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Caro-bollette, Eroe (Legambiente) a Fanpage.it: “Raddoppiare il gas nazionale non risolverà nulla”

Il governo Draghi punta a raddoppiare la produzione nazionale di gas, attingendo maggiormente dai giacimenti sul territorio, ma per Legambiente è inutile e controproducente.
A cura di Giacomo Andreoli
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Aumentare la produzione nazionale di gas di 2 miliardi di metri cubi (o forse 3,5) l'anno: è questo il piano del governo Draghi presentato con l'ultimo decreto in tema caro-bollette. L'esecutivo punta così ad attingere maggiormente dai giacimenti italiani già sfruttati ed essere meno dipendente dai rifornimenti della Russia, per sgonfiare i prezzi. Questo anche perché con un'eventuale guerra in Ucraina il rialzo dei prezzi dell'energia potrebbe peggiorare ancora.

Attingere di più dalle riserve è un'operazione che richiederebbe circa 2 miliardi di euro di investimento e avrebbe bisogno di diversi mesi per partire: non meno di 10. Serviranno quindi probabilmente un commissario straordinario e una cabina di regia. L'obiettivo è immettere il gas aggiuntivo nel mercato con un meccanismo di contratti a lungo termine e un prezzo prefissato. In questo modo il governo vorrebbe ridurre il costo del metano, ma anche dell'elettricità, prodotta spesso bruciando il primo. Ma non solo: il ministero della Transizione ecologica ha tracciato una mappa per cercare nuovi giacimenti su terra e in mare, sospendendo un'apposita moratoria del 2019. Questo, tuttavia, predisponendo contemporaneamente una serie di regole più rigide del passato per la difesa dell'ambiente e la protezione di aree naturali, dove non è più possibile fare attività di ricerca.

Ad oggi in Italia si estraggono 3,34 miliardi di metri cubi di metano dai "pozzi" presenti sul territorio. Il fabbisogno italiano è invece di 76,1 miliardi di metri cubi. Il piano del governo punterebbe quindi a raddoppiare la quota di produzione interna per arrivare a coprire il 10% dei consumi del Paese. Un cambiamento ritenuto da diverse associazioni ambientaliste poco efficace e controproducente, visto l'impatto sul clima. Il metano, infatti, nonostante sia con il gas naturale tra i combustibili fossili meno inquinanti, produce comunque CO2.

Per Legambiente il piano del governo inquina e dà soldi alle big

Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, intervenendo ai microfoni di Fanpage.it spiega che «l'Italia non vive in un regime di monopolio del gas, ma in una situazione in cui i prezzi sono definiti in un mercato internazionale da cui siamo fortemente dipendenti». Per questo, attacca: «Anche raddoppiando la produzione copriremmo al massimo un 10% dei nostri consumi interni di gas: non inciderebbe nulla sul costo del mercato, abbasserebbe il prezzo di piccolissime percentuali».

Secondo Eroe, quindi, il piano del governo non risolve il problema, mentre si inquina e si danno «molti soldi a grandi imprese energetiche che si occupano dell'estrazione». Al momento si ipotizzano bandi di gara da affidare al Gse (Gestore dei servizi energetici), come era già successo per l’assegnazione del gas degli stoccaggi nel 2010. Una, però, probabilmente assegnerà gli incarichi previsti alle compagnie petrolifere che già possiedono i giacimenti e hanno già aumentato nettamente i loro ricavi nell'ultimo anno.

La soluzione, secondo Legambiente, è unicamente quella di investire da subito in maniera ingente sulle energie rinnovabili. «Si dice spesso – argomenta Eroe- che ci vorrebbe troppo tempo per vedere il beneficio delle rinnovabili, ma questo solo perché non esiste una strategia per aumentarle in tempi brevi. Se un parco eolico ci mette cinque anni per essere realizzato, è sicuro che non si affronta il caro-bolletta con le rinnovabili.

Di sicuro, aggiunge, «in questo momento è necessario intervenire con opere d'emergenza, come ridurre gli oneri di sistema e aiutare le famiglie più povere, ma contestualmente va fatta una politica che arrivi a far installare almeno 8 giga di fonti rinnovabili l'anno: è l'unico modo in cui ci possiamo rendere indipendenti dal gas, non c'è un'altra strada. Dobbiamo semplificare: servono regole certe e trasparenti per dare strumenti giusti ai territori, in modo tale da realizzare gli impianti, altrimenti parliamo di niente».

Per la responsabile energia dell'associazione, infine, gli investimenti da fare dovrebbero essere «nelle reti, negli accumuli, nei pompaggi e nell'efficienza energetica, per ridurre i bisogni d'energia. Non basta un anno, ma nel giro di due o tre si può essere meno dipendenti dal gas e avviare un nuovo percorso».

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