Nuova giornata di passione per i mercati finanziari europei, dopo l’emergere di nuovi dubbi circa la crisi greca. Che la giornata potesse volgere al peggio lo si era capito sin da stamane dopo che il Financial Times ha pubblicato un approfondimento in cui si segnala come il Fondo monetario internazionale (Fmi) giudicherebbe ancora insufficienti i passi in avanti compiuti in tema di risanamento dei conti pubblici di Atene, che rischia di chiudere il 2015 con un deficit/Pil dell’1%, contro un avanzo/Pil del 3% come finora programmato. Per questo l’Fmi potrebbe, secondo il quotidiano britannico, decidere anche di sfilarsi dall’erogazione dell’ultima tranche da 7,2 miliardi di euro oggetto di discussioni sfibranti tra la Grecia, che cerca in tutti i modi di allentare il rigore dell’austerity etero-imposta, e i suoi creditori.
Non fosse bastata questa notizia, la Commissione Ue ha pubblicato le sue nuove previsioni di primavera, aggiornando le stime sull’andamento dell’economia nei paesi europei e per la Grecia questo ha significato uno schiaffo in faccia: dal +2,5% di Pil atteso ancora a fine febbraio gli esperti hanno ora messo nero su bianco una previsione di una ripresa appena dello 0,5%, lo 0,1% in meno della crescita, se così si può chiamare, prevista per l’Italia. Una notizia che manda al macero, per inciso, qualche tonnellata di dotte analisi sulle virtù della “cura greca” a cui erano sembrate guardare con una punta di invidia persino alcune forze politiche italiane.
Invece ora la Commissione Ue spiega nel suo rapporto che “le condizioni a supporto della crescita restano in atto, ma l’incertezza e condizioni di finanziamento più stringenti stanno facendo rallentare la ripresa e pesando sulle finanze pubbliche”. Se a questo si aggiunge che senza l’intervento della Bce probabilmente il sistema bancario greco sarebbe già collassato sotto il peso del continuo ritiro dei depositi da parte degli investitori greci, si capisce quanto la crisi greca sia tutt’altro che risolta a cinque anni dalla sua prima manifestazione e dopo tre governi succedutisi alla guida del paese. Anche per questo sarà interessante vedere cosa riuscirà ad ottenere in concreto il vicepremier greco, Yannis Dragasakis, dall’incontro, in programma oggi nel tardo pomeriggio a Francoforte, col presidente della Bce, Mario Draghi.
L’aria non è delle migliori dopo che lo stesso Draghi ha “scaricato” l’esuberante ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, che in compenso proverà a incontrare il suo omologo francese, Michel Sapin, a Parigi e il Commissario Ue agli Affari Economici, Pierre Moscovici, a Bruxelles. A renderla se possibile ancora più pesante, confermando l’impressione che il “ping pong” di aperture e irrigidimenti continuerà da parte di entrambi i fronti fino all’ultimo, è arrivata in giornata anche una dichiarazione del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, che in conferenza stampa ha sottolineato che al momento “tutti gli scenari sono possibili”, compresa un’uscita della Grecia dall’euro in caso di mancato accordo.
Dopo aver mostrato il bastone Schaeuble ha subito offerto una carota, aggiungendo che “l’Eurogruppo è unanime nel desiderio di aiutare la Grecia” che negli ultimi incontri si è mostrata più disponibile a un accordo, ma ribadendo ancora una volta che spetta alla Grecia più che alla “troika” fare ulteriori sforzi per trovare l’intesa. Per ora il governo greco non risponde ufficialmente, avendo forse imparato dalle ultime settimane che la strategia dello “sguardo fiero” e delle “pacche sulla spalla” non basta a fare breccia in Europa, come pure appare debole il tentativo di appoggiarsi alla Russia, interessata certamente ad approfittare di eventuali spazi diplomatici per pilotare una soluzione della crisi ucraina più vicina ai propri interessi, ma che finora non ha in concreto fatto sapere se e quanti milioni o miliardi di euro è disposta a dare, e a che titolo, ad Atene.
Una risposta è comunque arrivata in via ufficiosa, visto che nel corso della giornata le agenzie hanno rilanciato il commento di un anonimo “portavoce” di Atene che avrebbe sottolineato come “nessun accordo sarà possibile fino a quando la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale non si impegneranno (a stilare) una comune lista di richieste”. Nel complesso, infatti, vi sarebbero ancora “troppe linee rosse e i creditori devono coordinare meglio il loro messaggio” se vogliono ottenere da Atene una risposta definitiva, ha spiegato il funzionario, probabilmente riferendosi alle voci di un possibile disimpegno del Fmi rispetto alla Ue e alla Bce per quanto riguarda l’erogazione degli ultimi aiuti.
La sensazione dei mercati è del resto proprio che più che una soluzione unitaria stia emergendo, a fatica, una serie di possibili compromessi separati, con Atene interessata a salvaguardare anzitutto il suo rapporto con l’Fmi e poi con la Bce, lasciando a una qualche soluzione “politica” il peso di un definitivo accordo con la Ue, Germania (ma non solo) permettendo. Come si vede un quadro in movimento ma ancora troppo frastagliato per sperare che i mercati possano calmarsi in pochi giorni o settimane.