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Conti corrente in rosso e pagamenti arretrati: ecco cosa succede da gennaio 2021

Dal primo gennaio 2021 per i clienti di banche e finanziarie entreranno in vigore delle norme molto più severe stabilite dall’Eba (l’autorità bancaria europea). Se i soggetti in questione avranno in arretrato dei pagamenti relativi a una linea di credito o se il loro conto corrente andrà in rosso rischieranno di essere considerati inadempienti. Le conseguenze saranno le strette al credito a loro concesso e il blocco degli addebiti automatici.
A cura di Daniela Brucalossi
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Gli istituti di credito fanno i loro conti e si schierano contro la nuova norma imposta dal Governo che garantisce conti a zero spese per i pensionati fino a 1500 euro al mese. Le banche contrarie anche ai nuovi provvedimenti in materia di mutui e commissioni sulle spese con carta elettronica.

Cresce la preoccupazione di privati e imprese per le nuove regole europee in materia di classificazione dei debitori in default, che banche e intermediari finanziari (come società di leasing e factoring) applicheranno dal primo gennaio 2021. Le norme stabilite dall’Eba (l’autorità bancaria europea) saranno infatti molto più severe rispetto a quelle finora adottate a livello nazionale. Verranno attuate se il cliente di una banca o di un intermediario finanziario avrà in arretrato dei pagamenti relativi a una linea di credito, ad esempio un mutuo o un prestito, o se il suo conto corrente andrà in rosso. I privati e le piccole medie imprese verranno considerati inadempienti se, per più di 90 giorni, avranno in arretrato una somma superiore ai 100 euro e all’1% del totale delle linee di credito verso la banca o l’intermediario finanziario. La stessa sorte toccherà invece alle imprese (quelle con fatturato sopra i 5 milioni) ma per somme superiori ai 500 euro. Le conseguenze saranno le strette al credito concesso al cliente e il blocco degli addebiti automatici qualora il suo conto corrente fosse in rosso. Il Centro studi e ricerche Unimpresa ha pubblicato un report che sottolinea come queste nuove norme rischino di peggiorare lo stato di salute delle imprese italiane, già colpite dagli effetti negativi della pandemia di Covid-19. Ma andiamo a esaminare più nel dettaglio che cosa comporteranno.

Classificazione del cliente come “cattivo pagatore” e stretta al credito

Innanzitutto se un privato o una piccola media impresa, per più di 90 giorni, avranno in arretrato una somma superiore ai 100 euro e all’1% del totale delle linee di credito (500 per le imprese) la banca o l’intermediario saranno obbligati a segnalare il cliente inadempiente alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia e classificarlo sotto la dicitura “in sofferenza”.  Questa significa che il soggetto in questione sta avendo gravi difficoltà a restituire il proprio debito. Attraverso la raccolta dei dati effettuata dalla Centrale dei Rischi sui debiti di famiglie e imprese nei confronti del sistema bancario e finanziario, la Banca d'Italia comunica a banche e intermediari l'indebitamento complessivo dei loro clienti, il tipo di finanziamento che hanno ricevuto e la regolarità o meno dei loro pagamenti. Le banche possono chiedere informazioni anche su soggetti non ancora clienti ma che hanno presentato una domanda di finanziamento o stanno per rilasciare una garanzia e quindi diventaranno presto clienti, esclusivamente per valutarne il merito di credito, ovvero la capacità di rimborsare il finanziamento. Di conseguenza, questa classificazione dei debitori più severa potrebbe provocare una stretta al credito concesso dalle banche o dagli intermediari finanziari a privati e imprese.

Si deve inoltre specificare che l’eventuale default su una singola linea di credito comporterà l’automatico default di tutte le esposizioni del cliente nei confronti della stessa banca o intermediario finanziario.

Inoltre, secondo la nuova regolamentazione, per uscire dal default dovranno trascorrere almeno altri 90 giorni dal momento in cui il cliente avrà saldato il suo debito. Durante tale periodo, la banca ne valuterà il comportamento e la situazione finanziaria e, se riterrà che il miglioramento della sua qualità creditizia sia effettivo e permanente, quest'ultimo sarà nuovamente classificato in una situazione di non default. Fa eccezione il caso di ristrutturazione onerosa (Distressed Restructuring), per cui il periodo di osservazione sarà di 12 mesi.

Nel caso di obbligazioni creditizie congiunte, come ad esempio le cointestazioni in cui due o più debitori sono solidalmente responsabili per il loro rimborso, il default di un debitore non si estenderà automaticamente anche alle cointestazioni. Se invece tutti i debitori esposti in maniera congiunta saranno classificati in stato di default, anche l’obbligazione congiunta sarà automaticamente considerata in default. Allo stesso modo, qualora l’obbligazione congiunta sia classificata in stato di default, anche le obbligazioni di tutti i singoli debitori saranno considerate in default.

Stop agli addebiti automatici sui conti in rosso: si rischia la morosità

Un altro problema si potrebbe verificare se il debito del cliente verso la banca si traducesse in un segno rosso sul conto corrente per più di 90 giorni. Sempre presupponendo che l’arretrato sia una somma superiore ai 100 euro e all’1% del totale delle linee di credito per i privati e le piccole medie imprese e 500 euro per le imprese, in assenza di fondi sufficienti a coprire il pagamento, la banca dovrà bloccare il Rid del cliente, ovvero le disposizioni automatiche di pagamento nei confronti di vari soggetti a cui corrisponde periodicamente una somma di denaro. Questa operazione bloccherà quindi tutti gli adempimenti (come bollette, utenze casalinghe, rate di mutui e finanziamenti, contributi previdenziali e stipendi) e il cliente diventerà moroso nei confronti di vari soggetti, quali ad esempio l’Inps, le finanziarie o le aziende di energia, gas, acqua, telefono.

Un ulteriore ostacolo per la ripresa economica

È necessario specificare che l’Eba, l’agenzia Ue incaricata di attuare un corpo di norme standard per regolamentare e vigilare sul settore bancario in tutti i paesi dell'Unione, non ha stabilito recentemente l’insieme di regole denominate “Nuova definizione di Default”. Esso, infatti, è il frutto del regolamento delegato (UE) 171/2018 del 19 ottobre 2017, un’epoca molto lontana dall’attuale crisi economica dovuta alla pandemia di Covid-19, ed era stato ideato per fronteggiare la grave problematica dei cosiddetti NPL (non performing loans), i crediti bancari in sofferenza (la cui riscossione da parte delle banche non è garantita poiché i debitori si trovano spesso in stato di insolvenza). Come sottolinea però il report pubblicato dal Centro studi e ricerche Unimpresa, queste disposizioni, entrando in vigore dal primo gennaio 2021, potrebbero ulteriormente peggiorare lo stato di salute delle imprese italiane, già colpite dagli effetti negativi della pandemia, e porsi come un ulteriore ostacolo per la loro ripresa economica.

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