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Cosa prevede la riforma del catasto: quando entra in vigore e perché la Lega non è d’accordo

La riforma del catasto, inserita nella legge delega sulla riforma fiscale, è un processo che durerà cinque anni, i cui effetti non si vedranno prima del 2026. L’obiettivo è quello di rivedere le rendite catastali degli immobili situati in tutto il territorio nazionale. In questa prima fase il governo si limiterà a fare solo una ricognizione dell’esistente, per fotografare lo stato del nostro sistema immobiliare.
A cura di Annalisa Cangemi
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La delega fiscale approvata dal Consiglio dei ministri contiene anche la riformulazione del catasto. Il testo, composto da 10 articoli, sostanzialmente delega l'esecutivo, nei prossimi 18 mesi, ad emanare uno o più decreti attuativi, per rivoluzionare il sistema fiscale. Per quanto riguarda il catasto comunque non ci sarà un effetto immediato, perché in questa fase il governo farà solo una ricognizione dell'esistente, per fotografare lo stato del nostro sistema immobiliare, e far riemergere circa un milione di immobili fantasma. Un'operazione trasparenza insomma, di cui il contribuente non si accorgerà nemmeno: il governo ha detto che ci vorranno cinque anni, e ha assicurato che non aumenteranno le tasse sulla casa.

Cosa è la riforma del catasto

La riforma del catasto è indicata esplicitamente dal Pnrr, e non si esaurirà naturalmente con la legge delega, che è solo il primo step. L'impresa di riformulare il catasto era stata già tentata dai governi precedenti, che però avevano poi rinunciato. L'obiettivo è quello di rivedere le rendite catastali degli immobili situati in tutto il territorio nazionale. La tassa sulla casa dipende dal valore che le viene attribuito dallo stesso catasto. Ma il sistema attuale è basato su estimi (cioè le rendite degli immobili calcolate dal catasto per fini fiscali) che rappresentano i valori teorici dei canoni che si potevano ottenere negli anni Ottanta affittando la casa. Ma il punto è che dagli anni Ottanta a oggi ci sono immobili che hanno acquisito valore perché per esempio si trovano in zone che sono state riqualificate, perché meglio collegate o perché oggi sono dotate si più servizi. Si vuole pertanto introdurre un nuovo sistema di calcolo, cambiando l'unità di misura dal numero dei vani ai metri quadrati dell'immobile, con lo scopo di rendere equo il sistema di attribuzione delle rendite catastali, per avvicinarle ai valori di mercato.

Cosa cambia con la riforma del catasto

All'articolo 7 della bozza della legge delega, ‘Modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e revisione del catasto fabbricati', si spiega la riforma del catasto seguirà due direttrici: il governo si impegna ad accatastare tutto quello che oggi non è accatastato, terreni e abitazioni, immobili non censiti, immobili abusivi, terreni edificabili accatastati come agricoli; ci sarà poi l'introduzione di nuovi criteri per classificare gli immobili, che però non partiranno prima prima di gennaio 2026.

Nel provvedimento vengono quindi elencati i paletti che saranno seguiti per l'esercizio della delega: innanzi tutto a ciascuna unità immobiliare, oltre alla rendita catastale così come avviene ora, bisognerà attribuire anche "il relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato"; ci dovrà essere un aggiornamento periodico dei valori patrimoniali e delle rendite, in relazione alle mutazioni delle condizioni del mercato immobiliare, che è appunto soggetto a continue variazioni, per cui anche i valori catastali delle case dovranno cambiare; andranno previste poi regole ad hoc per quelli storico-artistici.

Per il momento quindi ci si concentrerà sugli strumenti a disposizione di Comuni e Agenzia delle Entrate per l'emersione di immobili e terreni fantasma. Poi, tra cinque anni, toccherà al governo e alla maggioranza che ci saranno decidere se e come utilizzare questa mappatura, per valutare se intervenire sulle tasse.

Gli imponibili fiscali aumenteranno?

Nel testo, sempre all'articolo 7, è chiaramente specificato che le informazioni raccolte sugli immobili non serviranno a determinare la base imponibile dei tributi. Nei prossimi cinque anni quindi nessuno pagherà di più.

Perché la Lega di Salvini non è d'accordo con la riforma del catasto

La Lega continua a sostenere che sulla delega fiscale è necessario un chiarimento, e chiede sostanzialmente maggiori garanzie, per essere certa che né l'attuale governo né i prossimi potranno utilizzare la riforma del catasto per aumentare le tassazioni sugli immobili. Eppure Draghi ha ribadito oggi che il catasto non si trasformerà in una patrimoniale, spiegando che nella delega fiscale approvata ieri dal Consiglio dei ministri non ci sono aumenti di tasse, né sulle case, né sui redditi, né sui patrimoni: "Questo governo non tassa, non tocca le case degli italiani. L'ho detto fin dall'inizio: questo governo non aumenta le tasse", ha detto il presidente del Consiglio.

Di questo però non è convinta Confedilizia, secondo cui il rischio di una tassazione sugli immobili esiste. "Le dichiarazioni di Draghi non ci rassicurano. Lui ha detto che ‘questo' governo non aumenterà le tasse, ma secondo noi in questa delega così generica si predispone il sistema in modo che qualsiasi governo verrà potrà aumentarle", ha detto il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.
"Se venisse applicato quanto scritto nella delega si arriverebbe a quello, ad un aumento della tassazione", spiegando che l'impostazione contenuta nell'articolo 7 è "di tipo patrimoniale e contravviene ai principi del catasto italiano che sono invece di tipo reddituale". 

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