Come il governo sta pensando di evitare le pensioni anticipate: sgravi e bonus per chi resta a lavoro
Disincentivare le uscite anticipate dal mondo del lavoro con sgravi contributivi e bonus. È una delle opzioni al vaglio del governo per ridurre le domande di prepensionamento da parte delle categorie di lavoratori interessate.
In vista della prossima manovra, l'esecutivo si trova davanti un importante nodo da sciogliere, quello delle pensioni. Probabilmente,Quota 103, cioè l'attuale possibilità di andare in pensione a 62 anni e 41 di contributi, non verrà prorogata nella legge di bilancio per il 2025.
Anche se è vero che, stando allo scarso numero di richieste di quest'anno, la misura non si è rivelata particolarmente onerosa. D'altronde la stretta introdotta nella scorsa legge di bilancio ha reso Quote 103 poco conveniente per gli oltre 17mila lavoratori che avrebbero potuto fare domanda.
Il ricalcolo della pensione, interamente col sistema contributivo, e l'allungamento della finestra di attesa per dipendenti pubblici e privati ha spinto molti ad attendere direttamente la pensione di anzianità prevista dalla legge Fornero.
Il piano del governo per ridurre le richieste di prepensionamento
Ora che il governo si trova a ragionare sulla manovra 2025, si è tornato a parlare di Quota 41, che consentirebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica. La riforma vessillo della Lega potrebbe rivelarsi particolarmente costosa per lo Stato.
Così, a fronte della scarsità dei fondi a disposizione, i tecnici stanno tentando di correre ai ripari per ridurre la platea dei potenziali richiedenti. Tra le ipotesi finora valutate, si è parlato della previsione di un requisito di almeno un anno di contributi versati prima dei 19 anni per chi desidera accedere a Quota 41.
Un'altra strada percorribile è quella che prevede la riduzione delle domande di uscita anticipata tramite una serie di incentivi che spingano i lavoratori prossimi alla pensione a rimanere a lavoro il più a lungo possibile. Un modo sarebbe riproporre il Bonus Maroni rivolto a chi soddisfa i requisiti previsti per Quota 103.
Chi rientra in questa categoria può rinunciare all'accredito contributivo, per la quota che è a carico del dipendente. Si tratta di un esonero pari al 9,19% per i lavoratori privati, 8,80% per i pubblici. Questo significa che chi continua a lavorare riceverà un assegno aumentato – esattamente di quella percentuale – e smetterà di versare la propria quota di contributi per la pensione.
Un'altra opzione invece, consisterebbe nell'aumentare il valore dei contributi a partire da una determinata età allo scopo di rendere più alto l'importo della pensione ordinaria. Sul tavolo poi, ci sarebbero anche nuovi possibili incentivi rivolti esclusivamente a determinate categorie di lavoratori come le Forze dell'ordine, tramite sgravi contributivi che li convincano a ritardare l'uscita dal mondo del lavoro.