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Con stop ad auto a diesel e benzina dal 2035 a rischio più di 100 aziende e migliaia di lavoratori

Senza un vero piano di riconversione ecologica, lo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035, su cui è arrivato il primo “sì” del Parlamento europeo, rischia di mettere in crisi 101 aziende italiane.
A cura di Giacomo Andreoli
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Il possibile stop europeo alla vendita di auto a diesel e benzina dal 2035 rischia di mettere in crisi il settore della componentistica italiana che realizza i motori a scoppio. A dirlo è un dossier del Ministero dello Sviluppo economico, che evidenzia come 101 aziende sarebbero ad alto rischio chiusura. Queste sono specializzate nel powertrain, quel modulo della macchina e della moto con la combustione interna che verrebbe eliminato dal commercio.

Gli eventi climatici estremi degli ultimi mesi mostrano quanto sia urgente mettere in campo azioni immediate e radicali per lottare contro il climate change, ma il dato evidenza come, senza un piano di riconversione ecologica efficiente, migliaia di lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro. Un piano che dovrebbe andare oltre i finanziamenti del Pnrr, sufficienti per avviare la transizione ecologica, ma non per completarla entro il 2035.

Le aziende in questione, comunque, potrebbero continuare a lavorare per assicurare i ricambi, assicurando la reperibilità anche nel decennio successivo allo stop. Non solo: potrebbero continuare ad essere riforniti grandi costruttori in Paesi come India e Cina, ma anche Stati Uniti, che non prevedono limiti come quello discusso in sede europeo.

Già oggi, dopo la crisi Covid e visto che il mercato dell'elettrico ancora non decolla, sono in ballo 6mila posti di lavoro in Italia. Il principale gruppo italo-francese, quello Stellantis nato dalla fusione tra Fiat-Chrysler e Peugeot, vede due stabilimenti a forte rischio. Si tratta di quelli di Cento (Ferrara) e Pratola Serra (Avellino), dove si producono sempre meno motori e sono in atto procedure di uscita con incentivi oltre alla cassa integrazione ordinaria per centinaia di dipendenti. Dal 2023, poi, la multinazionale Vitesco Technology ha annunciato circa 750 esuberi in Toscana. In attesa di investimenti più ingenti nella riconversione ecologica alcuni imprenditori del settore racing e motorsport stanno nel frattempo lavorando su prodotti per l'aviazione civile e l'aerospazio, realizzando componenti ultraleggere. Un tentativo di cambiare business e allontanare lo spettro della chiusura.

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