Su di lui ormai si sprecano gli aggettivi. Visionario, geniale, innovatore, eclettico, provocatorio. Ora è diventato anche l’imprenditore più ricco nell’Olimpo dei grandi ricchi del pianeta. Elon Musk, fondatore di Tesla, si è issato sul podio più alto della ricchezza personale, secondo il Billionarie index di Blooberg. Nel 2021 il suo patrimonio di ben 273 miliardi di dollari ha superato anche quello di Jeff Bezos che deteneva il primato.
Un record assoluto per l’uomo che 12 anni fa portava in Borsa per la prima volta la sua piccola Tesla, con quell’idea, rivoluzionaria per i tempi, di concepire un veicolo tutto elettrico.
Scommessa visionaria vinta eccome. Nell’ottobre scorso Tesla è entrata nel ristretto club degli “above one trillions company”, le società che capitalizzano in Borsa più di 1000 miliardi di dollari. Un balzo violento e repentino visto che Tesla fino a 2 anni fa valeva in Borsa non più di 100 miliardi. Valore decuplicato in soli 24 mesi. Dopo il picco massimo di 1.200 miliardi toccato a novembre scorso il titolo è ripiegato, come molti altri titoli del Nasdaq, in virtù dell’attesa stretta monetaria della Fed, scendendo a poco più di 960 dollari per azione. Complice però nella correzione al ribasso, come vedremo più avanti, anche le vendite sul mercato delle azioni dello stesso Musk, che si è rivelato essere anche uno scaltro giocatore di Borsa.
I conti 2021
Mercoledì 26 gennaio Tesla alzerà il velo sui conti dell’intero 2021. Già fin d’ora il consenso di mercato ipotizza ricavi totali oltre i 50 miliardi di dollari con 1 milione di vetture vendute. Sarà l’anno della consacrazione del sogno visionario dell’imprenditore di origini sudafricane. Basti pensare che Tesla ha prodotto il primo utile di bilancio solo a fine del 2020, dopo che dall’avvio dell’avventura del sogno “all electric”, aveva bruciato oltre 6,5 miliardi di perdite cumulate.
Nei primi 9 mesi del 2021 il giro d’affari è stato di 36 miliardi di dollari con un utile netto di 3,3 miliardi. E la corsa dell’ultimo trimestre dell’anno dovrebbe aver portato il giro d’affari a superare i 50 miliardi con un utile operativo di oltre 6 miliardi. Gli investitori da 2 anni a questa parte si sono fatti ammaliare da Musk, dato che gli acquisti sul titolo sono schizzati alle stelle, segnalando come la Tesla-mania sia ormai più che un’euforia irrazionale.
Quanto vale Tesla
Nel mercato dell’auto infatti Tesla oggi, con solo 1 milione di vetture prodotte, 50 miliardi di fatturato e un utile operativo al 12% dei ricavi, vale sul mercato poco meno di 1000 miliardi di dollari. Un valore pazzesco che supera quello di tutte le grandi case automobilistiche messe insieme. Secondo i dati di S&P global market intelligence, Toyota che ha venduto l’anno scorso 9,56 milioni di auto nel mondo e che fattura oltre 270 miliardi di dollari vale in Borsa solo 283 miliardi. Volkswagen che di auto ne ha vendute 8,8 milioni vale sul mercato 134 miliardi. Ford e Gm insieme capitalizzano 170 miliardi. Stellantis, il quarto produttore mondiale, non arriva a 70 miliardi di dollari sul listino. E così la sola Tesla vale una volta e mezzo in più di tutte le più grandi case del mondo. Ragione o follia? O meglio. Una bolla colossale si è formata sulle aspettative del sogno elettrico?
Divario folle
Solo qualche dato può aiutare a capire la sproporzione dei valori. Tesla vale di fatto 20 volte il suo fatturato del 2021; oltre 150 volte l’utile operativo. Toyota che ha un margine dell’utile operativo del 10% (Tesla è poco sopra al 12%) vale 1,5 volte i ricavi e 11 volte l’utile operativo. Volkswagen, altro produttore con i margini alti, vale in Borsa quanto fattura e 10 volte i suoi utili operativi. Come si vede distanze abissali, pur con redditività non così lontane. Non solo, ma anche confrontata con i big Tech di Silicon Valley, le società a più alta crescita nel mondo, il paragone non regge. Apple la regina del Nasdaq, capitalizza 2.700 miliardi contro gli attuali 980 di Tesla ma ha ricavi per oltre 365 miliardi, 7 volte in più di Tesla, fa utili per 95 miliardi contro i 6/7 miliardi di Tesla e vale 30 volte i suoi profitti contro le 150 volte cui viene valutata dal mercato l’azienda delle auto elettriche. Come si vede la bolla di Tesla è nei fatti.
Doppio guadagno
La corsa folle del titolo che ha reso Elon Musk l’uomo più ricco del mondo, ha permesso all’eclettico imprenditore di trasformarsi anche in un astuto biscazziere di Borsa. La sua fortuna viene infatti non solo dal patrimonio in azioni possedute (Musk ha tuttora poco più del 17% della società che gli vale una ricchezza patrimoniale come azionista di 170 miliardi di dollari) ma dal suo piano di remunerazione.
Niente stipendio fisso (solo 50mila dollari simbolici all’anno) ma un cumulo di stock option della sua società che lui ha ben amministrato esercitandole nei momenti più opportuni (per lui).
Fin dal 2012 ha stipulato un piano di opzioni decennale che prevedevano 5,2 milioni di opzioni da esercitare a un prezzo di soli 31,7 dollari. Quelle stock option le ha vendute man mano che salivano i prezzi di Borsa fino alla stratosferica cifra di oltre 1.000 dollari per azione. Con un incasso complessivo plurimiliardario. Non solo, ma nel 2018 altro piano di stock options per oltre 20 milioni di opzioni che esercitate ai prezzi del picco del titolo valgono incassi personali per oltre 20 miliardi di dollari. E così Musk ha avuto gioco facile, in virtù del bottino delle stock options a vendere provocatoriamente a partire dal novembre scorso titoli di Tesla sul mercato. L’ha fatto con un tweet beffardo in cui chiedeva ai suoi fans l’assenso a vendere pacchetti di azioni Tesla, in spregio all’iniziativa di Biden che vuole tassare le plusvalenze azionarie dei grandi padroni della corporate America. A più riprese. L’ultima a fine dicembre scorso in cui vendette 1 milione di pezzi Tesla per un incasso di 1 miliardo. Musk secondo i dati della Sec avrebbe piazzato sul mercato nell’arco del 2021, oltre 15 milioni di azioni (per un controvalore tra i 10 e i 15 miliardi), pari a circa il 10% della sua quota. Musk incassa miliardi, il titolo accusa il colpo, scende in Borsa, provoca perdite ai piccoli azionisti saliti da poco sul titolo. E lui cosa fa? Esercita subito dopo le sue opzioni e ricompra a prezzi più bassi reintegrando la sua quota al 17%. E guadagnando 2 volte. Infatti pur con le vendite per 15 milioni di azioni, oggi Musk continua ad avere il possesso di oltre 177 milioni di pezzi pari al 17,7% per cento della sua società. Magia dei riacquisti grazie ai diritti sulle sue opzioni in carico a prezzi molto bassi. Genio anche in questo campo.
Non solo auto
Tesla non vende solo auto elettriche, ma è attiva anche nel campo dell’energia. Per ora poca cosa dato che dal business energetico ricava solo il 20% del suo giro d’affari. A Tesla, Musk ha affiancato anche il sogno della colonizzazione spaziale. I suoi satelliti stanno provocando attriti a livello geo-politico con la Cina che accusa l’imprenditore di disturbare con i suoi lanci le trasmissioni dei satelliti cinesi. Una partita tutta politica e un terreno di scontro con il Dragone. Le attività spaziali sono riunite nella società SpaceX. Fondata da Musk ha subito attratto l’interesse dei fondi istituzionali e della mega company. La prima raccolta di fondi ha visto protagonisti Google e Fidelity che hanno investito un miliardo nella società. Poi via via Musk ha venduto quote crescenti di capitale con una raccolta di equity che è arrivata valere a fine 2021 oltre 7 miliardi di dollari. Anche qui Musk rivela tutta la sua capacità finanziaria. Lancia un’idea, fonda società poi mano mano apre il capitale a investitori finanziari che gli consentono di raccogliere capitale diluendo la sua quota iniziale incassando via via i proventi dalla vendita delle azioni.
Fisco aggirato
Come per altri grandi possessori di ricchezze patrimoniali, il fisco ha vita dura nel riuscire a tassare i grandi patrimoni. Le cosiddette plusvalenze azionarie posso essere aggredite dal Fisco solo quando le ricchezze in azioni vengono realizzate vendendo i titoli. Finchè i titoli restano in possesso i multi-miliardari Usa possono stare tranquilli, non dovendo nulla all’Erario. Una situazione che il presidente Biden vuole affrontare ma che si scontra con l’abilità dei grandi ricchi a trovare tutte le scorciatoie possibili per sfuggire alla tassazione. Lo stesso Musk ha trasferito la sede di Tesla, dalla California al Texas in virtù di una tassazione più favorevole. Non solo, ma Tesla ha sede legale nel Delaware il più frequentato paradiso fiscale dentro i confini americani. Sta di fatto che secondo Forbes Musk, che siede su un patrimonio personale di 276 miliardi di dollari avrebbe pagato solo 11 miliardi di tasse con un prelievo sotto il 5%. E anche sul piano societario la stessa Tesla riesce a ottenere un livello di tassazione irrisorio pari nel 2021 all’11% dei profitti pre-tax. Per la minimum global tax voluta dai Paesi del G20 siamo ancora lontani.