Cassa integrazione, pagato il 97%: ma 89mila lavoratori non hanno ancora ricevuto nulla
Sono 89.004 i lavoratori in attesa della cassa integrazione che ancora non hanno ricevuto un pagamento. La cifra viene fornita dal ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, durante il question time alla Camera. Catalfo fornisce i dati aggiornati che le ha fornito l’Inps il 14 luglio: al 9 luglio sono pervenute all’istituto 1,5 milioni di domande, di cui quasi 1,4 milioni sono state autorizzate, mentre 79mila sono state annullate o respinte. Quelle residue, ancora non valutate, sono 109mila. L’indice di autorizzazione di domande per la cassa integrazione causata dal Covid è al 92,6%.
Per quanto riguarda i pagamenti effettuati, con i dati aggiornati al 7 luglio, sono 3,1 milioni i lavoratori per cui è stata chiesta almeno una integrazione salariale. Di questi, poco più 3 milioni sono già state pagate, mentre quelle ancora non pagate sono 89.004. È quindi stato pagato il 97% degli aventi diritto, come spiega ancora Catalfo. Rispetto al totale di 3,1 milioni di pagamento delle prestazioni, aggiunge il ministro, “mancano 370mila integrazioni salariali mensili”. L’impegno di Catalfo, quindi, è chiaro: “Posso assicurare che è stato e sarà compiuto il massimo sforzo per tutelare i lavoratori”.
L'operato dell'Inps durante l'emergenza
Catalfo si schiera a difesa dell’operato dell’Inps, che ha dovuto erogare misure “per 12 milioni di italiani durante l’emergenza”. Il ministro prosegue: “In un contesto di piena emergenza le procedure esistenti, lenti e farraginose, sono state accelerate ma c’è stato un sovraccarico di domande e pratiche senza precedenti. In soli 3 mesi l’Inps ha dovuto gestire integrazioni salariali per 5,5 miliardi di lavoratori, con ore pari a 7 volte tutto l’anno 2019”. Inoltre, ricorda ancora, l’Inps “si è occupato anche di altri strumenti ordinari di sostegno al reddito”.
La riforma della cassa integrazione
Catalfo risponde anche a un’interrogazione sugli strumenti di protezione del reddito, ovvero sulla possibile riforma del sistema degli ammortizzatori sociali. Per il ministro la pandemia “ha evidenziato i limiti e le fragilità dell’assetto degli ammortizzatori”, ponendoci di fronte a una “normativa non lineare”. Difatti, l’obiettivo del ministero è stato quello di assicurare “a tutti i lavoratori dipendenti la tutela con una copertura pressoché generalizzata”, con l’obiettivo di raggiungere un universalismo delle misure di sostegno al reddito.
Il sistema di sostegno al reddito, per Catalfo, deve essere universale, ma al contempo permettere di valorizzare la specificità delle aziende. Al ministero è stata formata una commissione che dovrà “concludere i lavori entro il 31 ottobre”, per dar vita a una riforma che “veda la luce nel più breve tempo possibile”. Anche per questo Catalfo ha già convocato le parti sociali, con l’obiettivo di “giungere in tempi rapidi a un sistema di ammortizzatori equo che non escluda nessuno”.