Come cambia lo smart working: le novità in arrivo per il lavoro agile nel pubblico e nel privato
Il Covid e i lockdown hanno introdotto per milioni di italiani lo smart working. Una soluzione emergenziale che necessita, ora, di una sua applicazione strutturale per il futuro. Il Sole 24 Ore spiega qual è la situazione attuale e cosa potrebbe cambiare nei prossimi mesi, sia nel settore pubblico che in quello privato. Il lavoro agile è stato introdotto nella legislazione italiana nel 2017, anche se già nel 2015 era stata prevista una prima sperimentazione con la legge Madia. Poi è arrivata la pandemia e il regime semplificato ha permesso a milioni di persone di lavorare a distanza. Dal 15 ottobre, però, si cambia di nuovo, almeno per la pubblica amministrazione: tutti i dipendenti pubblici dovranno tornare nei loro uffici. Ma anche nel privato un cambiamento sembra inevitabile nei prossimi mesi. A fine anno, infatti, scadrà lo stato di emergenza per il Coronavirus e, di conseguenza, finirà il regime semplificato per il lavoro agile che oggi può essere attivato dalle aziende con un atto unilaterale. Vediamo, quindi, cosa potrebbe cambiare nei prossimi mesi per lo smart working sia nel pubblico che nel privato.
Smart working e green pass
Nelle faq pubblicate da Palazzo Chigi vengono spiegate alcune delle novità che entreranno in vigore nei prossimi giorni per i lavoratori. Le prime solo quelle sul green pass, che diventerà obbligatorio per accedere a tutti i luoghi di lavoro a partire dal 15 ottobre. Nessun obbligo, però, per chi lavora in smart working. Anche se va ricordato che la certificazione verde servirà per accedere a qualsiasi luogo di lavoro o ufficio, anche solo saltuariamente. Inoltre il governo specifica che non è mai possibile ricorrere al lavoro agile per evitare l’obbligo di green pass.
Il lavoro agile nella pubblica amministrazione
Con il dpcm firmato da Draghi negli scorsi giorni si prevede il ritorno alla presenza nella Pa come “modalità ordinaria” di lavoro. Per avere informazioni più precise sulla modalità di rientro si attende un decreto della Funzione pubblica, a cui faranno seguito anche le linee guida del ministero della Salute per la verifica del green pass. Il tema del lavoro agile nella Pa verrà affrontato anche al tavolo sui rinnovi dei contratti nazionali dei dipendenti pubblici: la trattativa tra Aran e sindacati è già in corso.
L’accordo individuale per lo smart working nella Pa
L’ipotesi più probabile è che per l’applicazione dello smart working nella Pa si torni all’intesa individuale tra dipendente e amministrazione, come avveniva nell’era pre-Covid. L’accordo potrà essere anche a tempo indeterminato, ferma restando la possibilità di revoca unilaterale e senza preavviso da parte dell’amministrazione in caso di “giustificato motivo”. Nell’accordo individuale dovrebbero essere indicate le giornate di lavoro a distanza e quelle in presenza. Così come si dovranno stabilire le modalità di controllo da parte del datore di lavoro e le misure necessarie per assicurare il diritto alla disconnessione del lavoratore. Dovrebbero, nello specifico, essere individuate tre fasce: l’operatività (la fase di piena attività), la reperibilità (possibilità di essere contattati) e l’inoperabilità (cioè le 11 ore consecutive di riposo che devono essere garantite a ogni dipendente). Ci sono, comunque, molti aspetti ancora da definire, ma pare che non verrà prevista la possibilità di svolgere lo smart working dall’estero, tranne nei casi in cui la sede di lavoro si trovi fuori dai confini nazionali.
Il lavoro agile nelle aziende private
Per le aziende private non cambierà molto dal 15 ottobre, oltre all’obbligo di green pass. Resta, invece, la possibilità di regime semplificato fino a fine dicembre; poi potrebbero subentrare nuove regole, ancora non stabilite. È probabile che debba essere rivista la normativa, punto su cui sta discutendo anche la commissione sul lavoro agile voluta dal ministro Andrea Orlando. L’intenzione è quella di trovare un accordo con le parti sociali, ma se così non dovesse essere si farebbe spazio all’ipotesi di una legge in materia. Resta da capire cosa succederà nei prossimi mesi, nell’immediato: alcune grandi aziende hanno già fatto sapere che continueranno almeno in parte ad applicare lo smart working, ma le regole dipenderanno dalle singole imprese, almeno per il momento.