Con la guerra in Ucraina crolla l’export dell’Italia in Russia, male anche le vendite in Cina
Il conflitto in Ucraina abbatte l'export italiano in Russia, che non brilla nemmeno in Cina. A riportare questi dati preoccupanti è l'Istat, che segnala come ad aprile, rispetto a un anno fa, le vendite verso Mosca si siano ridotte del 48,4%, mentre il commercio con Pechino è sceso del 15,9%. Contemporaneamente, però, si rilevano aumenti dell'export verso la maggior parte dei principali paesi partner extra Ue: i più ampi riguardano Stati Uniti e paesi Opec (per entrambi +19,0%), Turchia (+14,7%), Regno Unito (+13,6%) e Svizzera (+11,2%). Balzano quindi gli acquisti dalla Russia (+118,8%, con il dato trainato principalmente dai beni energetici) e dai paesi Opec (+109,6%), mentre le importazioni dal Regno Unito (-2,6%) sono in lieve diminuzione.
In generale il commercio verso i paesi extra Ue cresce rispetto a marzo, dell'1,9% per le esportazioni e del 6,4% per le importazioni, con un aumento del 134,8% per l'energia. Su base annua, invece, la crescita dell'export è in netto rallentamento (+11,8%, dall'aumento del 22,2% a marzo). Secondo i tecnici dell'Istituto di statistica, poi, il deficit energetico si amplia notevolmente e supera i 30 miliardi nei primi quattro mesi dell'anno. In dodici mesi le importazioni di energia sono salite del 193,8%, quindi sono triplicate.
Oltre al fattore etico ed umanitario questi dati danno un ulteriore motivo al governo Draghi per spingere il più possibile a un cessate il fuoco in Ucraina che apra un tavolo di pace. A pesare non c'è solo la strozzatura dei colli di bottiglia negli approvvigionamenti, ma anche la mole ingente di sanzioni dell'Unione europea contro Mosca. Sanzioni che colpiscono di più i Paesi maggiormente coinvolti nel commercio con la Russia e più dipendenti dal suo gas e dal suo petrolio. Quindi sostanzialmente la Germania e l'Italia. Ci sono poi in ballo le contro-sanzioni di Mosca, che potrebbero ulteriormente penalizzarci.