Cosa c’è nel piano Colao: voluntary disclosure, appalti veloci e stop al decreto dignità
Dalla voluntary disclosure alla semplificazione del codice degli appalti, dal rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza al rafforzamento della cyberdifesa. Nel piano presentato dal comitato di esperti in materia economica e sociale guidato da Vittorio Colao ci sono tutti i progetti ideati per la ripartenza dell’Italia. La task force ha elaborato le schede di lavoro (qui il documento integrale) su cui il governo dovrà dare una valutazione e sfruttare quanto fatto dal comitato come base per ciò che verrà stabilito e discusso anche durante gli Stati generali dell’economia convocati dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il piano degli esperti guidati da Colao si divide in sei punti strategici: imprese e lavoro; infrastrutture e ambiente; turismo, arte e cultura; pubblica amministrazione; istruzione, ricerca e competenze; individui e famiglie.
Lo stop al decreto dignità e la voluntary disclosure
I primi punti rilevanti riguardano il mondo del lavoro e, nello specifico, l’impatto dell’emergenza sanitaria sulle imprese. Tanto che la prima proposta in assoluto è quella di escludere la responsabilità penale del datore di lavoro in caso di contagio da Covid per le imprese non sanitarie. Alle stesse aziende andrebbe offerta la possibilità di neutralizzare i costi per interventi organizzativi causati dal Covid, come per le turnazioni e gli straordinari. Un’altra proposta nel settore dell’occupazione va a smontare i principi cardine del decreto dignità voluto fortemente dal Movimento 5 Stelle: la task force chiede di consentire – in deroga temporanea a quanto previsto da quel provvedimento – il rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza almeno per tutto il 2020.
Si passa poi al capitolo della voluntary disclosure. Che Colao e gli altri esperti suggeriscono di utilizzare per l’emersione e la regolarizzazione del contante derivante da redditi non dichiarati. L’idea è quello del pagamento di un’imposta sostitutiva e dell’impiego per un periodo minimo, per esempio di cinque anni, di parte dell’importo in attività funzionali alla ripresa, come possono essere investimenti nel capitale dell’impresa o in social bond nominativi. Sempre in tema di contanti, l’idea è quella di promuovere un’iniziativa con le istituzioni europee competenti per mettere fuori corso le banconote da 200 e 500 euro. La voluntary disclosure deve essere applicata, secondo il comitato, anche per il rientro dei capitali esteri, sempre con un sistema che obbliga a un investimento parziale della cifra.
Applicazione semplificata del codice degli appalti
La task force propone una semplificazione nell’applicazione del codice degli appalti per i progetti riguardanti le infrastrutture, soprattutto per quelle considerate di interesse strategico, per cui ritiene sufficiente l’applicazione delle direttive europee in materia. L’invito è anche quello di rivedere la normativa con un nuovo codice, basato proprio sulle direttive comunitarie.
Anche il tema delle concessioni, come quelle autostradali, è al centro delle schede elaborate dal comitato, che sostiene l’opzione di estenderle puntando però su una concessione condizionata a un piano di investimenti vincolanti, che siano coerenti con quanto previsto dal Green deal europeo, andando così verso una svolta ambientalista. Inoltre, la task force punta a sbloccare le autorizzazioni per gli investimenti privati già approvati dagli operatori dei settori energetico e idrico.
Il rafforzamento della cyberdifesa
Tra i temi principali sollevati da Colao c’è quello del rafforzamento della cyberdifesa: secondo gli esperti economici bisogna dotare l’Italia di un sistema di cyberdifesa di eccellenza, per potenziare la prevenzione, il monitoraggio, la difesa e la risposta in modo da portare l’Italia al livello dei migliori standard internazionali. Per farlo bisogna incrementare le risorse umane qualificate, investendo anche su infrastrutture e tecnologie idonee. Infine, altro punto sottolineato dalla task force è la predisposizione di un piano di digital health nazionale, ovvero l’idea di sviluppare un ‘Ecosistema Digitale Salute' a livello nazionale, per connettere tutti gli attori e rendere disponibili tutti i dati sanitari del paziente agli operatori autorizzati.