Cgia, il costo delle grandi opere italiane aumenta anche di oltre il 900%
In Italia la previsione di spesa delle grandi opere è sempre ottimistica. Precisamente sottostimata, stando all'analisi della Cgia di Mestre. L'organizzazione dell'artigianato italiano ha individuato le 27 opere principali del Programma delle infrastrutture strategiche della Legge Obbiettivo del 2001 e ne ha analizzato la storia, dal completamento alla lievitazione dei costi. Quasi nessuna di queste opere è stata completata e, a fronte di un preventivo di 223,6 miliardi di euro al 31 dicembre 2014, al saldo mancano ben 134,6 miliardi, ossia il 60% del totale. La stima complessiva, tuttavia, supera abbondantemente quella preventivata nel 2001, con aumenti che talora superano il 900% del costo iniziale. Le opere "selezionate" da Confartigianato sono quelle più rilevanti in termini di spesa, ossia quella che nel 2014 avevano un costo preventivato pari o superiore a 2,3 miliardi di euro.
Alcuni casi eclatanti accomunano nord e sud. Muoviamoci dal Mezzogiorno, dove la Taranto-Sibari-Reggio Calabria doveva costare inizialmente 3 miliardi di euro, ma negli anni è diventata ben più costosa. Adesso la statale jonica – 500 km necessari, in assenza di autostrada, dalla Puglia alla Calabria, passando per la Basilicata – costa 20 miliardi di euro: il +551% di quanto inizialmente preventivato. Anche in Valtellina i calcoli sono stati sbagliati: la statale n. 38 doveva costare 481 milioni di euro, ma dopo 13 anni, rifatti i costi, il preventivo è arrivato a 2,5 miliardi di euro, ossia il +401%. Ma l'ottimismo ha interessato soprattutto tre importanti città italiane: la tav Milano-Bologna-Firenze doveva costare 1,3 miliardi di euro. Completata, si attestata su 13 miliardi di euro: il +917%.