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Corte dei Conti: “Servirà una manovra da 46 miliardi”. Tremonti: “Il bilancio ha tenuto”

Per la Corte dei Conti gli effetti della recessione del 2008-2009 peseranno notevolmente sul futuro del Paese e costringeranno il governo a un intervento di 46 miliardi di euro all’anno. Ma Tremonti appare più ottimista.
A cura di Alfonso Biondi
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Ministro dell'Economia

Ripresa in salita. Oggi la Corte dei Conti ha presentato il Rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica e ha fatto il punto della situazione sullo stato dei conti pubblici italiani. E la situazione non appare delle più rosee. Per la magistratura contabile l'Italia continuerà a pagare dazio a causa della grande recessione del 2008-2009, una recessione che peserà in maniera notevole sul futuro del Paese. La grande crisi ha infatti fatto segnare "una perdita permanente di prodotto calcolata a fine 2010 in 140 miliardi" e, secondo le stime, nel 2013 arriverà a 160 miliardi. La Corte ritiene che l'essere usciti dalla crisi economica "non comporta il ritorno ad una gestione ordinaria del bilancio pubblico richiedendo piuttosto sforzi anche maggiori di quelli accettati". Tradotto: per continuare a rispettare i parametri che ci impone l'Europa servirà un intervento del 3% all'anno, pari a 46 miliardi di euro. Un tipo di intervento paragonabile a quello di 93mila miliardi di lire varato nel 1992 da Giuliano Amato per consentire al nostro Paese di arginare il deficit ed entrare nella Moneta unica.

Va da se che non potrà esserci alcuna riduzione delle tasse per i cittadini. Mazzillo, presidente della sezione giurisdizionale della Corte, ha infatti affermato che

Gli elevati valori di saldo primario andrebbero conservati nel lungo periodo, rendendo permanente l'aggiustamento sui livelli della spesa, oltre che impraticabile qualsiasi riduzione della pressione fiscale, con la conseguente obbligata rinuncia ad esercitare per questa via un'azione di stimolo sull'economia.

Non si è fatta attendere la replica del Ministro dell'Economia Giulio Tremonti che ha dichiarato: "Forse la crescita non è sufficiente, ma senza la tenuta di bilancio non ci sarebbe stata neanche questa insufficiente crescita". Per il Ministro, dopo aver preservato i conti pubblici, è giunta l'ora delle riforme: "il ciclo delle riforme è appena iniziato e deve continuare. Tutto è aperto a formule costruttive ma considerando il giusto mezzo e l'energica moderazione"- ha detto.

Tremonti ha anche replicato all'allarme lanciato dall'Istat riguardante il rischio di povertà per un italiano su quattro, dicendo di considerare "discutibile questa rappresentazione", anche perché "la ricchezza in Italia non è scesa in questo decennio, ma anzi è salita. Questo risulta dalle statistiche ufficiali".

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