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Cgia: un’impresa su 5 licenzia a causa dei ritardi nei pagamenti

Siamo i peggiori pagatori d’Europa, sia nella Pubblica Amministrazione, sia nel rapporto tra pubblico e aziende, sia nei rapporti commerciali tra imprese, secondo uno studio dell’associazione degli artigiani di Mestre.
A cura di B. C.
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Nei primi tre mesi di del 2014, un’impresa italiana su cinque (vale a dire, il 20% degli intervistati) è stata costretta a licenziare a causa degli effetti negativi legati ai ritardi nei pagamenti. A dirlo è la Cgia di Mestre. “Nonostante il dato sia inferiore a quello registrato nei principali paesi Ue – segnala il segretario della associazione degli artigiani, Giuseppe Bortolussi – è drammatico che in l’Italia, con un tasso di disoccupazione che ormai galoppa verso il 13 per cento, molte aziende siano costrette ad espellere una parte del personale perché non vengono pagate con regolarità”. Una dato che arriva ad un mese esatto da quelle relativo alla ‘strage’ degli artigiani – diffuso sempre dalla Cgia di Mestre – secondo cui negli ultimi cinque anni l'Italia ha perso 75.500 piccole imprese.

Secondo il recente studio – elaborato tramite i dati Intrum Justitia relativi a un'indagine effettuata nel primo trimestre 2014 – "continuiamo a essere i peggiori pagatori d’Europa". Se in media la Pubblica amministrazione "paga le imprese a 165 giorni (+ 107 giorni rispetto la media europea)", nei rapporti commerciali tra imprese "ci vogliono 94 giorni affinché il committente saldi il proprio fornitore (+ 47 giorni rispetto la media Ue)". Le cose non vanno meglio nel rapporto cittadini-imprese, "la situazione rimane difficile: sono necessari mediamente 75 giorni per essere definitivamente pagati (41 in più della media Ue)". Ebbene in nessuno dei tre casi citati l’Italia non riesce a non fare peggio dei colleghi europei: “si pensi che nel rapporto tra Pubblica amministrazione e imprese in Bosnia i pagamenti avvengono in 41 giorni, in Serbia in 46 e in Grecia in 155” afferma l’associazione

E va ancora peggio se andiamo a considerare i tempi relativi ai pagamenti nei 6 anni di crisi economica (iniziata nel 2008). “Nel confronto tra l'Italia, la Francia, la Germania e la Gran Bretagna – rileva la Cgia – solo da noi si sono allungati i giorni necessari affinché il committente saldi il pagamento al proprio fornitore. Se tra privati (vale a dire cittadini/famiglie) e le imprese l'aumento è stato di 5 giorni, nelle transazioni commerciali tra imprese è salito di 6. Drammatica, invece, la situazione nei rapporti tra Pubblica amministrazione e i propri fornitori: i pagamenti si sono allungati di ben 37 giorni, sebbene dal 2011 la nostra Pa abbia cominciato a migliorare la sua performance".

Per Bortolussi "le lungaggini burocratiche, il cattivo funzionamento degli uffici pubblici, i vincoli economici legati al Patto di stabilità interno, l'abuso di posizione dominante del committente e la mancanza di liquidità sono alcune delle motivazioni che consegnano al nostro Paese la maglia nera nella correttezza dei pagamenti. Nonostante dal 1° gennaio 2013 la legge stabilisca che il pubblico deve pagare entro 30/60 giorni, e i privati tra i 60 e i 90 giorni, queste disposizioni continuano a essere palesemente inapplicate, con ricadute molto pesanti soprattutto per le piccole imprese che dispongono di un potere contrattuale molto limitato".

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