Cosa significa e come funzionerebbe un embargo di gas e petrolio dalla Russia
Un embargo totale su gas e petrolio dalla Russia. Lo ha chiesto il Parlamento europeo a Commissione e Consiglio Ue, spingendo i leader a prendere decisioni ancora più forti delle attuali per fermare la guerra in Ucraina. I Paesi membri ci stanno ragionando, ma le posizioni sono ancora distanti. La dipendenza da gas e petrolio russi, infatti, sono ancora molto forti per nazioni come l'Italia. Il nostro premier Draghi, comunque, ha spiegato che se questo sarà l'orientamento dell'Unione anche Roma seguirà l'indirizzo delle altre capitali europee, appoggiando lo stop alle importazioni. La oramai nota frase "Cosa preferiamo: la pace oppure star tranquilli con il termosifone acceso o con l'aria condizionata per tutta l'estate?" non lascia adito a dubbi.
Embargo gas e petrolio russi, l'impatto sul Pil
Secondo uno studio promosso dal partito liberal-democratico Renew Europe, fondato dal presidente francese Emmanuel Macron, un eventuale stop di gas e petrolio dalla Russia avrebbe un impatto medio sul Pil europeo tra lo 0,2 e il 3,5%. Considerando che il prodotto interno lordo dell'Eurozona dovrebbe crescere quest'anno del 3,7%, si rischia di azzerare del tutto la crescita. Per l'Italia, il cui progresso è stimato al 3,1%, lo spettro è addirittura quello della lieve recessione.
Quanto dipendiamo dal gas e dal petrolio russi
Il problema principale, per tutta l'Europa, è la mancanza di un numero cospicuo di fornitori alternativi. Il Vecchio Continente, solo per il gas, esporta 155 miliardi di metri cubi all'anno da Mosca (è il 42% del fabbisogno totale). Di questi 70/80 sono solo quelli italiani, per circa 15 miliardi di euro di costo ogni 12 mesi per le nostre casse dello Stato. Al secondo posto c'è la Germania con 42,6 miliardi di metri cubi. Il prezzo è poi inferiore a quello che esisterebbe su altri mercati, visti i contratti di lungo periodo in essere. Il petrolio russo, invece, copre il 22% del fabbisogno complessivo dell'Europa: una somma minore che dovrebbe creare meno preoccupazioni, ma in questi mesi si è visto che il mercato del greggio (anche data la progressiva carenza di quest'ultimo) è molto volatile e soggetto a speculazioni legate alla guerra in Ucraina. Il prezzo della benzina che cambia da un giorno a un altro lo dimostra.
Dove potremmo prendere l'energia mancante
In caso di embargo totale l'Italia dovrebbe coprire un buco di circa 28-30 miliardi di metri cubi di forniture da qui al prossimo inverno, con la situazione che potrebbe farsi critica a partire da ottobre. Ma secondo il nostro governo non ci sarebbero grossi problemi: si riuscirebbe infatti a far fronte alla carenza grazie al mix di misure messe in atto negli ultimi due mesi. Tra queste l'aumento della produzione nazionale di gas, un maggior utilizzo dei rigassificatori per trattare il gas naturale liquefatto e i primi accordi con Paesi terzi che stanno per essere stipulati per forniture alternative o aumenti rispetto a quelle attuali. In tal senso potrebbero arrivare 2 miliardi di metri cubi in più di gas dall’Azerbaijan e 8-9 in più dall'Algeria, oltre a qualche nuovo miliardo di metri cubi dagli Stati Uniti.
Tabarelli: "Si rischia benzina a 3 euro al litro"
Ma non tutti gli esperti concordano con il governo Draghi e il ministro della Transizione ecologica Cingolani. Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia e professore di Economia all'Università di Bologna, infatti, un eventuale embargo potrebbe avere effetti ben più preoccupanti. Ai microfoni di Fanpage.it il docente ha spiegato che l'inflazione potrebbe volare al 14% e la benzina schizzare oltre i 3 euro al litro. Il rischio, infatti, secondo Tabarelli è che il prezzo del gas superi i 300 euro per megawattora, mentre il petrolio arrivi tra i 200 e i 300 dollari al barile.