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Cresce il divario tra Nord e Sud: nel Mezzogiorno ci si ammala di più

Secondo il “Rapporto 2015 sulla qualità dello sviluppo in Italia” di Tecnè e Fondazione Di Vittorio della Cgil la crisi continua ad allargare la forbice economica.
A cura di Redazione
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Napoli, bacheca con annunci di lavoro (Foto CONTROLUCE/AFP/Getty)
Napoli, bacheca con annunci di lavoro (Foto CONTROLUCE/AFP/Getty)

Cresce ancora il divario tra nord e sud del paese. A dirlo è il "Rapporto 2015 sulla qualità dello sviluppo in Italia" realizzato da Tecnè e dalla Fondazione Di Vittorio della Cgil, secondo cui il paese appare sempre più spaccato su tutto, dalla percezione della qualità della vita ai servizi sociali, passando per condizioni di salute e qualità del territorio. Insomma, si conferma ancora una volta la tendenza delle crisi economiche di accrescere i divari sociali.

Beni materiali

Cominciamo dalla "materia", ossia dai beni posseduti dalle famiglie. Facendo media 100 per tutta l'Italia, Il Nord est vanta 112 punti, Nord ovest e Centro 103, il Sud 88 e le Isole 90. In tale contesto i beni di apparente uso quotidiano per una parte del paese possono diventare secondari o di lusso nella restante. Così si scopre che se oltre il 70% delle famiglie usufruisce della connessione Internet domestica nel Nord del paese, la percentuale di abbassa a circa 60% nel Sud. Il Rapporto valuta anche la qualità delle abitazioni studiando l'appropriatezza del numero di coinquilini di un appartamento rispetto alla metratura dello stesso, la presenza di giardini, terrazzi e riscaldamento e l'erogazione di acqua potabile. In questo caso le distanze tra Nord e Sud sono meno nette, laddove il Nord ovest si attesta a 106 punti, il Nord est a 105, il Centro a 98, il Sud a 95 e le Isole a 89.

Società ed economia

Le caratteristiche del territorio, ossia il tasso di inquinamento, la sicurezza, l'adeguatezza dell'illuminazione pubblica e la vicinanza dei servizi di pubblica utilità vedono il Nord Est a 108 punti, il Nord Ovest a 103, il Centro a 98, le isole a 97 e il Sud a 93. Del resto i servizi sociali e il sistema sanitario sono molto più presenti al Nord, dove la parte orientale totalizza 120 punti, contro il 79 del Sud (e 87 delle Isole).

Numero e "forza" delle imprese e presenza di investimenti fanno sì che la struttura economica sia molto più solida nel Nord ovest (113 punti) e nel Nord est (112) rispetto al Sud (79) e alle Isole (75). La forbice economica è confermata anche nell'equità economica: prendendo come base il reddito medio del 40% delle famiglie con i redditi più bassi si scopre che corrisponde al 29% dei nuclei familiari nel Nord ovest, al 30% del Nord est e al 65% delle Isole.

Il cittadino e le relazioni sociali

La struttura culturale, che identifica la presenza di infrastrutture che stimolano lo sviluppo, vede primeggiare il Centro (117 punti) soprattutto grazie al ruolo trainante di Roma. Segue il Nord Est (107 punti). Legato a questo valore è il capitale sociale, ossia l'insieme di tutti quegli elementi che porta i cittadini a partecipare alla vita pubblica del paese e a mettere in pratica comportamenti virtuosi. Anche in questo caso si conferma il primato del Nord est, con le isole fanalino di coda.

Al Sud ci si ammala di più. Le condizioni di salute sulle cinque aree dell'Italia sono meno polarizzate degli indicatori strettamente economici, ciononostante nel Nord est il 71% della popolazione gode di buona salute contro il 67% della popolazione delle Isole. I malati cronici sono sotto controllo nel 45% dei casi nel Nord est e nel 35% nel Sud.

Percezione della qualità della vita

Coerente con i dati suindicati è la percezione della qualità della vita, che dunque vedrebbe i cittadini essere tutto sommato consapevoli della propria condizione. Facendo 100 dei dati del 2015, il valore sulla percezione della qualità della vita era maggiore di 22 punti nel 2005 (122). Il 2012 è stato l'anno in cui si è mostrata la prima flessione di questa variabile (117 punti), mentre il 2015 è l'anno che ha fatto registrare il minimo storico dal 2005.

In conclusione, all’Italia occorre un salto di qualità che vada non solo nella direzione di un recupero di fiducia ma soprattutto in un progetto che punti a colmare i gravi ritardi tra nord e mezzogiorno. E’ inimmaginabile pensare di recuperare il terreno perduto con la crisi e competere con le economie europee più avanzate se permangono differenze così forti nelle varie aree del Paese

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