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Cosa chiede davvero l’Ue all’Italia sulle pensioni e sulla cancellazione della quota 100

L’Italia dovrà presentare all’Ue un piano di riforme per ottenere i finanziamenti del Recovery Fund. E dovrà rispettare le raccomandazioni rivolte da Bruxelles a Roma negli ultimi anni, a partire da quella sul tema delle pensioni. Motivo per cui si parla della cancellazione della quota 100. Ma l’Italia dovrà davvero intervenire sulle pensioni? E la cancellazione della quota 100 dipende dalle richieste dall’Ue?
A cura di Stefano Rizzuti
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L’accordo raggiunto sul Recovery Fund dal Consiglio europeo prevede per l’Italia un finanziamento da 209 miliardi tra sovvenzioni e prestiti. Tema di discussione sono le richieste che l’Ue potrebbe avanzare nei confronti dell’Italia sulle riforme da attuare per accedere a quei fondi. Il paragrafo A19 delle conclusioni del Consiglio europeo riguarda proprio la valutazione dei piani per la ripresa e la resilienza che devono essere varati dai singoli governi e valutati dalla Commissione europea entro due mesi dalla loro presentazione. Nella valutazione il punteggio più alto si ottiene attraverso i “criteri della coerenza con le raccomandazione specifiche per Paese, nonché del rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale ed economica”. Inoltre, viene considerata come condizione preliminare anche “la transizione verde e digitale”. La valutazione deve poi essere approvata dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata su proposta della Commissione. Cosa c'entrano, quindi, le pensioni che secondo l'accusa di parte dell'opposizione devono essere tagliate su richiesta dell'Ue per accedere ai fondi?

Le raccomandazioni rivolte all’Italia dall’Ue

I singoli Paesi devono considerare le raccomandazioni ricevute dall’Ue. E negli ultimi tempi una delle raccomandazioni più volte indirizzata all’Italia è stata quella di non invertire il percorso avviato con le riforme in tema di pensioni avviato negli scorsi anni. È questo il punto principale delle raccomandazioni rivolte da Bruxelles e che riguarda anche e soprattutto la quota 100, il meccanismo di pensionamento anticipato per chi ha almeno 62 anni di età e 38 di contributi versati. Ma dall'Ue non è arrivata, comunque, una richiesta esplicita in tema di pensioni. Né su altri temi, considerando che si fa solo riferimento, nelle conclusioni del Consiglio europeo, alle precedenti raccomandazioni rivolte ai governi. Tornando sulla quota 100, sembra difficile che il governo cancelli in anticipo la misura, che scade comunque nel 2021. Mentre sembra più probabile, anche indipendentemente dalle raccomandazioni,  che la quota 100 non venga rinnovata alla sua scadenza.

Quota 100, quasi certo mancato rinnovo alla scadenza

Quando la quota 100, misura introdotta in via sperimentale per tre anni, scadrà il governo potrebbe pensare a una diversa misura di anticipo pensionistico, magari meno impegnativo dal punto di vista economico. Prima di varare un nuovo strumento, quindi, l’Italia potrebbe tenere conto della posizione espressa dall’Ue, che per esempio suggerisce di tagliare l’assegno a chi lascia il lavoro prima dei 67 anni. O di intervenire sulle pensioni più alte che non corrispondono ai contributi realmente versati. La Lega e Matteo Salvini ripetono da ieri che il Recovery Fund comporterà il taglio della quota 100 e un ritorno alla legge Fornero in tema di pensioni. Ciò che il Carroccio e i suoi esponenti non dicono è che la quota 100 dura solo tre anni e non verrà, probabilmente, rinnovata in ogni caso. Anche perché ha riscosso meno successo del previsto, con 150mila adesioni lo scorso anno, un terzo del previsto. Quindi il governo potrebbe pensare a una quota 102 alla scadenza della misura, oppure a una pensione anticipata a 64 anni. Una direzione che la maggioranza sembrava voler intraprendere già da tempo, tanto che si era anche ipotizzato che la quota 100 venisse tagliata in anticipo già lo scorso anno.

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