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Cosa ha scatenato il crollo delle Borse e perché non bisogna fare allarmismo, spiegato dall’esperto

Cosa ha causato il crollo delle Borse? L’economista Alberto Forchielli, in un’intervista con Fanpage.it, spiega come sia stata una convergenza di eventi a creare la tempesta perfetta sui mercati, tra la paura di una recessione negli Stati Uniti, la vendita da parte di Warren Buffett di metà delle sue azioni Apple, e la rivalutazione dello yen giapponese. Ma secondo l’esperto non c’è ragione per preoccuparsi più del dovuto.
Intervista a Alberto Forchielli
Economista e imprenditore
A cura di Annalisa Girardi
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Dopo un inizio di settimana nero sulle Borse, con quella di Tokyo che ha segnato la maggiore flessione giornaliera di sempre, dovrebbero presto arrivare notizie rassicuranti. Ne è convinto l'economista e imprenditore Alberto Forchielli, secondo cui nelle prossime ore tutto dovrebbe rientrare nella norma. In un'intervista con Fanpage.it l'esperto evidenzia la concatenazione di fattori che ha portato al crollo, sottolineando però che si tratterebbe di un riassestamento dei mercati che non dovrebbe comportare troppe preoccupazioni per gli investitori.

Da che cosa è stato scatenato il crollo delle Borse?

C'è stata una convergenza di tre fattori, per semplificare. Il primo riguarda i dati sull'occupazione americana, che indicano che l'economia si sta indebolendo e che una recessione potrebbe essere in vista.

Il secondo è che Warren Buffett, famoso investitore americano, ha venduto la metà della sua quota di azioni Apple per 76 miliardi di dollari, dando una grossa botta al settore tecnologico. E inoltre Intel, che è una delle più grandi società di semiconduttori, ha annunciato una grande riduzione di personale, con il taglio di 15mila dipendenti. Questi due elementi hanno messo in evidenza la debolezza del settore tech, per cui le persone si chiedono se non sia sopravvalutato e se non stia per entrare in crisi.

Il terzo fattore, infine, riguarda il Giappone, con la Banca centrale giapponese che ha aumentato i tassi sullo yen, cosa che non faceva da circa 15 anni. Quando si aumentano i tassi sulla valuta questa si apprezza: lo yen giapponese infatti si è apprezzato in queste ultime settimane del 13%, che per una valuta è un apprezzamento incredibile. Questo ha messo in difficoltà il mercato giapponese che vive sugli esportatori: se la valuta si apprezza questi fanno molta più fatica, guadagnano molto meno. Inoltre anni di tassi bassi in Giappone avevano sviluppato il business del carry-trade. Significa prendere a prestito yen a tassi bassissimi per investire in dollari a tassi più alti. Con questo meccanismo si facevano grandissimi utili, che però con la rivalutazione dello yen hanno cominciato a trasformarsi in perdite: così tutti gli investitori che usavano questo meccanismo hanno rapidamente invertito le loro posizioni in dollari, cominciando a vendere gli investimenti che avevano fatto, soprattutto nella borsa americana.

Un insieme di elementi, insomma. E la Borsa europea?

La convergenza di questi fattori – una forse imminente recessione USA, Warren Buffett e Intel che danno segnali di distress, gli investitori giapponesi che ritirano i soldi dalla borsa di New York – ha creato questa crisi parallela tra la borsa giapponese e quella americana. Quella europea nel mezzo ne risente, però il crollo non è stato drammatico.

Ci sono di mezzo anche le tensioni geopolitiche, che si sono acuite negli ultimi giorni con un possibile attacco dell'Iran a Israele e un allargamento del conflitto?

Non aiuta, però i mercati si sono ormai abituati. La situazione geopolitica però certamente non aiuta.

Si rischia di innescare una crisi finanziaria più profonda?

Io mi auguro che la Fed, la Federale Reserve americana, convochi una riunione di emergenza e abbassi i tassi, che faccia un taglio importante. Lo stesso dovrebbe fare la Banca centrale europea. Comunque, io credo che nelle prossime ore e nei prossimi giorni si possa ricominciare a comprare: non penso che la situazione sia drammatica. Perché il mercato giapponese ha un multiplo di 11, che è abbastanza basso, ha delle aziende ottime; i mercati cinesi sono già prezzati bassissimi; con questo riaggiustamento anche Wall Street torna ad avere dei valori accettabili. Tenete presente che non parliamo di un calo dell'occupazione, ma di un calo della crescita dell'occupazione: insomma, io non credo che i dati dell'economia americana siano così drammatici.

Come si spiega allora quanto accaduto?

È l'insieme dei fattori: gli investitori giapponesi che ritirano i soldi dal mercato (e parliamo di una quota molto rilevante), Intel che licenzia, Warren Buffett che vende, l'occupazione che smette di crescere… è la tempesta perfetta.

Il settore tech, anche considerando gli ingenti investimenti in intelligenza artificiale, deve temere per il futuro?

No. Si tratta di un aggiustamento dei valori, si cominceranno a fare delle valutazioni un po' più realistiche, però l'economia legata all'intelligenza artificiale rimane. Per le crypto è un altro discorso, sono una cosa fasulla, ma gli investimenti previsti nel settore dell'intelligenza artificiale – che è una cosa vera, reale – ad esempio in data center e learning sono incredibili, non credo che subiranno rallentamenti.

Quindi gli investitori ordinari non hanno nulla di cui preoccuparsi?

No, sono degli scossoni quasi dovuti: i mercati comunque avevano dei valori molto alti, in America si era arrivati a un valore del rapporto tra prezzo e utile di 21, quando storicamente è 16.5. C'era un po' di hype e poi c'è stato un aggiustamento, ma non credo che ci sarà un grosso impatto sull'economia. Sono abbastanza tranquillo e penso che nelle prossime ore si potrà ricominciare a comprare.

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