video suggerito
video suggerito
Opinioni

Crisi del debito? Una frazione della ricchezza mondiale

Siamo un mondo complesso e per molti aspetti contraddittorio: mentre non sono poche le famiglie, anche in Italia, che stentano ad arrivare a fine mese…
A cura di Luca Spoldi
18 CONDIVISIONI
Mario Draghi, Silvio Berlusconi

Siamo un mondo complesso e per molti aspetti contraddittorio: mentre non sono poche le famiglie, anche in Italia, che stentano ad arrivare a fine mese (e nel 2012 secondo Prometeia potrebbe andare peggio) i solerti analisti del Credit Suisse ci informano che sono ormai 30 milioni i fortunati che posseggono un patrimonio personale di almeno un milione di dollari. Una piccola minoranza di questi (noti come “high net woth individual” o hnwi) secondo quanto riporta il secondo Global Wealth Report diffuso oggi dalla banca d’affari elvetica, ossia 29 mila individui (“ultra high net worth individual, o uhnwi), può vantare almeno 100 milioni di dollari di patrimonio e in 2.700 casi possiede una ricchezza di oltre 500 milioni di dollari.

Mentre vi lascio alla lettura dell’annuale classifica di Forbes per sapere quali siano gli uomini più ricchi del pianeta in assoluto, mi vien da notare che il vento spira ormai molto chiaramente ad Est: se gli Usa restano la patria tanto dei ricchi (il 37% di tutti i milionari in dollari risiede negli States) quanto degli “ultra ricchi” (in questo caso la percentuale sale al 42%), è in Cina e nei paesi dell’Asia-Pacifico (oltre che di mercati emergenti come Russia e Brasile) che si registrano i tassi di crescita più elevati di ricchezza.

I nuovi ricchi abitano sempre più spesso a Pechino, Hong Kong, Singapore, Shanghai, Mosca o Rio de Janeiro, sempre meno in Occidente, dove invece restano le “vecchie” fortune, quelle che si tramandano di generazione in generazione. Nel complesso dal gennaio 2010 al giugno 2011 la ricchezza posseduta dall’1% più ricco della popolazione mondiale è aumentata del 14%, passando da 203 a 231 triliardi di dollari.Quanto basta, se volete, per ripianare circa mille volte i debiti di tutte le grandi banche europee, che, secondo altri analisti (in questo caso della banca d’affari americana Morgan Stanley), si starebbero preparando a cedere o ridurre attività per complessivi 775 miliardi di euro (ma il conto potrebbe raddoppiare entro i prossimi anni) in parte per limitare i danni derivanti dalla crisi del debito in parte come risposta alle misure allo studio per elevare la patrimonializzazione delle stesse banche (i cui azionisti in sostanza preferirebbero veder ridotte le attività delle banche da loro controllate prima che rischiare di ceder il controllo a causa di successivi aumenti di capitale).

Secondo gli stessi analisti peraltro questo non basterà a evitare che in molti casi le ricapitalizzazioni abbiano comunque luogo, magari su pressione dei singoli governi (che potrebbero dunque dover erogare nuovi aiuti). Il che nel caso italiano si scontra contro l’evidente paralisi di un esecutivo che non solo ormai dichiara apertamente che per la crescita “non ci sono soldi” (ma, rassicura il premier Silvio Berlusconi, “qualcosa ci inventeremo”: in fondo, viene da aggiungere, siamo Italiani, no?) ma neppure riesce a leggere il successore di Mario Draghi (che a fine mese si insedierà ai vertici della Banca centrale europea) sulla poltrona di governatore della Banca d’Italia, finendo per questo con l’essere regolarmente messo all’indice dalla stampa finanziaria mondiale.

In attesa che qualche ricco miliardario asiatico (o più probabilmente qualche banca o grande gruppo multinazionale) approfitti della crisi per comprare a prezzi di saldo qualche asset interessante in Europa e forse in Italia, i numeri continuano a non tornare: Francia e Germania, si sussurra nelle sale contrattazione di mezza Europa, presenteranno un dettagliato piano da due mila miliardi di aiuti per chiudere la crisi. Ma il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ai parlamentari della Cdu avrebbe raccontato un’altra storia: il fondo salva stati Efsf sarà portato dai 440 miliardi attuali a mille miliardi. La differenza sarebbe di mille miliardi, guarda caso all’incirca la cifra del “dimagrimento” che le banche europee sarebbero pronte a subire.

Mille, duemila, tremila miliardi di euro: tutto sommato una briciola rispetto ai 345 mila miliardi di dollari (circa 250 mila miliardi di euro al cambio attuale) di ricchezza che da qui al 2016 si troverà da qualche parte in giro per il mondo, purtroppo quasi del tutto fuori dall’Italia e in molti casi fuori dall’Europa. Quindici anni di non crescita e contraddizioni politiche ed economiche si scontano, prima o poi, non solo in termini di downgrade del rating sovrano o dei singoli istituti o aziende.

18 CONDIVISIONI
Immagine
Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views