Cig, nuove domande direttamente all’Inps, senza passare per Regioni: ma i soldi arriveranno a luglio
Dal 18 giugno sono partite le nuove domande per la cassa integrazione. Con la circolare numero 2489 del 17 giugno 2020, l'Inps ha però annunciato una significativa novità: le richieste per la Cig in deroga non dovranno più passare per le Regioni, ma potranno essere inviate direttamente all'Istituto nazionale di previdenza sociale. Nelle prime ore di ieri sarebbero già arrivate circa 2mila domande. Ma attenzione: questo non riguarda tutte le imprese. "Le nuove cinque settimane non saranno più richieste alle Regioni, ma direttamente all’INPS
che provvederà alla relativa autorizzazione e al conseguente pagamento", si legge nella circolare dell'Inps: e le cinque settimane aggiuntive sono disponibili solo per quelle aziende che hanno già beneficiato delle nove settimane. In altre parole, nel caso in cui non si siano ancora terminate le prime nove settimane, la richiesta per ulteriori settimane di cassa integrazione dovrà passare comunque per le Regioni.
Ad ogni modo, le nuove domande riguarderanno i periodi a partire dal 16 aprile. Le domande per il pagamento diretto della Cig da parte dell'Inps possono essere inviate dopo un mese dall'entrata in vigore del decreto Rilancio. Il 18 giugno, appunto. Entro 15 giorni dalla presentazione, l'Istituto dovrà erogare il 40% dell'assegno. Ma ciò significa che comunque i primi soldi non si vedranno che all'inizio di luglio.
E nel frattempo c'è ancora il nodo degli arretrati e dei ritardi. Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, ha deto che "quelle regolari al 31 maggio sono state tutte pagate". Il 17 giugno durante il Question Time alla Camera la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha parlato di circa 123 mila lavoratori in attesa, anche se secondo i sindacati sarebbero molti di più, almeno mezzo milione. Dal sito dell'Inps risultano 29 mila persone in attesa dell'assegno per quanto riguarda il periodo tra metà febbraio e fine marzo. Ci sono poi quasi 270 mila lavoratori che aspettano il pagamento di giugno: in totale 300 mila persone. Senza contare tutte le domande rimaste in sospeso, circa 81 mila per 873 mila lavoratori, che non sono state né accettate e né respinte dall'Inps.