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Buoni Pasto 2025, da gennaio commissione del 5% sui nuovi ticket: cosa cambia e chi rischia di perderci

Dal 2025 cambiano le regole per i buoni pasto. Le aziende che li emettono potranno trattenere al massimo una commissione del 5%, mentre oggi si arriva fino al 20%. La novità è nel ddl Concorrenza, ma un emendamento ha rimandato la questione di alcuni mesi per dare tempo alle aziende di adeguarsi.
A cura di Luca Pons
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Il nuovo ddl Concorrenza, in discussione alla Camera in commissione Attività produttive, cambia le norme che regolano i buoni pasto aziendali. Grazie a un emendamento arrivato ieri, però, i buoni pasto che sono già in circolazione resteranno validi fino al 31 agosto 2025 e quindi seguiranno le nuove regole solo dal prossimo settembre. Quelli emessi dal 1° gennaio dell'anno prossimo, invece, dovranno rispettare nuove condizioni che sembravano poter mettere in difficoltà le aziende che li emettono: un tetto alle commissioni pari al 5%.

Come funzionano i buoni pasto oggi

I buoni pasto, come è noto, vengono usati da molte imprese (circa 300mila in Italia) per sostituire il servizio mensa e garantire ai propri dipendenti una piccola somma quotidiana da usare per la spesa alimentare. I buoni vengono emessi da aziende esterne, che stipulano degli accordi con bar, ristoranti, supermercati e quant'altro. Questi ultimi accettano di ricevere i buoni pasto come pagamento, e poi ‘riscuotono' il dovuto dalle aziende in questione.

Il punto è che, quando le aziende che emettono i buoni pasto pagano gli esercizi commerciali, non versano l'intera somma ma trattengono una commissione. Questa è variabile a seconda dei singoli accordi, ma in alcuni casi arriva anche fino al 20% del pagamento. In realtà, già dal 2022 c'è un limite (inserito nel Codice degli appalti) per cui le aziende che forniscono i buoni pasto ai dipendenti pubblici possono richiedere agli esercenti al massimo una commissione del 5%.

Cosa cambia dal 2025 per i buoni pasto: la commissione del 5%

L'intenzione del governo Meloni era di inserire lo stesso limite anche per tutte le altre aziende. Cosa che però aveva sollevato le proteste di Anseb, la Associazione nazionale delle società emettitrici di buoni pasto che rischiavano di perdere una parte significativa delle loro entrate. Non solo, ma si sarebbero trovati anche a dover rinegoziare tutti gli accordi attualmente in vigore. Insomma, il rischio presentato da Anseb era che il servizio di erogazione dei buoni pasto si sarebbe interrotto.

Per questo ieri sera è arrivato l'emendamento che ha messo tutti d'accordo. Su proposta di Forza Italia, si è deciso di far slittare i termini. Innanzitutto, i buoni pasto emessi quest'anno resteranno validi fino al 31 agosto 2025. Invece per quelli emessi dal 1° gennaio 2025 in poi si dovrà applicare il nuovo tetto alle commissioni. Concretamente non dovrebbe cambiare nulla per i dipendenti, a meno che non vengano negoziati nuovi accordi con condizioni diverse. A perderci saranno, in molti casi, proprio le aziende che forniscono i buoni pasto che saranno costrette a chiedere una commissione inferiore.

Associazioni di categoria soddisfatte della nuova misura

La Ancc-Coop, ovvero l'associazione nazionale delle cooperative dei consumatori, ha espresso "apprezzamento" per la misura, una "riforma equilibrata, che consente di dare una nuova prospettiva a questo strumento di welfare a favore dei lavoratori", e per quanto riguarda le commissioni "ci avvicina alla media europea, modificando un'anomalia tutta italiana che non aveva alcuna ragion di mercato".

Soddisfatta anche la Federazione italiana dei pubblici esercizi (Fipe), che ha definito "un grande traguardo" il fatto che finalmente si sia stabilito il tetto al 5%. Una soluzione che "premia il buon senso perché riduce sensibilmente i costi per le migliaia di piccole imprese che accettano i buoni pasto, senza penalizzare i lavoratori per i quali il valore del buono resta immutato".

Per Federdistribuzione ha parlato il presidente Alberto Buttarelli, affermando che il periodo di transizione e i tempi di applicazione sono "rispettosi delle parti". Con le nuove norme, ha concluso, "si dà la possibilità alle imprese della distribuzione e a tutti gli esercenti di continuare a offrire un servizio prezioso, accettando i buoni pasto senza incorrere in un livello di commissioni ad oggi divenuto insostenibile".

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