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Opinioni

Credit Suisse: l’Italia può dar vita a un “nuovo Rinascimento”

Segnali rassicuranti per l’economia italiana, che inizia a beneficiare delle riforme varate dal governo Renzi. Molto resta da fare, ma “normalizzata” l’economia italiana per il Credit Suisse potrebbe aprirsi un “nuovo Rinascimento” italiano…
A cura di Luca Spoldi
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Il quadro macroeconomico continua gradualmente a migliorare nel Sud Europa, tanto che la lettura finale dell’indice Pmi (indice dei direttori acquisti) per il comparto manifatturiero europeo ha visto l’Italia e la Spagna segnare gli incrementi più robusti a fronte di un incremento medio decisamente più modesto, con i due “pesi massimi” del Sud Europa che hanno nettamente battuto le variazioni segnate da Francia e Germania. Come notano gli analisti di Credit Suisse in un report è proprio l’ex “bel paese” a fare da locomotiva da inizio anno, tanto che i nuovi ordini alle industrie sono aumentati di circa 10 punti in questi primi cinque mesi dell’anno, con maggio che è risultato il mese più forte per quel che riguarda appunto i nuovi ordini alle imprese sin dal febbraio 2011. Considerata la crescita pressoché nulla dell’economia italiana negli ultimi 15 anni e più non c’è di che stracciarsi le vesti, ma il segnale è indubbiamente positivo.

Anche l’indice relativo al mercato del lavoro segna del resto il maggior incremento dagli inizi del 2011 (e il secondo miglior risultato dal 2000 ad oggi), probabilmente grazie al varo del pacchetto di incentivi fiscali e di riforme normative con l’introduzione dei nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti. Le riforme sembrano dunque gradualmente portare qualche primo frutto e questo potrebbe offrire un ulteriore sostegno a Matteo Renzi e rafforzare la capacità di azione del governo, nonostante le contrastanti indicazioni emerse dal test delle elezioni regionali di questo fine settimana. Ultima ma non meno interessante novità, anche i prezzi stanno tornando a crescere, sia pure molto prudentemente, con i prezzi delle materie prime che tornano sui massimi dal marzo 2012 principalmente a causa della svalutazione dell’euro, mentre i prezzi dei prodotti finiti per ora aumentano molto più limitatamente, segno che le aziende non si fidano ancora a scaricare del tutto l’incremento di costi sui consumatori, temendo di indebolire eccessivamente una domanda che resta stentata.

Nel complesso gli esperti rossocrociati tornano così a parlare di una ripresa “solida” e sottolineano come, se i dati si manterranno superiori a quelli medi europei anche nei prossimi mesi, potremmo davvero essere di fronte ad un “nuovo Rinascimento italiano”. Secondo gli analisti di Credit Suisse, del resto, “le prospettive per il 2015 sono oggettivamente più positive” di quelle degli ultimi anni, grazie allo stabilizzarsi del quadro politico, al procedere delle riforme e ad un quadro macroeconomico in miglioramento soprattutto grazie all’azione dei bassi tassi d’interesse, alla svalutazione dell’euro (in entrambi i casi l’Italia deve ringraziare il presidente della Bce, Mario Draghi) e a prezzi del petrolio e dell’energia in genere decisamente più bassi che negli ultimi anni (anche se stasera il petrolio si consolida appena sopra i 60 dollari al barile, allontanandosi dunque da quegli scarsi 50 dollari al barile visti un paio di mesi or sono).

Sul fronte delle riforme, poi, “molto è già stato legiferato o lo sarà nei prossimi mesi” sostengono ottimisticamente gli uomini del Credit Suisse, che segnalano come una parte dei dubbi iniziali riguardanti il “pacchetto” di riforme messo a punto dal governo Renzi per cercare di risolvere alcune debolezze strutturali dell’economia italiana sembrano essere stati superati, anche se “un miglioramento visibile in variabili chiave delle competitività sul piano internazionale” stanno appena ora “iniziando ad apparire”, ma “l’Italia resta indietro rispetto ai suoi concorrenti europei”. Molto, insomma, resta da fare anche se il cammino fin qui fatto va giudicato non negativamente. Per il prossimo e meno prossimo futuro, piuttosto, l’Italia dovrà concentrasi sull’implementazione delle riforme stesse, che non debbono rimanere sulla carta ma essere seguite da un’azione concreta a livello di amministrazione pubblica centrale e locale e più in generale a livello dell’intera economia tricolore.

Provando a guardare oltre il breve termine, concludono gli esperti, “sono necessari ancora sforzi chiave nell’educazione, nelle norme anti corruzione, nell’adozione di nuove tecnologie e in generale nelle campo delle sinergie e intenti comuni tra settore pubblico e settore privato”. Questi dovranno anzi essere i prossimi “capisaldi” di una “nuova frontiera delle riforme” che segua la fase di “normalizzazione” dell’economia italiana, poco più che una manutenzione straordinaria resasi necessaria dalla totale mancanza di riforme di un qualche spessore nel precedente “ventennio a colori” (copywright Dagospia), fase che sta finalmente prendendo forma grazie alle riforme varate dal governo Renzi. Siamo solo all’inizio di un lungo ma necessario percorso di recupero del terreno perso in anni di battaglie di retroguardia e difesa di questa o quella “rendita di posizione” delle mille lobbies italiane. Un cammino che si prefigura non meno accidentato di quello percorso in questi primi mesi, ma che sarà bene affrontare se veramente abbiamo a cuore il futuro nostro e dei nostri figli.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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