Crollo dei mercati asiatici e avvio in calo per le Borse europee: timori per recessione negli Stati Uniti
Aprono tutte in ribasso per le Borse europee, dopo l'ondata di tracolli che ha coinvolto i mercati azionari, proseguita stamattina sulla piazze asiatiche dove Tokyo è arrivata a cedere oltre il 13%, per poi chiudere con un crollo record del 12,28%.
Oggi, lunedì 5 agosto, il listino peggiore è quello di Amsterdam, che cede il 3,5%, mentre Londra segna un meno 2,18%, Parigi meno 2,84%, Madrid sfiora il meno 3%. A Milano dopo 15 minuti di scambi l'indice Ftse-Mib segna meno 3,655, in un quadro altamente volatile.
Il crollo dei mercati asiatici
È il crollo delle borse asiatiche a pesare sui mercati globali. L'indice di riferimento della capitale giapponese, il Nikkei, già crollato del 5,8% venerdì scorso, ora viaggia in flessione del 12,28% a 31.500,03 punti, in procinto di registrare il più grande calo di punti della sua storia. Taiwan è crollata dell'8%, così come Seul.
I mercati azionari cinesi sono scesi più moderatamente, con l'indice Hang Seng di Hong Kong in calo dell'1,8%, l'indice composito di Shanghai dell'1,1% e l'indice di Shenzhen dell'1,5%.
Perde terreno anche il bitcoin: livello più basso da febbraio
Anche il bitcoin ha perso terreno in un clima generalmente cupo sui mercati finanziari. Il prezzo della criptovaluta è crollato a 51.600 dollari sulla piattaforma di trading Bitstamp, raggiungendo il livello più basso da febbraio, prima di recuperare leggermente.
Da venerdì scorso il bitcoin ha perso circa 10.000 dollari di valore. L'ultima volta che si è verificato un crollo dei prezzi di pari entità è stato nel giugno 2022. Il calo prosegue una tendenza iniziata la scorsa settimana. Oltre al bitcoin, anche altre criptovalute hanno subito una forte pressione di vendita all'inizio della settimana. Il prezzo dell'Ether, per esempio, è crollato di circa il 15% a 2.340 dollari.
Pesano i timori di una recessione negli Usa e di un'escalation in Medio Oriente
Secondo gli analisti, la causa dello scossone sui mercati viene dal rapporto di luglio sull'occupazione negli Stati Uniti. Il tasso di disoccupazione è infatti salito per il quarto mese consecutivo e le assunzioni sono crollate, a causa degli alti tassi di interesse destinati a tenere sotto controllo l'inflazione.
"Ci sono semplicemente troppi incendi da spegnere, rendendo qualsiasi ripresa oggi un sogno irrealizzabile, soprattutto con il riemergere dei timori di recessione negli Stati Uniti e l'incombente spettro di un atterraggio duro che gela gli investitori globali", ha commentato Stephen Innes di SPI Asset Management, citato da Rai News.
"Il fattore scatenante? Un rapporto sui posti di lavoro negli Stati Uniti che ha mancato così tanto il bersaglio da far cadere le mascelle, ma anche le azioni e i rendimenti obbligazionari" a Wall Street, ha aggiunto. Anche i timori di un'escalation delle tensioni in Medio Oriente hanno contribuito, sulla scia delle minacce dell'Iran e dei suoi alleati contro Israele, accusato da Hamas e dagli Hezbollah libanesi per la morte del leader di Hamas Ismail Haniyeh avvenuta mercoledì.