla stima più pessimistica a quella più ottimistica). Inoltre, con l’adozione del Das informatico – il Documento Amministrativo Semplificato – nella filiera del gasolio e della benzina per autotrazione l’ipotesi è di recuperare tra i 400 milioni e i 910 milioni l’anno. Mettendo insieme le due misure si potrebbe quindi arrivare a circa 1,1 miliardi l’anno, nelle previsioni più ottimistiche.

La stretta sulla filiera della distribuzione dei carburanti, quindi, si dovrebbe concentrare anche sull’introduzione di meccanismi informatici riguardanti i depositi di carburanti. Ma soprattutto su un incremento dei controlli sul tax gap legato alle accise. Per quanto riguarda il Das, in particolare, il governo stima di poter recuperare tra il 30% e il 65% del gettito mancante, corrispondente a 1,4 miliardi di euro l’anno. Per quanto riguarda il sistema informatizzato, invece, si stima un recupero “di efficienza nell’intervallo 0,5%-1% delle quantità dei predetti carburanti complessivamente immesse in consumo sulla rete”. Da qui si pensa di poter recuperare tra i 100 e i 200 milioni l’anno.

Perché una stretta contro le frodi sui carburanti

A spiegare da dove nasce la necessità e la volontà di intervento del governo su questo tema è Il Sole 24 Ore. Si parte da un dato: nel 2017 le accise sulla benzina e sul gasolio hanno portato, stando a una stima, incassi inferiori a quanto previsto di circa 19,4 miliardi di euro. Ovvero il 10,7% del gettito teorico, un tasso che sale addirittura al 14,3% nel caso del gasolio. Parliamo di percentuali raddoppiate rispetto al 2012. Il gettito mancante, spiega ancora il Sole, deriva dalle frodi, ma anche dalle agevolazioni fiscali sul gasolio: queste ultime, però, sono rimaste su dati costanti rispetto al passato, quindi il problema principale è quello delle frodi.

Il problema nasce dopo l'aumento delle accise

Il problema si è allargato nel 2012, quando il governo ha dovuto fronteggiare la crisi e aveva bisogno di un gettito più alto dai carburanti per sistemare il bilancio dello Stato. Così la tassazione sui prodotti petroliferi è aumentata, attestandosi a un livello ancora più alto, nonostante fosse già tra i peggiori in Europa. Da questo deriva un aumento dei prezzi del carburante e anche maggiori frodi ai danni dell’erario, per evitare questi maggiori prezzi sulle accise. Ora il problema torna attuale: già nella Nota di aggiornamento al Def si parlava di “diffusi fenomeni di non assolvimento delle imposte con conseguenti distorsioni del mercato”.

Evidentemente c’è chi si procura i carburanti a basso prezzo, magari acquistandoli nell’Europa dell’est, dove le accise sono molto più basse. Poi entrare in Italia con il carburante è semplice, perché i controlli alle frontiere praticamente non esistono o, comunque, sono molto rari. In caso di controlli sulle accise, però, è sufficiente trovare un carico non lecito per poter sequestrare il camion: così per riaverlo le persone fermate versano subito quanto dovuto in accise, con introiti relativamente facili per le casse dello Stato. Più complicato invece il meccanismo dei controlli sull’Iva: in questo caso la legge non prevede il sequestro e bisogna quindi ricostruire, con indagini spesso non semplici, tutti i documenti e i giri di soldi dietro a queste operazioni. Motivo per cui sembra più facile intervenire sulle accise.

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