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Crisi economica: le parti sociali chiedono riforme concrete al Governo, mentre Piazza Affari sprofonda a -5%

Sindacati e Confindustria in un incontro a Palazzo Chigi hanno chiesto riforme immediate e non più solo dichiarazioni. Berlusconi cerca di rassicurare tutti mentre Milano continua a perdere, accompagnata da tutte le borse europee.
A cura di Antonio Palma
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Governo parti sociali su crisi economica

L’economica non accenna a dare alcun segno di ripresa, a nulla sono valse le misure che da più parti si cerca di mettere in campo per contrastare le perdite dei mercati e la crescente sfiducia degli investitori. Anche oggi giornata nerissima per tutte le Borse occidentali, con Milano che ha chiuso a -5,16%, sospesa prima della chiusura per un non meglio precisato guasto, così come è accaduto contemporaneamente anche ad altri mercati, come Parigi e Bruxelles. Sotto pressione anche i Titoli di Stato, che raggiungono nuovi record di rendimento e con lo spread a 389 punti.

Gli indici borsistici

Sembra che niente faccia effetto per un’inversione di tendenza, né le corse a piani di recupero all’ultimo minuto come quello Usa, né finanziarie a lungo termine come quella italiana. Stamane ci aveva provato la BCE con l’annuncio di un ritorno ad aste di finanziamento a lungo termine per i Btp, ma dopo un primo recupero tutto è ritornato come prima. Anche Wall Street ha aperto in negativo e continua a perdere accompagnata da tutte le Borse dei maggiori Paesi industrializzati come quelle di Londra, Francoforte e Parigi.

"Anche per l'Italia, come gli altri Paesi dell'area euro, le riforme strutturali sono necessarie” è stato l’accorato appello espresso dal presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, che ha voluto ricordare come un’accelerazione dei tempi del risanamento dei conti pubblici è cosa ormai indiscutibile. Come ha chiarito Trichet se “si osserva il tasso di crescita dell'Italia nel tempo si capisce che non corrisponde in nessun modo al potenziale di medio-lungo termine, si capisce subito che l'economia italiana è frenata da ostacoli strutturali”.

Le cose quindi non vanno affatto bene, debito pubblico, mancata crescita, burocrazia e sprechi imperanti, lo ripetono tutti, ma a non voler ascoltare è proprio il nostro Premier. Silvio Berlusconi continua con la sua tesi dei conti in ordine e della solidità del sistema italiano, c’è solo da spettare che tutto passi, tranne per il fatto che di fronte ad un treno che ci investe non è così saggio starsene con le mani in mano.

A ricordargli di agire ci hanno pensato anche le Parti Socialiall’incontro di oggi a Palazzo Chigi con tutti i Ministri. Sindacati e Confindustria hanno presentato al Governo un documento in sei punti in cui chiedono misure urgenti che riguardano pareggio di bilancio, costi della politica, sblocco degli investimenti pubblici, liberalizzazione, semplificazione nella pubblica amministrazione e riforma del mercato del lavoro.

"Ora siamo a un bivio, occorre un drastico programma per rilanciare la crescita. Un programma da attuare subito. Siamo pronti ad assumerci tutte le responsabilità ma il governo deve prendere in mano il timone della politica economica” ha esordito la Marcegaglia che si è fatta portavoce del gruppo verso il Governo. Il pacchetto delle Parti Sociali è al tempo stesso complesso ma preciso, con lo scopo ultimo di arrivare al pareggio di Bilancio per il 2014 con modifiche strutturali e una modernizzazione del welfare, senza scaricare i costi solo sugli anni futuri.

Il Piano delle Parti Sociali

Una richiesta avanzata all’Esecutivo viene anche dal Paese intero, ed è la riduzione immediata dei costi della politica, con al contempo una privatizzazione del patrimonio pubblico, societario e immobiliare. Necessaria, inoltre, per le Parti Sociali è una riforma seria della Pubblica Amministrazione per una maggiore produttività, anche introducendo l’uso di nuove tecnologie, e agendo sulla liberalizzazione delle professioni. Per rilanciare il sistema Italia le Parti Sociali chiedono lo sblocco di tutti gli investimenti già stanziati, con l’eliminazione di tutte le lungaggini burocratiche e normative e l’attuazione di politiche di promozione e difesa del Made in Italy, come leva competitiva del Paese.

Ma la vera richiesta è ovviamente di favorire il mercato del lavoro, con una riduzione della pressione fiscale attraverso i proventi della lotta all'evasione fiscale e contributiva. Importante per Confindustria è anche sostenere i processi di ricerca e innovazione delle imprese, magari con un piano energetico per la green economy che arrivi fino al 2020.

Ma dal Governo sono arrivate le solite risposte vaghe, che non hanno soddisfatto nessuno, “Non è più il momento delle dichiarazioni, vogliamo vedere atti concreti e ci aspettiamo che il governo ci convochi già nei prossimi giorni” è stata la prima reazione della presidente degli industriali Marcegaglia. Le stesse preoccupazioni sono arrivate dalla Camusso che ha detto “la presentazione del Presidente del Consiglio l’abbiamo già sentita credo altre 222 volte con le stesse parole e gli stessi termini che non segnano la gravità della situazione e la necessità di fare”.

Ma per Berlusconi non c’è pericolo perché “la crisi non si aggraverà e non dobbiamo essere spaventati dal fatto che, possono mantenersi gli spread attuali”, perché in fondo come diceva suo padre “le ragioni che muovono le Borse, sono normalmente in contrasto con quelle che muovono l'economia”, in fondo il Premier “ha aziende in Borsa, che continuano a fare utili”, beato lui.

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