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Crisi da Coronavirus: la stanno pagando solo i giovani, ed è una vergogna

Freelance, precari e partite Iva senza reddito, mentre per i pensionati tutto come prima. Misure finanziate a debito, mentre di patrimoniale e tasse sulle pensioni d’oro nessuno deve nemmeno azzardarsi a parlare. Così un’epidemia che colpisce quasi esclusivamente gli anziani è diventata l’ennesimo furto generazionale ai danni dei giovani.
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Non c’è niente da fare. In pace e in guerra, in salute e in malattia, in Italia sono sempre i giovani a pagare il prezzo più salato di qualunque cosa. Persino la pandemia causata dal Coronavirus, per quanto colpisca maggiormente le persone più anziane, finisce per essere un colpo mortale alle speranze di futuro dei giovani italiani. Sia a causa degli effetti economici che produce. Sia, soprattutto, a causa delle scelte politiche di chi governa l’emergenza.

Partiamo dall’inizio. E in particolare da un’emergenza sanitaria che, come ormai sappiamo bene, colpisce prevalentemente gli anziani: il 73% dei contagiati in Italia, stando a uno studio dell’Istituto Superiore della Sanità ha più di 50 anni. E l’età media del contagiato da Coronavirus è di 65 anni. Non solo: la stragrande maggior parte dei pazienti con sintomi gravi – quelli che rischiano di morire e hanno bisogno di terapie intensive – è anziana.

Intendiamoci: tutti abbiamo a cuore la salute dei nostri nonni. E tutti ci faremmo tagliare un braccio per tutelarne la salute. Quel che rileviamo, tuttavia, è che chi si sta sobbarcando tutto il peso economico di questa crisi anziano non è. Non lo sono, più di tutti, i lavoratori atipici, i freelance, le partite iva involontarie – tutti giovani o quasi – che hanno visto drasticamente crollare i loro volumi di attività e il loro reddito col lockdown, ricevendo in cambio una mancetta da 600 euro uguale per tutti, dall’anziano principe del foro al giovane spiaggino stagionale, indipendentemente dal volume di affari pregresso. È una misura, il reddito di ultima istanza, che costa allo Stato circa 200 milioni di euro, lo 0,8% dei 25 miliardi stanziati dal governo per il decreto Cura Italia. Meno, molto meno, degli ammortizzatori sociali messi in campo per i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, a partire dalla cassa integrazione. Ancora meno, infinitamente meno per i pensionati, qualunque essi siano, che continuano a ricevere il loro assegno come se nulla fosse successo.

Non è finita qua. Perché i giovani non stanno solo pagando più degli altri la recessione figlia del lockdown, ma stanno anche pagando il prezzo delle misure messe in campo per mitigarla. Il costo del decreto Cura Italia sarà infatti finanziato attraverso l’emissione di nuovo debito pubblico, di gran lunga eccedente rispetto a quello previsto dal documento di programmazione economica e finanziaria. Debito che, nei prossimi mesi, schizzerà alle stelle, facendo impennare ulteriormente il costo degli interessi delle future emissioni di Btp. E che tra dieci, venti, trent’anni sarò ripagato da nuove tasse e nuovi tagli alla scuola, alla sanità, alle future pensioni, che impoveriranno ulteriormente gli adulti di domani. O, se preferite, i giovani di oggi.

Dite quel che volete, ma non veniteci a raccontare che non c’erano alternative. Che non si potevano chiedere un contributo ulteriore, qui e ora, alle aziende più grandi di questo Paese – magari quelle che (non) pagano le tasse in Olanda, Irlanda o Lussemburgo, quelle che poi si prendono gli applausi perché con i proventi di gigantesche elusioni fiscali regalano quattro respiratori a un ospedale, chiamando un codazzo di (giovani) giornalisti a far loro da claque. O che non si poteva chiede un contributo straordinario ai grandi detentori di patrimoni e di rendite, finanziarie o immobiliari, o a chi guadagna  redditi più elevati, come hanno fatto alcun temerari del Partito Democratico, prendendosi insulti e pernacchie da tutti. O ancora, che non si potessero tassare alla fonte le pensioni di quei 30mila cittadini italiani che ogni mese, ricevono un assegno superiore ai 5000 euro.

Se non è stato fatto è perché non c’è stata la volontà politica di farlo, soprattutto da parte di quelle forze di maggioranza che si definiscono di sinistra. È perché ha prevalso l’idea che i giovani debbano sempre pagare per tutti, perché così va il mondo. È perché si è affermata l’idea che il debito pubblico sia un pasto gratis di cui nessuno pagherà mai il conto, come se già oggi non lo stessimo pagando, come se i tagli a scuola e sanità degli ultimi anni non fossero il prezzo di bagordi passati. È perché qualunque governo, di qualunque colore, ha gli anziani come gruppo sociale da tutelare e i giovani come carne da cannone a cui far digerite tutto. È perché i giovani non hanno consapevolezza del fatto che ai loro danni si sta consumando l'ennesima rapina a mano armata che va avanti indisturbata da decenni, e di cui l’emergenza Coronavirus non è che l’ultimo di tanti, scandalosi capitoli.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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