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Guerra in Ucraina

Guerra Ucraina, cosa succede ora con l’embargo di Stati Uniti e Gran Bretagna al petrolio russo

USA e UK non compreranno più il petrolio dalla Russia. Un colpo durissimo a Mosca che però avrà anche un potente effetto boomerang sui mercati internazionali, con il prezzo del greggio destinato a salire ulteriormente.
A cura di Annalisa Girardi
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Stati Uniti e Gran Bretagna non compreranno più il petrolio russo. Prima l'ha annunciato il presidente statunitense Joe Biden , poi anche Downing Street ha confermato di voler tagliare le importazioni di petrolio russo entro il 2022. La Russia è uno dei principali produttori ed esportatori di petrolio al mondo e la decisione di Washington e Londra non sarà priva di conseguenze. Anche in territorio europeo. Il prezzo del petrolio è infatti destinato, dopo quest'ultima misura nei confronti di Mosca, a salire ulteriormente sui mercati internazionali.

Il blocco alle importazioni di petrolio negli Stati Uniti e nel Regno Unito rappresenta l'ultimo pacchetto di misure contro la Russia per l'invasione dell'Ucraina. Si tratta di una sanzione durissima, che causerà un duro colpo a Mosca. Ma gli effetti si faranno sentire come un boomerang sui mercati internazionali. "Farò di tutto per minimizzare l'aumento dei prezzi qui da noi", ha detto oggi Biden, sottolineando come sia stato necessario "colpire la maggiore arteria dell'economia russa" e come l'impatto negli Stati Uniti, un Paese anch'esso produttore ed esportatore, dovrebbe essere più contenuto che altrove.

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Altrove come in Europa, nettamente più dipendente dall'energia russa. I Paesi dell'Unione europea, in primis l'Italia, si stanno mobilitando per cercare altre fonti energetiche: il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio è volato, accompagnato dall'amministratore delegato dell'Eni, prima in Algeria e poi in Qatar per assicurare all'Italia il sostegno al fabbisogno energetico del Paese da parte degli altri partner energetici. Si tratta comunque di un percorso lungo e questo non significa, comunque, che le recenti decisioni di Stati Uniti e Regno Unito non avranno intense conseguenze anche per Paesi come il nostro, che al momento non hanno ancora tagliato le importazioni al petrolio o al gas.

Biden, annunciando lo stop alle importazioni, ha detto di capire gli alleati Ue che non stanno procedendo nella stessa direzione, proprio a causa del rapporto di dipendenza energetica da Mosca molto più stretto. Basti pensare che il 25% di tutto il petrolio importato in Europa viene dalla Russia (per il gas la quota è ancora più alta, circa il 40%), mentre gli Stati Uniti importano dal Paese di Vladimir Putin circa l'8% di petrolio e derivati sul totale comprato all'estero.

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Biden del resto non l'ha nascosto. Gli Usa smetteranno di comprare il petrolio russo perché possono permettersi di non farlo. Non è così semplice invece per l'Europa. Intanto l'Opec, l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (di cui la Russia non fa parte) ha annunciato attraverso il proprio segretario generale Mohammad Barkindo di essere impegnata "a garantire la sicurezza delle forniture di petrolio" pur ammettendo di non avere "il controllo degli eventi che stanno influenzando il mercato e ne stanno guidando l'andamento".

E ancora: "Non c'è capacità produttiva nel mondo in grado di rimpiazzare 7 milioni di barili al giorno di esportazioni". È questa infatti la quantità di petrolio che la Russia esporta verso il resto del mondo ogni giorno. La fine dell'export verso USA e UK potrebbe costare al mercato internazionale un aumento dei prezzi non da poco: JP Morgam, citato da Reuters, calcola che si potrebbe addirittura arrivare ai 185 dollari a barile entro la fine dell'anno. Un gallone di benzina negli Stati Uniti è già arrivato a costare il prezzo record di 4,17 dollari: il prezzo del greggio è balzano questa mattina dell'8%, a oltre 129 dollari a barile. Ed è molto probabile che domattina il rincaro sarà ancora più salato.

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