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Cnh Industrial: Marchionne vuol crescere nelle macchine agricole

Dopo tanti annunci di gruppi italiani acquisiti, il vento potrebbe cambiare: Cnh Industrial è pronta a fare acquisizioni spiega Sergio Marchionne. Mentre la controllante Exor si lancia su PartnerRe…
A cura di Luca Spoldi
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Dopo settimane di speculazioni su possibili “matrimoni di Fiat Chrysler Automobiles (Fca), a muoversi potrebbe essere Cnh Industrial e questa volta non con l’intenzione di apportare attività in un gruppo di maggiori dimensioni, di fatto rinunciando alla “italianità” per diventare un socio di peso, se non di controllo, di una grande multinazionale, ma in veste di possibile compratore. Lo stesso Sergio Marchionne, che qualche settimana fa aveva giudicato “possibile” un’alleanza di Fca con Ford o General Motors, ha infatti dichiarato, parlando a margine dell’assemblea che ha approvato il bilancio 2014 oltre alla distribuzione di un dividendo di euro 0,20 per ciascuna azione ordinaria e un buyback azionario fino a un massimo del 10% delle azioni in circolazione, che il momento è quello giusto per espandesi e guardare ad eventuali opportunità di acquisizione, in particolare nel settore delle macchine agricole, dove il mercato da tempo è in frenata ma pare stare ora toccando il fondo.

Marchionne, che di Cnh Industrial è presidente, ha poi precisato che al momento non c’è nulla di concreto, ma che anche in Europa, oltre che in America, inizi a tirare aria di fusione è certo, come dimostra l’annuncio dato ieri da Nokia di voler procedere all’acquisizione e successiva integrazione di Alcatel-Lucent, un’operazione che valorizza la società franco-americana 15,6 miliardi di euro ed è destinata a creare il maggior gruppo mondiale nel settore delle strumentazioni e reti per telecomunicazioni, ridando una prospettiva al gruppo finlandese che dopo la cessione delle attività nella telefonia mobile a Microsoft era rimasto un po’ in ombra.

Il 2015 potrebbe insomma essere un anno importante per l’ex gruppo Fiat, con la parte legata ai veicoli industriali, agricoli e movimento terra pronti ad espandersi sia per vie interne (Marchionne conta che anche quest’anno il gruppo registri un trend simile a quello del 2014, definito “una pietra miliare” nonostante risultati in calo, dato che Cnh Industrial ha ampliato la propria presenza in nuove aree geografiche) sia per vie esterne. Ma chi potrebbe essere la preda di Marchionne?

Stiamo ai numeri: Cnh Industrial ha chiuso il 2014 con un fatturato di 32,55 miliardi di dollari (-3,8% dai 33,836 del 2013), un utile operativo industriale di 1,988 miliardi (erano 2,095 l’anno prima) e un risultato netto di 708 milioni (828 milioni nel 2013), che non tenendo conto   dei costi di ristrutturazione (184 milioni) e di altre componenti eccezionali risulta quasi invariato a 940 milioni (furono 947 milioni nel 2013). Il debito netto industriale era pari a fine anno a 2,7 miliardi di dollari, in deciso calo rispetto ai 3,9 di fine settembre, ma in crescita rispetto ai 2,2 miliardi di fine 2013. A inizio anno Cnh Industrial aveva in cassa liquidità per 8,9 miliari di dollari, circa 200 milioni in più di un anno prima, di cui 2,7 miliardi riferiti a linee di credito disponibili ma non utilizzate (dai 2,2 miliardi di un anno prima).

Tra i competitor del gruppo vi sono colossi come Caterpillar, forte soprattutto nel movimento terra, che nel 2014 ha fatturato 55,18 miliardi di dollari (contro i 55,65 dell’anno prima) e ha registrato un utile netto di 3,695 miliardi (da 3,789 miliardi), ma anche Deere, gruppo i cui conti di recente sono apparsi un poco zoppicanti ma che resta celebre in tutto il mondo per le sue macchine agricole ed è di taglia più abbordabile per Cnh Industrial, avendo fatturato l’anno passato poco più di 36 miliardi (da 37,8 miliardi circa nel 2013) con un utile di 3,16 miliardi (da quasi 3,54 miliardi dell’anno prima).

Non è però detto che Marchionne punti a una preda di taglia forte, finora anzi si è mosso più su obiettivi se non di nicchia di dimensioni contenute come Miller-St. Nazianz, società statunitense specializzata nello sviluppo, produzione e commercializzazione di macchine per l’irrorazione di precisione, la cui acquisizione è stata portata a termine alla fine dello scorso anno facendo confluire le attività del gruppo americano nel portafoglio prodotti di New Holland Agriculture. A favore di un’acquisizione “mirata” giocano del resto anche i dubbi che tuttora gli analisti mostrano di avere circa la reale tenuta del mercato dei macchinari agricoli nel corso del 2015.

Ai dubbi di Mediobanca, che già nel dicembre dello scorso anno dopo il “warning” proprio di Deere aveva tagliato dell’11% e del 16% le stime sugli utili per azione di Cnh Industrial rispettivamente per quest’anno e il prossimo (se fossero corrette gli utili del gruppo presieduto da Sergio Marchionne calerebbero a fine anno a poco più di 700 milioni di dollari), si sono aggiunti pochi giorni fa quelli di Banca Akros, i cui analisti sono tuttora “tiepidi” sul titolo con un giudizio “neutrale” dopo indicazioni di ulteriori debolezze emerse dall’andamento delle vendite al dettaglio di mietitrebbiatrici negli Usa e in Canada a marzo 2015.

Per gli esperti i risultati del primo trimestre “saranno deludenti dato che ci aspettiamo che il business agricolo” registri una produzione in calo del 30% su base annua, mentre anche il business dei trattori è visto mantenersi debole, con vendite in Brasile di Iveco in calo di circa il 45% rispetto al primo trimestre 2014.Dubbi più che leciti visto che anche Exor, holding del gruppo Agnelli che di Cnh Industrial è socia al 26,97% (ma col 39,99% dei diritti di voto) a appena annunciato un’offerta per da 6,4 miliardi di dollari per acquistare, in contanti, il 100% di PartnerRe, colosso statunitense delle riassicurazioni con una raccolta premi danni lordi di 4,7 miliardi di dollari l’anno alla cui fondazione, con una quota di minoranza, aveva partecipato fin dal 1993 la stessa Exor.

PartnerRe solo a gennaio aveva raggiunto una prima intesa per procedere a una fusione “carta contro carta” con Axis Capital Holdings (peraltro sulla base di un’offerta del 16% più bassa della proposta italiana), ma pare aver cambiato idea, tanto che Exor parla di “offerta amichevole” che dunque dovrebbe trovare l'appoggio del board del gruppo statunitense. Con l’operazione gli eredi dell’Avvocato riequilibrano il portafoglio di Exor, che già oggi appariva sbilanciato su business ad elevata intensità di capitale come Fiat Chrysler Automobiles e Cnh Industrial e ancor più lo sarebbe stato in futuro, vista l’attesa cessione di Cushman & Wakefield. Ma certo è difficile pensare che Exor potrà nei prossimi mesi “sparare” un altro colpo di pari dimensioni per supportare la voglia di Marchionne di far crescere Cnh Industrial.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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