Dal bonus nido al bonus bebè: come cambiano le misure di sostegno alla famiglia
Il bonus nido, dopo una prima fase di rodaggio, sembra piacere sempre più agli italiani. Tanto che le domande sono triplicate in soli tre anni. I numeri raccolti dalla direzione centrale Inps per l’inclusione sociale e l’invalidità vengono riportati dal Sole 24 Ore che riepiloga alcuni dati riguardanti in generale tutte le misure a sostegno delle famiglie e dei neo-genitori. Intanto partiamo dal bonus ‘mamma domani’: si tratta di 800 euro una tantum per i nuovi nati o adottati. L’anno scorso l’Inps ha erogato 405mila bonus per una spesa totale di 324 milioni di euro. Poi c’è il bonus nido: a fine 2019 risultano essere poco più di 201mila le domande accolte sulle 346mila presentate. La spesa, in questo caso, è di 198 milioni di euro sui 300 milioni totali impegnati.
Il bonus nido e il bonus bebè
Il bonus nido è un sostegno nato nel 2016 come contributo di mille euro per le famiglie i cui figli frequentano gli asili nido. Poi questa cifra è salita nel 2018 fino ad arrivare a un massimo di 1.500 euro. La platea dei beneficiari, intanto, è triplicata in soli tre anni: si è passati dalle 109mila domande del 2016 alle oltre 346mila del 2019. A queste cifre vanno aggiunte anche quelle del bonus bebè: gli assegni mensili, per questa misura, sono stati erogati a 237mila famiglie nel 2019.
Le misure per la famiglia e il Family act
Nel 2020 le misure per la famiglia dovrebbero cambiare, con la rimodulazione di alcune misure e uno stanziamento aggiuntivo per 300 milioni di euro. In attesa del riordino dei bonus che dovrebbe portare all’assegno unico universale (atteso per il 2021) il ministro per la Famiglia, Elena Bonetti, punta a strutturare il Family act. Per quanto riguarda i 300 milioni aggiuntivi stanziati quest’anno, si attendono i provvedimenti amministrativi, con le circolari Inps per i pagamenti di marzo.
In queste settimane stanno iniziando le riunioni per provare a modulare il nuovo pacchetto per la famiglia. La prima novità da discutere dovrebbe essere la proposta del sottosegretario al Lavoro, Francesca Puglisi, per l’allungamento del congedo parentale obbligatorio a sei mesi, di cui uno per il padre. Un primo cambiamento da affiancare al Family act che dovrebbe sostituire tutte le misure attualmente esistenti. A partire dalle detrazioni Irpef per i figli a carico attualmente esistenti e che valgono 8,2 miliardi di euro. Il Family act dovrebbe tenere al suo interno anche gli assegni al nucleo familiare per i lavoratori dipendenti che valgono 5,9 miliardi. Solo utilizzando queste risorse, però, sarà possibile arrivare all’assegno universale da applicare senza considerare eventuali soglie di reddito.