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Manovra 2025

Concordato preventivo, via libera in Cdm alla riapertura dei termini: si potrà aderire fino al 12 dicembre

Si riaprono i termini per aderire al concordato preventivo biennale. Il Cdm ha approvato il decreto che proroga la scadenza per le adesioni. Ora le partite Iva avranno tempo fino al 12 dicembre 2024 per accettare il patto biennale con il Fisco.
A cura di Giulia Casula
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Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che riapre i termini per aderire al concordato preventivo biennale, con cui le partite Iva possono mettersi d'accordo con il Fisco sulle tasse da pagare per gli anni 2024 e 2025.

Coloro che hanno presentato la dichiarazione dei redditi entro il 31 ottobre 2024, avranno tempo fino al 12 dicembre di quest'anno per aderire alla proposta fiscale. Il provvedimento dovrebbe poi passare come emendamento all'interno del decreto fiscale, attualmente all'esame della commissione Bilancio di Palazzo Madama. Un modo per velocizzare i tempi di approvazione, come avvenuto con il decreto Paesi sicuri, confluito nel dl Flussi per evitare la discussione in Aula.

Slitta al 12 dicembre la data per aderire al concordato preventivo biennale

Come avevamo anticipato, l'esecutivo ha deciso di far slittare la scadenza per le adesioni al patto biennale col Fisco, che inizialmente era stata fissata al 31 ottobre. Nelle scorse settimane si era parlato di una possibile proroga al 10 dicembre, ma alla fine la data definitiva sarà quella del 12 dicembre.

Chi non è riuscito ad aderire entro i termini quindi, potrà farlo ora tramite questa nuova finestra. Per il viceministro dell'Economia Maurizio Leo "si tratta di un importante prova di ascolto da parte del governo, che dopo un confronto con le categorie e i professionisti ha deciso di allargare ulteriormente la possibilità di aderire a una misura apprezzata e conveniente per tutti: Stato e cittadini", ha dichiarato.

Leo ha spiegato che "si è potuto fare solo ora in quanto al 31 ottobre era necessario acquisire dati certi sul gettito del concordato per avviare un’ulteriore riduzione delle tasse dal 2025. Il Fisco che abbiamo sempre professato di volere è proprio questo: semplice e dialogante con i contribuenti", ha detto.

Chi aderisce al concordato preventivo biennale potrà sapere in anticipo quanti soldi versare in tasse all'Agenzia delle Entrate con importi variabili a seconda dell'affidabilità del contribuente. Se il titolare di partita Iva risulta poco affidabile (perché magari in passato ha evaso il Fisco) allora la somma da pagare sarà più alta. Se il contribuente accetta di versare l'importo pattuito, in cambio riceverà meno controlli da parte dell'Agenzia delle Entrate.

Perché il concordato preventivo è importante per la prossima manovra

Con la riapertura dei termini per il concordato preventivo biennale, il governo punta a fare cassa e recuperare altre risorse da destinare alla legge di bilancio. In particolare, in base a quanto si riuscirà a raccogliere con il concordato si potrà capire anche quali sono i margini di manovra per la riduzione delle aliquote Irpef.

Proprio ieri, Giorgia Meloni, che ha incontrato i sindacati per discutere della finanziaria, ha spiegato che "è chiaramente intenzione del governo intervenire anche sullo scaglione di reddito successivo, ma questo dipenderà ovviamente dalle risorse che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo", ha detto.

A dare per primo la notizia è stato il vicepremier Antonio Tajani, sostenitore della misura. "Come richiesto da Forza Italia il governo ha deciso di riaprire i termini per il concordato preventivo. Utilizzeremo le ulteriori risorse che entreranno per sostenere il ceto medio, abbassare l'Irpef e far pagare meno tasse alle famiglie italiane", ha scritto su X.

Anche per il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, si tratta di "una buonissima notizia per cittadini, famiglie e imprese. Forza Italia ha sostenuto con convinzione questa soluzione perché va nella direzione di una sempre maggiore collaborazione e trasparenza nel rapporto tra fisco e contribuente e perché consente a quanti più soggetti possibili di ricorrere a questa opportunità", ha dichiarato. "Non vogliamo incentivare l'evasione, come sostiene in modo strumentale l'opposizione, ma avviare un percorso per recuperare ulteriori risorse da utilizzare a favore degli italiani", ha aggiunto.

L'osservatorio dell’Associazione Nazionale Commercialisti (Anc) stime che la riapertura dei termini potrebbe portare "un gettito aggiuntivo di 200-400 milioni di euro", sottolineando che l'incasso per lo Stato risulterebbe "notevolmente inferiore a quanto atteso dal Governo". Per l'Anc, "una riapertura dei termini difficilmente concretizzerà un extra gettito soddisfacente o comunque utile al raggiungimento dei 2,5 miliardi previsti originariamente, finalizzati alla riduzione di due punti dell’aliquota del secondo scaglione Irpef".

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