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Crisi Egitto, incertezza sul canale di Suez fa volare il prezzo del petrolio

La rivolta popolare in Egitto ha avuto effetti negativi non solo sull’euro e sulle borse ma anche sulle quotazioni del petrolio.
A cura di Cristian Basile
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Canale di Suez crisi

Gli scontri in Egitto ed il conseguente caos nel quale è precipitato l'Egitto hanno avuto effetti sull'euro, sulle borse e sulle quotazioni del petrolio. Un barile di greggio ha superato i 100 dollari al barile per il timore degli investitori su un impatto negativo sulla fornitura di petrolio causato dalle rivolte popolari in Egitto ed in altri paesi arabi come Tunisia e Yemen. L'Egitto è un produttore di petrolio modesto ma il Paese ospita due importantissime vie di comunicazione per la distribuzione dell'oro nero, il canale di Suez e l'oleodotto Sumed ( le principali vie per la distribuzione del petrolio dal Golfo verso l'Europa), che complessivamente trasportano il 4,5% della produzione mondiale di greggio.

Si tratta della prima volta in 28 mesi che il prezzo del petrolio supera la barriera psicologica dei 100 dollari e ciò è dovuto soprattutto al timore che le proteste antigovernative in Egitto possano creare instabilità in tutto il Medio Oriente, pregiudicando il passaggio delle petroliere attraverso il Canale di Suez. Ma l'instabilità politica mediorientale non è l'unico motivo dell'aumento del petrolio. Nelle ultime settimane, infatti, il prezzo del barile ha mantenuto una tendenza al rialzo dovuta anche ad altri fattori come:

  • La percezione degli investitori che ci sarà un calo delle forniture di greggio a causa della crescente domanda di petrolio da parte delle economie emergenti come Cina ed Inda
  • L'onda di freddo che ha spazzato l'emisfero settentrionale che ha fatto aumentare la domanda di energia.

Nonostante questo, gli esperti credono che il petrolio sia sopravvalutato visto che la capacità di produzione, la raffinazione e la distribuzioni sono stabili e che il prezzo del greggio è in proporzione molto più alto del prodotto raffinato.

D'altra parte l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) ha indicato che al momento non ha intenzione di aumentare la produzione considerato che il prezzo del greggio non è coerente con la reale situazione dei mercato. Gli esperti dunque non credono che il prezzo del barile di greggio torni al prezzo record che raggiunse l'11 luglio del 2008 quando toccò i 147,50 dollari.

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